Un’etichetta che fece la storia del fumetto

La DC Comics ha annunciato che riprenderà le pubblicazioni di Vertigo, celebre per serie come “Preacher”, “The Invisibles” e “Sandman”

di Giuseppe Luca Scaffidi

Spider Jerusalem, il protagonista di Transmetropolitan (Vertigo/DC Comics)
Spider Jerusalem, il protagonista di Transmetropolitan (Vertigo/DC Comics)
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La casa editrice statunitense DC Comics ha annunciato che a febbraio del 2026 comincerà il rilancio di Vertigo, la sua etichetta dedicata ai fumetti più autoriali e sperimentali, di cui aveva sospeso le pubblicazioni cinque anni fa. È il marchio sotto cui uscirono alcune delle serie più influenti e apprezzate degli anni Novanta e Duemila, come Sandman, Preacher, Hellblazer, The Invisibles e Transmetropolitan.

La storia di Vertigo è strettamente legata alla sua fondatrice, l’editor della DC Comics Karen Berger, celebre per la sua capacità di scoprire e valorizzare nuovi talenti. Sotto la sua direzione si affermarono alcuni degli sceneggiatori di fumetti più importanti degli ultimi trent’anni, tutti di provenienza britannica e tutti accomunati da un approccio piuttosto anarchico e anticonvenzionale alla scrittura.

Anche se Vertigo fu fondata nel 1993, di fatto la sua storia era cominciata nel decennio precedente. Berger guardava con scetticismo le storie di supereroi, che costituivano la stragrande maggioranza delle uscite della casa editrice: le trovava stereotipate, puritane e infantili, anche per via della lunga influenza del Comics Code Authority (CCA), l’organo di autocontrollo statunitense nato nel 1954 che per decenni aveva imposto limiti stringenti alla libertà espressiva degli autori.

Quando fu assunta dalla DC Comics nel 1979, Berger scelse quindi di concentrarsi sulle serie secondarie, che offrivano più spazio per sperimentare. Un po’ perché in quel periodo il CCA era diventato meno restrittivo, e un po’ perché sfuggivano ai controlli più rigidi dell’editore per via della loro minore importanza commerciale. Per farlo decise di affidarsi a sceneggiatori provenienti dalla vivace scena del fumetto indipendente inglese, e che avevano maturato le prime esperienze in riviste di settore come 2000 AD e Warrior.

Tra questi c’erano lo scozzese Grant Morrison e gli inglesi Alan Moore, Neil Gaiman, Jamie Delano e Peter Milligan. Grazie a Berger poterono sviluppare le loro storie con una libertà creativa quasi totale, contando al tempo stesso sulla forza distributiva e sulla visibilità di una major come la DC Comics. Era l’inizio della cosiddetta British Invasion, “l’invasione britannica” del mercato fumettistico statunitense.

Il logo di Vertigo

Il progetto di rinnovamento di Berger cominciò da Swamp Thing, un fumetto su un mostro delle paludi creato negli anni Settanta da Len Wein e fino a quel momento scarsamente considerato. Nel 1983 la serie fu affidata ad Alan Moore, un autore inglese che in quegli anni si era fatto notare con il suo lavoro su Capitan Bretagna (una sorta di controparte britannica di Capitan America) e soprattutto con V per Vendetta, una storia ambientata in una Londra governata da un regime totalitario e incentrata su un eccentrico intellettuale anarchico deciso a rovesciarlo.

Moore sconvolse completamente Swamp Thing, trasformandolo in una creatura vegetale dotata di coscienza umana e incentrando le storie su temi molto in linea col personaggio, come l’ecologismo e l’atteggiamento predatorio dell’uomo nei confronti della natura. La gestione di Moore è ricordata anche per le molte trovate brillanti che introdusse, come per esempio il Parlamento degli Alberi, un’assemblea di antiche entità vegetali che il protagonista consulta spesso come guida e fonte di conoscenza e che ricordano gli Ent del Signore degli Anelli, e il Verde, una sorta di coscienza collettiva di tutta la vegetazione terrestre.

A partire dal 1986 Moore avrebbe poi scritto Watchmen, un fumetto ambientato in una versione alternativa degli Stati Uniti degli anni Ottanta e popolato da supereroi cinici, disillusi e non necessariamente animati da buone intenzioni. Fu un’opera influentissima e seminale (ne abbiamo scritto più estesamente qui), e consentì a Moore di diventare uno degli sceneggiatori di fumetti più influenti e rispettati al mondo, con uno status paragonabile soltanto a quello dello statunitense Frank Miller (autore di Sin City e di alcune delle storie più apprezzate di Batman).

Una tavola di Swamp Thing

Due anni dopo Berger contattò Jamie Delano, connazionale di Moore, per fargli sceneggiare Hellblazer. Il protagonista, già apparso come comprimario in alcuni numeri di Swamp Thing, era John Constantine, un occultista inglese strafottente, violento e sboccato costantemente alle prese con demoni e altre entità sovrannaturali.

Nello stesso periodo Berger affidò allo scozzese Grant Morrison un’altra serie ormai poco considerata, Doom Patrol. Raccontava le avventure di un gruppo di supereroi disfunzionali e un po’ emarginati, per molti versi simili agli X-Men della Marvel. Morrison introdusse nuovi personaggi come Crazy Jane, una donna con più di 60 personalità a cui corrispondevano altrettanti poteri, e Flex Mentallo, un bodybuilder capace di deformare la realtà flettendo i muscoli. I protagonisti cominciarono a muoversi in un mondo in cui il confine tra realtà e finzione era molto sfumato e a sfidare antagonisti decisamente eccentrici, tra cui gruppi terroristici ispirati ad avanguardie artistiche europee, uomini a forma di forbice che parlano per combinazioni casuali di parole e una sorta di versione metafisica di Jack lo squartatore.

Una tavola di Doom Patrol, di Grant Morrison

Morrison si divertì a sovvertire anche Animal Man, una serie creata negli anni Sessanta che raccontava di un supereroe capace di assorbire i poteri degli animali, e che sotto la sua gestione diventò uno dei più acclamati esempi di fumetto metanarrativo degli anni Ottanta (ripresa anche in una serie tv, Manimal). Con il procedere della storia il protagonista Buddy Baker sviluppa una crescente consapevolezza della propria natura fittizia, chiedendosi se le azioni che compie dipendano davvero da lui o se invece siano manovrate da un’entità superiore. Una delle sequenze più famose è quella in cui Baker, ormai conscio di essere il protagonista di una storia a fumetti, dialoga direttamente con Morrison, il suo sceneggiatore.

Animal Man, di Grant Morrison (DC Comics/Vertigo)

L’autore inglese Neil Gaiman si occupò del rinnovamento di Sandman, serie originariamente creata da Joe Simon e Jack Kirby negli anni Settanta. Anche in questo caso, Gaiman la reinventò completamente, attingendo alla sua vasta conoscenza della mitologia classica, norrena e biblica. Ideò un universo governato da sette entità antropomorfe, ognuna delle quali sovrintende a un aspetto fondamentale dell’esistenza umana. Il protagonista è Sogno, e la narrazione ruota intorno ai suoi complessi rapporti con i sei fratelli: Destino, Morte, Delirio, Distruzione, Desiderio e Disperazione. La serie ottenne un successo immediato ed è tuttora considerata una delle opere a fumetti più importanti e influenti di sempre. Anche il connazionale Peter Milligan fu coinvolto nell’operazione di rinnovamento di Berger: riscrisse le origini di un personaggio creato da Steve Ditko negli anni Settanta, Shade, the Changing Man, reinterpretandolo in una chiave decisamente più psichedelica.

Nel 1993 questi autori confluirono tutti nella nuova etichetta Vertigo, che di fatto fu la continuazione del lavoro che Berger aveva svolto nel decennio precedente. All’inizio Vertigo consolidò la propria identità grazie a una serie di nuovi titoli che segnarono profondamente il fumetto degli anni Novanta.

Uno dei più acclamati fu Preacher di Garth Ennis: racconta la storia di Jesse Custer, un predicatore texano che, dopo essere stato posseduto da una creatura metà angelo e metà demone, parte per un viaggio alla ricerca di Dio attraverso gli Stati Uniti, insieme alla sua ex fidanzata e a un vampiro irlandese. Un altro fu Transmetropolitan, scritto da Warren Ellis: ha per protagonista Spider Jerusalem, un giornalista anticonformista e aggressivo che vive in una metropoli del futuro dominata da corruzione politica, manipolazione mediatica e consumismo sfrenato.

Preacher di Garth Ennis (Vertigo)

Ottenne ottimi riscontri di critica anche The Invisibles di Grant Morrison, che racconta lo scontro tra un gruppo di anarchici inglesi, gli Invisibili, e una razza aliena chiamata Arconti, decisa a soggiogare l’umanità controllandone le menti. La serie intreccia riferimenti molto diversi tra loro, dall’occultismo di Aleister Crowley alla musica di John Lennon, ed è notoriamente cervellotica e molto difficile da seguire.

Negli anni successivi molti lettori, e lo stesso Morrison, notarono evidenti somiglianze con il film Matrix, uscito nel 1999, che in effetti condivide con la serie molti elementi. Negli anni Duemila Vertigo pubblicò altre serie di successo come Fables di Bill Willingham e Y: The Last Man di Brian K. Vaughan.

The Invisibles, Grant Morrison

Nel frattempo il mercato dei fumetti stava cambiando: nuovi editori si specializzarono nello stesso tipo di pubblicazioni, offrendo agli sceneggiatori condizioni più vantaggiose e una maggiore libertà nella gestione delle proprie opere. Parallelamente la DC spostò sempre più risorse sui personaggi classici, riducendo lo spazio per le collane sperimentali. Di conseguenza la centralità di Vertigo diminuì: a partire dagli anni Dieci uscirono sempre meno serie, e molte altre arrivarono alla conclusione.

Nel 2018 la DC tentò di rilanciare Vertigo con nuove collane e una ristrutturazione interna, ma l’operazione non funzionò. Due anni dopo decise di chiudere l’etichetta, spostando le serie sotto un nuovo marchio chiamato “Black Label”. Il rilancio di Vertigo inizierà a febbraio con la pubblicazione di dieci nuove testate, alcune completamente inedite e altre che riprenderanno o continueranno saghe già pubblicate.

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