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  • Mercoledì 15 ottobre 2025

Si può fare la multa a chi lega la bici dove capita

Per esempio a pali, ringhiere, lampioni, cancelli o panchine: lo ha detto il Consiglio di Stato esprimendosi su un ricorso al regolamento di Cagliari

(ANSA)
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Il Consiglio di Stato, il tribunale di ultimo grado sulla giustizia amministrativa, ha stabilito che è legittimo il regolamento del comune di Cagliari secondo cui si può multare chi parcheggia le proprie biciclette legandole dove capita, fuori dai parcheggi dedicati: quindi anche a lampioni, pali della segnaletica, cancelli, ringhiere, panchine o cestini dei rifiuti. La sentenza è rilevante perché molti altri comuni italiani hanno regole simili.

Il comune di Cagliari prevede che chiunque leghi «biciclette, ciclomotori o motocicli a infrastrutture pubbliche non destinate allo scopo» può essere multato con sanzioni che vanno da 75 a 800 euro a seconda delle aree.

Al di là della sentenza del Consiglio di Stato, l’imposizione di multe per le biciclette parcheggiate fuori dai parcheggi appositi è concretamente complicata. Le bici non hanno targhe con cui essere identificate, e quindi strumenti per risalire direttamente alla persona che ne possiede una ed è responsabile del parcheggio irregolare. I comuni potrebbero rimuoverle con un carro attrezzi, lasciarle in un deposito e attendere che i proprietari le vengano a prendere, pagando la multa: è un’operazione costosa per il comune, ben più impegnativa di lasciare una multa sul veicolo, come nel caso delle automobili. E spesso il costo per la multa e la rimozione supera il valore della bici, per cui magari il proprietario non la ritira e quindi il comune non incassa.

La sentenza del Consiglio di Stato ha confermato la precedente decisione del Tribunale amministrativo regionale (TAR) della Sardegna, che aveva respinto lo stesso ricorso. Il ricorso era stato presentato dalla sezione cagliaritana dell’associazione FIAB, la Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta, che promuove l’utilizzo della bici come mezzo ecologico e sostenibile. Come detto il Consiglio di Stato è l’ultimo grado di giudizio: la sentenza quindi ora è definitiva.

Sul parcheggio delle biciclette non esistono regole uniformi in Italia. Ci sono città che prevedono esplicitamente divieti e sanzioni per i parcheggi irregolari – oltre a Cagliari anche Firenze e Novara, per esempio – e altre che hanno regole più lasche, o comunque interpretabili. Il comune di Milano, per esempio, prevede che le biciclette possano essere parcheggiate solo nelle aree dedicate oppure «a lato strada, dove non sia espressamente vietato».

In teoria anche il Codice della strada prevede alcune limitazioni sul parcheggio delle biciclette, benché non così esplicite: il Codice parla generalmente di “veicoli” (definizione in cui rientrano però anche le biciclette), e prevede che non possano fermarsi o sostare in punti in cui ostruiscono la viabilità, anche quella pedonale (quindi sui marciapiedi) o in spazi riservati ad altri tipi di veicoli o a categorie riservate di persone (donne in gravidanza, persone con disabilità).

Nel ricorso contro il regolamento del comune di Cagliari, la FIAB aveva sostenuto che il regolamento fosse illegittimo per tre ragioni: perché avrebbe introdotto, secondo l’associazione, una nuova forma di divieto non prevista dal Codice della strada; perché quel divieto avrebbe violato il principio di uguaglianza, visto che non si applicava ad altri veicoli come i monopattini o i segway (i veicoli stretti e verticali composti solo da due ruote, una pedana e il manubrio); e perché le sanzioni sarebbero state sproporzionate.

Secondo il Consiglio di Stato tutte e tre le obiezioni sono infondate: dice che il regolamento di Cagliari non introduce divieti che non siano già previsti, ma si limita a regolamentare l’utilizzo corretto delle infrastrutture (come i pali o le ringhiere a cui non si dovrebbero legare le biciclette) e a tutelare il cosiddetto “decoro urbano”, inteso nella sentenza come «il rispetto della dignità dello spazio urbano, soprattutto nelle sue parti di uso collettivo»; secondo il Consiglio di Stato, la sentenza del TAR non ha violato il principio di uguaglianza per come lo ha contestato la FIAB, che ha paragonato veicoli diversi e a detta del Consiglio non assimilabili, come i monopattini e i segway, alle biciclette.

Sulla presunta sproporzionalità delle multe, il Consiglio di Stato ha detto che potrà essere valutata nel caso di concrete applicazioni del regolamento, a suo dire ancora mai avvenute o comunque non contestate. La sentenza, comunque, è stata criticata da chi ritiene che non incentivi l’utilizzo di un mezzo ecologico e sostenibile come le biciclette, e che sia necessario predisporre più parcheggi anziché punire chi parcheggia la bici dove capita.