«Non sei più in guerra, Bibi»
L'ha detto in tono un po' scherzoso Trump a Netanyahu, in un discorso al parlamento israeliano pieno di espressioni enfatiche e figurate

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Dopo il rilascio di tutti gli ostaggi israeliani ancora vivi presenti nella Striscia di Gaza, e l’inizio della liberazione dei prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane, il presidente statunitense Donald Trump ha fatto un discorso di fronte alla Knesset, il parlamento israeliano, usando toni enfatici ed espressioni figurate per descrivere gli effetti dell’accordo di pace promosso da lui la scorsa settimana (il Post sta seguendo tutti gli aggiornamenti con questo liveblog).
Tra le altre cose ha detto che è iniziata «una storica alba per un nuovo Medio Oriente», e che la regione «vivrà in pace per l’eternità» (un’affermazione molto spericolata, vista la situazione attuale). Prendendo una piega letteraria, ha anche detto che con l’accordo «la polvere si posa, il fumo svanisce, i detriti vengono rimossi e le ceneri se ne vanno mentre il giorno si apre su una regione trasformata». Poi, rivolgendosi al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e chiamandolo col suo soprannome, gli ha detto in tono un po’ scherzoso: «Ora puoi essere un po’ più gentile, perché non sei più in guerra, Bibi».
Prima del suo discorso, Trump era stato accolto con grande riconoscenza dal parlamento israeliano, e da una standing ovation.
Erano stati anche distribuiti dei cappellini rossi molto simili a quelli dei sostenitori di Trump, ma invece dello slogan abituale (Make America Great Again) c’era scritto Trump the peace president, cioè «Trump il presidente della pace».
Il presidente del parlamento Amir Ohana e lo stesso Netanyahu si erano dilungati nel ringraziarlo estesamente, cosa che come è noto lui apprezza parecchio e a cui ormai quasi tutti i leader internazionali hanno fatto l’abitudine. Ohana per esempio ha detto che Israele proporrà Trump per il Nobel per la Pace, un premio a cui il presidente statunitense non fa mistero di ambire, e Netanyahu ha sostenuto con grande enfasi che il nome di Trump sarà «inciso nella nostra storia» e in quella dell’umanità.
Verso l’inizio il discorso è stato brevemente interrotto dalle contestazioni di due parlamentari di sinistra, Ofer Cassif e Ayman Odeh, che sono stati velocemente portati fuori dall’aula. Trump ha detto scherzosamente: «Siete stati molto efficienti».
Poi Trump ha ringraziato Netanyahu, seppure in modo un po’ piccato: ha detto che «non è il ragazzo più facile con cui avere a che fare, ma è questo che lo rende grande». Trump è da sempre molto vicino a Netanyahu, ma negli ultimi mesi aveva mostrato insofferenza per il suo ostruzionismo nel fare un accordo con Hamas. Ha comunque ribadito in modo inequivocabile che gli Stati Uniti resteranno alleati di Israele e ha chiesto al presidente israeliano Isaac Herzog di graziare Netanyahu, che è accusato di corruzione in vari processi e senza la protezione del suo incarico politico rischia lunghe pene detentive.




















