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  • Lunedì 13 ottobre 2025

In Madagascar una parte dell’esercito si è unita ai manifestanti

È l’unità militare CAPSAT, ma non è chiaro che intenzioni abbia: il presidente Rajoelina ha detto di essersi dovuto nascondere per sicurezza

Soldati salutati dalle persone durante una commemorazione per i manifestanti uccisi durante le proteste, il 12 ottobre ad Antananarivo (AP Photo/Mamyrael)
Soldati salutati dalle persone durante una commemorazione per i manifestanti uccisi durante le proteste, il 12 ottobre ad Antananarivo (AP Photo/Mamyrael)
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Nel fine settimana c’è stata una novità nelle grosse proteste antigovernative in corso in Madagascar: un’unità d’élite dell’esercito si è ammutinata e si è schierata con i manifestanti, chiedendo le dimissioni del governo. Il presidente Andry Rajoelina, che al momento non si sa dove si trovi, ha sostenuto che fosse in corso un tentativo di colpo di stato, ma non è chiaro quanto sia concreto il rischio che il governo venga rovesciato.

Rajoelina avrebbe dovuto tenere un discorso alla nazione lunedì sera, ma è stato posticipato varie volte perché, secondo quanto detto dall’ufficio della presidenza, un gruppo di soldati armati avrebbe minacciato di prendere il controllo degli uffici dei media statali. Alla fine il discorso di Rajoelina è stato trasmesso su Facebook: ha detto di voler mantenere la propria carica, e ha detto di essersi dovuto nascondere in un luogo sicuro perché la sua vita era a rischio.

Rajoelina non ha specificato se si trova o meno in Madagascar: secondo quanto scritto da RFI, una radio pubblica francese, avrebbe lasciato il paese domenica utilizzando un aereo dell’esercito francese, dopo aver trovato un accordo con il presidente francese Emmanuel Macron. Anche il capo dell’opposizione in parlamento ha detto a Reuters che il presidente ha lasciato il paese, come gli avrebbe confermato l’ufficio della presidenza.

L’unità d’élite dell’esercito che si è ammutinata nei giorni scorsi si chiama CAPSAT ed è la stessa che nel 2009 aveva aiutato Rajoelina a ottenere il potere con un colpo di stato militare. Per ora non è chiaro quali siano le intenzioni di CAPSAT.

Sabato l’unità ha inizialmente diffuso un video messaggio in cui diceva che avrebbe smesso di eseguire gli ordini del governo, accusato di reprimere le proteste con la forza. Invitava anche tutte le forze armate a fare lo stesso. Poi ha sostenuto di avere ottenuto il pieno controllo dell’esercito, ha nominato un nuovo capo militare, il generale Demosthene Pikulas, e nella capitale Antananarivo ha scortato i manifestanti in una delle piazze principali delle proteste. Il colonnello Michael Randrianirina, uno dei leader militari di CAPSAT, ha tenuto un discorso di fronte ai manifestanti col quale ha invocato le dimissioni del presidente e del primo ministro.

Domenica sera però, dopo che Rajoelina aveva denunciato il tentativo di colpo di stato, i militari di CAPSAT hanno negato di avere intenzione di prendere il potere illegalmente. «Abbiamo risposto alla chiamata del popolo, ma non è stato un colpo di stato» ha detto Randrianirina. In tarda serata il generale Fortunat Zafisambo Ruphin, nominato primo ministro da Rajoelina la scorsa settimana, ha confermato che «le istituzioni legali sono ancora in piedi» e ha detto che il governo è disponibile a dialogare sia con i manifestanti sia con l’unità dissidente.

Il Madagascar è uno stato insulare che si trova nell’oceano Indiano, al largo della costa orientale dell’Africa, e ha circa 30 milioni di abitanti. Nel 1960 ottenne l’indipendenza dalla Francia, paese con cui continua ad avere rapporti commerciali e politici.

Le proteste in Madagascar sono iniziate lo scorso 25 settembre e sono guidate da manifestanti molto giovani. Si protesta soprattutto contro l’assenza di servizi affidabili di base, come la fornitura di corrente elettrica o acqua potabile, che spesso subiscono interruzioni anche molto lunghe. I manifestanti hanno chiesto più volte le dimissioni di Rajoelina, che dapprima ha sostituito il governo, poi, quando le proteste non si placavano, le ha represse con la forza. Secondo gli osservatori dell’ONU, dall’inizio delle proteste sono state uccise almeno 22 persone.