Cosa guardare per capire come vanno le elezioni in Toscana
Il vincitore è dato quasi per scontato, ma non è l'unica grossa questione politica in ballo

Domenica 12 e lunedì 13 ottobre si vota per le elezioni regionali in Toscana (dalle 7 alle 23 di domenica e dalle 7 alle 15 di lunedì). C’è già un grande favorito: il presidente uscente Eugenio Giani del Partito Democratico, che si ricandida per il centrosinistra, sostenuto da una larga coalizione con dentro PD, Movimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra e Casa Riformista (che contiene Italia Viva di Matteo Renzi). Anche se non ci si aspettano sorprese su chi vincerà, ci sono un po’ di cose interessanti da capire dentro al centrosinistra: per esempio quali saranno i rapporti di forza tra PD e M5S e come andrà Italia Viva, che in Toscana di solito riesce a prendere più voti che altrove.
Il candidato della destra è Alessandro Tomasi, attuale sindaco di Pistoia, di Fratelli d’Italia. Insieme al suo partito lo sostengono Lega, Forza Italia e Noi Moderati. Anche qui c’è qualche dubbio sulla distribuzione dei voti tra i partiti della coalizione, soprattutto dopo il successo di Forza Italia alle regionali in Calabria e dopo alcuni scontri interni alla Lega. C’è anche una terza candidata, Antonella Bundu, sostenuta da Toscana Rossa, una lista di partiti di sinistra.
La Toscana è la quarta regione al voto in questo autunno dopo le Marche, la Calabria e la Valle d’Aosta. Nelle prime due ha vinto il centrodestra, nella terza (dove i cittadini votano il consiglio regionale e non il presidente) ha vinto il partito autonomista Union Valdôtaine. Dopo la Toscana voteranno anche la Puglia, il Veneto e la Campania, tutte insieme il 23 e il 24 novembre.
La Toscana è storicamente legata al centrosinistra, che dal 1995, quando è stata introdotta l’elezione diretta del presidente, ha sempre vinto. La sua vittoria è data praticamente per certa anche stavolta. I sondaggi, a seconda degli istituti che li hanno realizzati, danno Giani tra il 53 e il 58 per cento, Tomasi tra il 36 e il 42 e Bundu tra il 2 e il 4.

Il candidato di centrodestra Alessandro Tomasi (ANSA/ufficio stampa)
A differenza della gran parte delle regioni italiane, in Toscana è previsto anche un ballottaggio se nessuno dei candidati raggiunge il 40 per cento dei voti: in ogni caso è del tutto improbabile che si verifichi questa situazione, visto quello che ci si aspetta.
Anche se Giani è favorito, la distanza tra i due candidati farà una gran differenza per capire se le elezioni saranno andate davvero bene per il centrosinistra. L’altro elemento da guardare è la distanza tra PD e M5S, che nel 2020 si presentarono divisi (quindi sostenevano due candidati diversi). In quell’occasione Giani vinse con il 48 per cento dei voti (di cui circa il 35 proveniente dalla lista del PD) e il Movimento 5 Stelle prese il 7 per cento: anche se è sempre rischioso e non sempre utile fare le somme tra gli elettorati (soprattutto a distanza di cinque anni), a livello politico sarà molto difficile sostenere che l’alleanza tra PD e M5S sia stata una buona idea se Giani non dovesse prendere una percentuale di voti almeno vicina al 55 per cento.
Il rischio che l’alleanza sia controproducente c’è. Il M5S ha passato gli ultimi anni facendo opposizione al PD in consiglio regionale, e la decisione di presentarsi insieme è stata una scelta mal tollerata da molti. Alcune sezioni territoriali del Movimento 5 Stelle in Toscana avevano espresso la loro netta opposizione all’alleanza e lo stesso Giuseppe Conte, leader del partito, l’ha definita «un sacrificio notevole». Finora la coalizione tra PD e M5S non ha portato grandi risultati: delle 14 elezioni dove si sono presentati insieme (dal 2019 a oggi) ne hanno vinte solo tre.
Con la sconfitta di Tridico Partito Democratico e Movimento 5 Stelle perdono l’undicesima elezione regionale in cui corrono insieme#RegionaliCalabria #maratonaYoutrend pic.twitter.com/gpgxK1PWAx
— Youtrend (@you_trend) October 6, 2025
Di solito in Toscana prende molti voti Matteo Renzi, legato al territorio da motivi personali e politici: è nato a Firenze, dove è stato sindaco (per 5 anni) e prima presidente della provincia (per altri 5). Questa volta il suo partito, Italia Viva, si presenta all’interno di Casa Riformista, una formazione politica che raccoglie sotto di sé piccoli partiti del centrosinistra più moderato. L’ha creata lo stesso Renzi, che l’ha presentata alla Leopolda, il convegno annuale di Italia Viva che si svolge nell’omonima stazione di Firenze.
Casa Riformista si è presentata per la prima volta alle regionali della Calabria del 5 e del 6 ottobre, dentro la coalizione di centrosinistra che ha perso. In quell’occasione ha ottenuto il 4,4 per cento, più di Alleanza Verdi e Sinistra e a poca distanza dal M5S che ha preso solo due punti in più, pur avendo candidato un suo esponente come presidente, Pasquale Tridico.
È dato abbastanza per scontato che Fratelli d’Italia sarà il partito più votato della coalizione di destra, ma bisogna vedere se riuscirà a mantenere i voti delle politiche del 2022, quando in Toscana prese quasi il 26 per cento. I sondaggi non si allontanano molto da questo risultato e lo danno tra il 23 e il 25 per cento.
Dopo Fratelli d’Italia si piazzeranno verosimilmente Forza Italia e la Lega, ma non è chiaro in quale ordine. I sondaggi su Forza Italia sono abbastanza variabili e lo stimano tra il 7 e il 9 per cento. Resta il fatto che nelle Marche ha preso più voti della Lega, e in Calabria, dove ricandidava il presidente uscente Roberto Occhiuto, è stato il primo partito, superando anche Fratelli d’Italia. Se Forza Italia otterrà un buon risultato anche in Toscana è verosimile che rivendichi maggior peso nella coalizione di destra.

Giani durante una conferenza del Partito Democratico a Roma, 12 luglio 2025 (LaPresse/Roberto Monaldo)
Sui risultati della Lega, invece, potrebbe influire la grossa responsabilità data all’ex generale Roberto Vannacci, europarlamentare e vicesegretario federale noto per le sue idee omofobe, sessiste e razziste. Matteo Salvini, segretario del partito, lo ha nominato responsabile della campagna elettorale in Toscana sottolineando il suo legame con il territorio (Vannacci in realtà è nato a La Spezia, in Liguria, ma vive a Viareggio).
Il suo intervento, soprattutto nella formazione delle liste, ha provocato malumori tra consiglieri regionali e comunali della Lega che sentono di appartenere a una corrente più moderata del partito. Per questo motivo alcuni di loro hanno deciso di dimettersi. Contro l’ex generale si è schierata anche Susanna Ceccardi, candidata presidente per il centrodestra alle scorse regionali, contraria alla “Vannaccizzazione” della Lega, come alcuni l’hanno definita internamente.
Resta da vedere se tutta questa presenza di Vannacci avrà un effetto positivo o negativo su chi va a votare. Alle ultime elezioni politiche ed europee la Lega ha preso circa il 6,5 per cento in Toscana. Se in queste regionali riuscirà a superarlo, è probabile che la corrente di Vannacci si rafforzi anche all’interno del partito nazionale e che i suoi critici ridimensionino un po’ le lamentele. Nei principali sondaggi la Lega è data tra il 4 e il 6 per cento, comunque in netto calo rispetto alle regionali del 2020 dove prese più del 21 per cento, proprio con Ceccardi.



