Andrej Babiš vuole allearsi con partiti ancora più radicali del suo
Il vincitore delle elezioni in Cechia, sovranista, cerca l'appoggio della destra antiecologista e che chiede l'uscita da NATO e Unione Europea

In Cechia sono cominciate le consultazioni dopo le elezioni parlamentari, vinte nettamente dall’ex primo ministro sovranista Andrej Babiš. Il suo partito, Azione dei cittadini insoddisfatti (ANO), è andato vicino alla maggioranza, con 80 seggi sui 200 della Camera che veniva rinnovata, ma per governare avrà bisogno del sostegno di altri partiti. Non è scontato che i potenziali alleati di Babiš, ancora più radicali di lui, siano compatibili con le condizioni fissate dal presidente della Repubblica, l’europeista Petr Pavel.
Domenica Pavel ha detto che la priorità, nella formazione del prossimo esecutivo, sarà l’impegno a «restare nell’Unione Europea e nella NATO». Durante la campagna elettorale aveva avvisato che avrebbe bloccato la nomina a ministri di politici favorevoli al ritiro della Cechia da queste organizzazioni, come quelli con cui Babiš sta cercando di allearsi. Non è un caso che sabato, la sera della vittoria, Babiš abbia messo le mani avanti affrettandosi a dire: «Siamo chiaramente pro-Europa e pro-NATO».

I dirigenti di ANO festeggiano, insieme a Babiš, la vittoria delle elezioni, il 4 ottobre (AP Photo/Petr David Josek)
Babiš ha detto di voler fare un governo di minoranza con l’appoggio di due partiti di destra populista: Libertà e Democrazia Diretta (SPD) e gli Automobilisti per se stessi. Entrambi però hanno detto che lo sosterranno solo in cambio di ministeri, e le trattative sono in corso. Da lì i problemi, perché indire un referendum sull’uscita dall’Unione Europea e dalla NATO è una richiesta storica dell’SPD. Babiš l’ha escluso.
Questo partito di estrema destra, peraltro, ha perso consensi e seggi rispetto alle elezioni del 2021. Avrà un gruppo parlamentare più frammentato, e dunque meno controllabile, anche perché si è presentato in coalizione con altri gruppuscoli radicali.

Il leader dell’SPD, Tomio Okamura, durante un comizio a Praga del 18 settembre: il tagliaerba è un riferimento alle promesse di tagliare la spesa pubblica (EPA/MARTIN DIVISEK)
Il leader dell’SPD, Tomio Okamura, potrebbe accontentarsi dell’adozione di politiche diverse sulla guerra in Ucraina. È poco realistica l’espulsione dei profughi ucraini, da lui chiesta, ma Babiš ha promesso di interrompere il programma di acquisto congiunto di munizioni d’artiglieria che è coordinato dal governo ceco, e potrebbe bastare.
L’accordo con gli Automobilisti per se stessi, un partito relativamente nuovo, dovrebbe essere più facile. Fanno parte dello stesso gruppo di ANO al Parlamento Europeo, i Patrioti per l’Europa del primo ministro ungherese Viktor Orbán (e di altri partiti di estrema destra come il Rassemblement National in Francia, Vox in Spagna e la Lega in Italia).

Il leader degli Automobilisti, Petr Macinka, al raduno leghista di Pontida dell’anno scorso (ANSA/MICHELE MARAVIGLIA)
Gli Automobilisti sono comparsi, e diventati famosi, nel 2022 con un programma che includeva la chiusura delle piste ciclabili e i trasporti pubblici gratuiti, nell’ottica di farli usare al posto della bici. La loro sintonia con ANO passa dalla contrarietà alle politiche ambientali, su tutte al Green Deal europeo e al piano per dismettere i motori a benzina o diesel dal 2035. Oggi hanno una piattaforma sovranista riassumibile nello slogan: automobili, carbone (cioè combustibili fossili) e corona (cioè la valuta ceca).
I partiti del governo uscente hanno ribadito che non collaboreranno con Babiš. Il primo ministro sconfitto Petr Fiala, di destra, durante le consultazioni ha parlato della necessità di fargli opposizione dura, rinunciando in partenza a cercare maggioranze alternative (anche perché non ce ne sono senza l’estrema destra).
Una canzone dei Ricchi e Poveri, usata in campagna elettorale da Babiš
Per Babiš un ulteriore problema sono le accuse di conflitto d’interessi che hanno costellato il suo mandato precedente.
Babiš è proprietario di un grosso conglomerato alimentare e chimico (Agrofert), che riceve fondi nazionali ed europei: l’incarico non è compatibile con quello di primo ministro, ma in passato Babiš si è sempre rifiutato di vendere il gruppo ed è a processo con l’accusa, tra le altre, di avergli fatto incassare indebitamente due milioni di euro di fondi nonostante non avesse i requisiti per riceverli. Pavel, il presidente della Repubblica, ha detto di aver parlato con Babiš ottenendone l’impegno a «risolvere il conflitto d’interessi in accordo alla legge».
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