I giochi da tavolo per uno sono molto richiesti
E sempre più spesso le nuove uscite sono pensate apposta o offrono anche questa opzione

Chi si interfaccia con i giochi da tavolo soltanto in modo saltuario, magari facendo una partita a Monopoly o Risiko durante le feste, li immagina esclusivamente come un hobby di gruppo. Non a caso sono anche detti “giochi di società”. Nel mercato dei nuovi giochi da tavolo però sono da anni in aumento le opzioni per chi preferisce giocare da solo.
Sempre più spesso, i giochi pensati per molti giocatori includono anche la possibilità di fare partite soddisfacenti da una persona: è il caso di alcuni dei titoli più amati degli ultimi anni, come Scythe, Ark Nova, Terraforming Mars, Arkham Horror: The Card Game, Gloomhaven o Wingspan. Vengono venduti fin da subito con l’opzione di giocare da soli, di solito contro un “automa” che simula le mosse che normalmente sarebbero affidate ad altri giocatori. E altri ancora sono pensati per essere giocati da soli e basta: tra i più consigliati ci sono Final Girl, Friday, Hostage Negotiator e Under Falling Skies.
Il settore dei “solo game” è così florido che, ogni anno, sul forum specializzato BoardGameGeek si eleggono i migliori giochi per una persona in circolazione. A organizzare le votazioni sono gli amministratori del gruppo “1 player guild”, che riunisce più di 22mila utenti che amano giocare da soli. Un altro gruppo di questo tipo su Reddit, r/soloboardgaming, è visitato in media da 54mila utenti unici ogni settimana.
«In passato sembrava che molte modalità da 1 giocatore venissero aggiunte all’ultimo minuto e alla bell’e meglio, per soddisfare le richieste di alcuni giocatori durante le campagne di crowdfunding», ha spiegato H.C. Harrington, autore del blog BoardGameNerd. «Ora, invece, [i game designer] ci pensano fin da subito. Sanno che perderebbero un’occasione, e potenzialmente dei guadagni considerevoli, se sottovalutassero il segmento dei giocatori che preferiscono giocare da soli».
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Naturalmente, i giochi da fare da soli sono sempre esistiti: vari giochi di carte, come la variante per una persona del Mahjong o il classico Solitario. E non è affatto strano immaginare che qualcuno possa giocare da solo a un videogioco. Per chi non conosce affatto il mondo dei giochi da tavolo per 1 giocatore – ma anche per molte persone appassionate invece ai giochi da tavolo, ma solo in gruppo – resta però un fenomeno curioso.
La descrizione del gruppo Facebook Solo Board Gamers, il più grande dedicato al tema, riassume alcuni dei tanti motivi per cui le persone si orientano verso questi giochi: «A volte la nostra voglia di giocare è molto più forte di quella dei nostri familiari o del nostro gruppo di amici. A volte i nostri amici non riescono a trovare il tempo per giocare quanto vorrebbero (BUGIARDI!). A volte siamo semplicemente antisociali e la gente non ci piace granché».
Una parte significativa di chi si appassiona ai “solo games” lo fa, insomma, perché fatica a trovare il modo di incontrarsi con altre persone per giocare spesso quanto vorrebbe. Alcuni vivono in località remote, altri sanno che ai loro amici piacciono solo certi tipi di giochi meno impegnativi, o che non hanno tempo. Anche quando si è circondati da persone che condividono la stessa passione per i giochi «è difficile allinearsi con gli altri in termini di orari, location e titolo a cui si vuole giocare», riassume Harrington.
In questo contesto, molti hanno cominciato a frequentare piattaforme online come Board Game Arena, che permette di trovare altri utenti in giro per il mondo con cui fare partite a centinaia di giochi da tavolo diversi, simulati sullo schermo. Le partite si svolgono sia in tempo reale che a turni, e quindi permettono di tornare a giocare quando si ha tempo, con molta calma. Su alcune piattaforme, comunque, c’è la possibilità di giocare da soli contro il computer.
Tanti appassionati di solo games, però, sottolineano che per loro l’esperienza di giocare a un gioco da tavolo per conto proprio non ha nulla a che fare con il fatto di avere o meno la possibilità di giocare con altre persone. Enrico Francese, per esempio, racconta che fin da piccolo si divertiva a intavolare i giochi di società che aveva in casa per organizzare delle piccole sessioni di gioco da solo, per combattere la noia. Quando, da adulto, ha cominciato ad avvicinarsi ai giochi da tavolo più moderni, si è orientato naturalmente verso i titoli che possono essere giocati anche da soli: oggi dice che, in media, su cinque partite a giochi da tavolo che fa, quattro sono da un giocatore.
Molti giochi ideali per un giocatore, effettivamente, non mettono tanto al centro la competizione o le battaglie, ma piuttosto l’esplorazione di un mondo e lo sviluppo di un arco narrativo. In alternativa, si concentrano su rompicapo logici anche molto complessi, che richiedono grande impegno al giocatore per essere risolti. Dale Leorke, ricercatore esperto di giochi analogici, ha analizzato le motivazioni di decine di persone appassionate di giochi da tavolo per uno e ha spiegato che tanti li vedono come un esercizio intellettuale: «lo paragonano ai puzzle: si trovano davanti un problema complesso da risolvere e ricomporre». In questi casi, la presenza di altre persone sarebbe vista più come una distrazione che disturba l’immersione nel rompicapo che come un piacere.
A tutto questo si aggiunge la volontà di coltivare un hobby che permetta di passare qualche ora alla settimana lontani dagli schermi. Francese è anche un grande appassionato di videogiochi, ma spiega che, per lui, le due esperienze ludiche sono molto diverse. Altri appassionati citati da Leorke nel suo studio sottolineano il fatto che l’aspetto tattile dei giochi da tavolo, di per sé, dà loro una soddisfazione che i videogiochi non possono replicare. «In un certo senso è la stessa differenza che intercorre tra leggere un libro tascabile e leggere un libro su Kindle. C’è qualcosa di speciale nella natura fisica di un gioco da tavolo, nella sensazione che danno i pezzi, siano essi di cartone, legno o plastica. Aprire il tabellone o guardare le tabelle di gioco, apprezzare il tempo che l’artista e il grafico hanno dedicato alla progettazione dell’aspetto di un gioco», ha spiegato uno di loro.
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