L’Iran ha eseguito le condanne a morte di sei detenuti accusati di aver compiuto attacchi esplosivi per conto di Israele

Sabato l’Iran ha ucciso sei detenuti condannati a morte con l’accusa di aver organizzato in passato vari attacchi esplosivi nella provincia sud-occidentale del Khuzestan. Tra il 2018 e il 2019 in questi attacchi sarebbero stati uccisi anche quattro membri delle forze dell’ordine: due poliziotti e due membri della milizia paramilitare dei Basij. Non sono stati diffusi i nomi dei detenuti, né molti altri dettagli sulle accuse.
Secondo l’Iran avrebbero agito per conto di Israele: i due paesi sono nemici da decenni e l’accusa di collaborare con Israele viene usata spesso per giustificare arresti e condanne in processi svolti in modo sommario e arbitrario da parte del regime iraniano. È diventata ancora più frequente dopo la guerra di 12 giorni tra i due paesi a giugno: da quel momento l’Iran ha avviato un’intensa campagna di repressione, con decine di migliaia di arresti.
Sempre sabato è stato ucciso un altro detenuto condannato a morte per vari reati, tra cui aver ucciso un esponente del clero sciita (la branca dell’Islam maggioritaria in Iran) nel 2009. Le condanne a morte sono molto frequenti in Iran, e in aumento: secondo Amnesty International, nel solo 2025 sono stati uccise più di mille persone condannate a morte, il numero più alto da almeno 15 anni.


