«Se c’è un’offerta di pace, prendila»
È uscita l'ultima puntata di Outpost, la newsletter di Daniele Raineri, stavolta dai Territori palestinesi occupati

È uscita l’ultima puntata dai Territori palestinesi occupati di Outpost, la newsletter scritta da Daniele Raineri quando è in viaggio per il Post in zone di crisi. Anche a questo giro, come nel precedente in Siria, Daniele è stato accompagnato dal fotografo Gabriele Micalizzi, che ha scattato le foto per Outpost e per gli articoli pubblicati sul Post: li trovate qui e qui, ma altri ne usciranno nei prossimi giorni.
Outpost non ha una cadenza fissa: arriva solo quando Daniele è in trasferta e si interrompe al suo ritorno in Italia. Ora, quindi, si ferma per un po’: ritornerà con la prossima trasferta di Daniele. Di seguito trovate l’ultima puntata di questo viaggio nei Territori palestinesi occupati, le altre potete recuperarle qui.
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Trump e Netanyahu hanno presentato il loro piano di pace, ora tocca a Hamas dire se accetta oppure no. Ecco un punto di vista pragmatico: se c’è un’offerta di pace, prendila.
Lo so che vedrete prese di posizione contrarie e vedrete anche massimalismo a buon mercato. Diranno che il piano di pace così non va bene, il coinvolgimento di Blair non va bene e le condizioni non vanno bene. Ma l’accordo vuol dire prima di tutto questo: la fine dei bombardamenti israeliani sulla Striscia. Se questo piano non funziona i bombardamenti israeliani continueranno e sotto le bombe ci sono i civili palestinesi.
Per dettare le condizioni, Hamas dovrebbe essere in una posizione di vantaggio. Hamas però non è in una posizione di vantaggio. Considerate anche questo: il piano di pace non va bene nemmeno all’ultradestra israeliana. Interessante, no?
Ultimo giorno nei Territori palestinesi occupati per il Post. Ma ci saranno altre trasferte qui.
Chiedo a Micalizzi di accostare la macchina in un posto tranquillo, fuori Jenin. Faccio i conti con il fixer, lo pago, va tutto bene: c’è un accordo che avevamo fatto in anticipo. In questa newsletter il fixer non ha nome e cognome e questo mi dispiace, ma non mi fido della situazione nei Territori ed è per motivi di sicurezza. Noi andiamo via, lui rimane.
Quanto è utile un fixer bravo in una trasferta di lavoro? Appena siamo arrivati a Jenin eravamo a corto di tempo e siamo andati subito all’ospedale sul limitare del campo profughi, quello trasformato in una base dai soldati israeliani, perché è un modo per avere il quadro delle ultime notizie di violenze. Il fixer ha parlato con i medici e ha sentito che c’erano uomini che avevano provato a scavalcare il muro tra Cisgiordania e Israele per cercare lavoro e invece si erano feriti. Era un articolo sulla lista degli articoli che volevamo fare (potete leggerlo qui), ma così è stato tutto più veloce.
Andiamo verso al Eizariya. Il fixer scende, ci abbracciamo. Io e il fotografo Gabriele Micalizzi torniamo indietro verso un valico sorvegliato, facciamo un po’ di coda dietro le altre macchine che vanno a passo d’uomo, lasciamo i Territori palestinesi occupati, entriamo in Israele e andiamo a restituire la macchina a noleggio.
C’è questa strada, la numero Sessanta, che è la più dritta e a volte proprio l’unica per spostarsi sulla direttrice nord-sud nella West Bank. Ieri sulla Sessanta un palestinese di trentadue anni ha lanciato la macchina contro una fermata del bus dove c’erano tre israeliani, ne ha feriti due, poi è sceso ed è stato ucciso a colpi di pistola da un ufficiale fuori servizio dell’esercito israeliano che passava di lì. Quando succedono questi attacchi l’esercito blocca le strade ed è un problema per tutti.
Giorni in trasferta: dieci
Giorni effettivi nei Territori palestinesi: otto
Interviste con il registratorino digitale: ventisei
Tempo in macchina: 59 ore e 54 minuti
Pacchetti di sigarette fumati da Micalizzi: dieci
Pezzo che avremmo voluto fare, con le foto, ma non ci siamo riusciti perché eravamo da un’altra parte: l’attacco dei coloni contro il funerale di un palestinese che avevano ucciso il giorno prima. È un livello di violenza demenziale.
Questa era la settima puntata di Outpost. È una newsletter del Post che racconta le trasferte in aree di crisi. Succede grazie agli abbonati del Post.
Ci sarà un’ultima puntata con i link a tutti gli articoli, inclusi quelli che usciranno nei prossimi giorni, e fotografie bonus.
Ciao, alla prossima
Daniele
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