La destra ha vinto le elezioni regionali nelle Marche
E quindi è stato riconfermato il presidente uscente Francesco Acquaroli, che ha battuto Matteo Ricci del centrosinistra

Alle elezioni regionali nelle Marche ha vinto il presidente uscente Francesco Acquaroli, di Fratelli d’Italia, sostenuto dalla coalizione di destra al governo (e quindi oltre al suo partito da Lega, Forza Italia e Noi Moderati). Acquaroli ha ottenuto più del 52 per cento dei voti, 8 punti in più del candidato del centrosinistra, Matteo Ricci del PD, ex sindaco di Pesaro ed europarlamentare. Per vincere comunque non serviva arrivare al 50 per cento: nelle Marche come in molte altre regioni italiane vince semplicemente chi ottiene più voti.
L’affluenza è stata piuttosto bassa, al 50 per cento, e quindi in netto calo rispetto alle elezioni del 2020, ben dieci punti in meno (in quell’occasione però si votava anche per eleggere i sindaci in diversi comuni importanti della regione e per il referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari). C’erano anche altri quattro candidati e candidate minori, che hanno preso tutti tra lo 0,5 e l’1 per cento.
Ricci ha chiamato Acquaroli per congratularsi della vittoria e ha già fatto una conferenza stampa per commentare il risultato, che ha cercato un po’ di giustificare sostenendo che ci fosse una sproporzione di risorse tra i due schieramenti: «Le forze in campo sapevamo che erano sbilanciate, per ogni nostro manifesto ce ne erano sei degli altri, è stata una lotta impari», ha detto.

Ricci sorridente alla conferenza in cui ha commmentato la sconfitta elettorale (ANSA/FRANCESCO MAZZANTI)
Il risultato è rilevante anche per la per la politica nazionale: queste elezioni regionali erano le più attese e più importanti tra le sette per cui si vota in questo autunno, principalmente perché erano le uniche il cui esito era incerto (sebbene Acquaroli fosse considerato favorito). Si sa già, infatti, come andranno a finire le altre elezioni regionali in programma da qui a novembre, salvo enormi sorprese: in Calabria e Veneto dovrebbe vincere la destra; in Campania, Puglia e Toscana il centrosinistra (in Valle d’Aosta invece si è votato domenica ma lì non si elegge direttamente il presidente).
D’altra parte la sconfitta è rilevante per il centrosinistra, che aveva puntato molto sul presentarsi come una coalizione unita a queste regionali dopo anni di divisioni (Ricci era sostenuto anche da Movimento 5 Stelle, Italia Viva e Alleanza Verdi e Sinistra). Ricci aveva iniziato presto la sua campagna elettorale, ufficializzando la candidatura addirittura a marzo, e per alcuni mesi nei sondaggi i due candidati erano stati molto vicini. Il divario si è un po’ ampliato in favore di Acquaroli negli ultimi mesi, dopo che Ricci è stato coinvolto in un’inchiesta in cui è indagato con l’accusa di corruzione.
L’indagine comunque non è entrata granché nella campagna elettorale, principalmente perché Acquaroli non ha cercato di usarla a suo vantaggio.
Acquaroli ha 51 anni, ha una lunga militanza nella destra maceratese e si è formato politicamente nella sua città, Potenza Picena, di cui è stato anche sindaco. È considerato da tempo molto vicino a Giorgia Meloni, e prima di diventare presidente di regione nel 2020 era stato per quasi due anni e mezzo deputato. È un politico schivo, poco carismatico, e descritto alternativamente come prudente dai suoi collaboratori e piuttosto anonimo dai suoi detrattori. In campagna elettorale è stato molto assistito da Meloni, che si è fatta vedere spesso nelle Marche e ha mostrato di essere molto interessata a queste elezioni.

Acquaroli a Pesaro il 23 settembre 2025 (Davide Gennari/LaPresse)
Fratelli d’Italia infatti governa solo in due regioni, le Marche appunto e l’Abruzzo, nonostante sia ampiamente il primo partito per consensi a livello nazionale (Lega e Forza Italia governano rispettivamente in tre e cinque regioni). Perdere nelle Marche per Meloni sarebbe stato un problema, numerico e non solo: avrebbe legittimato la critica che viene spesso mossa a FdI secondo cui non avrebbe una classe dirigente all’altezza degli incarichi a cui ha accesso, e avrebbe incoraggiato gli alleati a chiedere ancora più spazio nelle candidature per le elezioni locali.
Ad agosto Meloni era andata personalmente nelle Marche e aveva tenuto incontri pubblici per presentare un disegno di legge con cui la regione (insieme all’Umbria) dovrebbe entrare nelle Zone Economiche Speciali (ZES), cioè territori che hanno una legislazione economica più vantaggiosa, con incentivi, sgravi fiscali e regole semplificate per attirare più investimenti e accelerare gli appalti pubblici. Da lì in poi quella misura è stata molto citata in campagna elettorale: come risultato da rivendicare per Acquaroli e i suoi sostenitori, e come esempio di propaganda elettorale scorretta dai suoi avversari.
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