La centrale nucleare di Zaporizhzhia è senza energia elettrica da quattro giorni
È il decimo blackout dall'inizio dell'invasione russa, e anche uno dei più lunghi: le autorità ucraine e internazionali si dicono molto preoccupate

Da quattro giorni la centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia, che si trova nel sud-est del paese ed è occupata militarmente dall’esercito russo, è senza energia elettrica dopo che un bombardamento ha danneggiato la linea di collegamento alla rete ucraina. La società per l’energia nucleare ucraina Energoatom ha fatto sapere che la situazione è problematica perché i generatori diesel di emergenza attivati dopo l’attacco non possono garantire a lungo il fabbisogno dell’impianto, e quindi la sua sicurezza.
La centrale di Zaporizhzhia non produce elettricità dal settembre del 2022. È attivo solo il sistema di raffreddamento, collegato alla rete elettrica ucraina. Tenere attivo il sistema di raffreddamento è fondamentale, perché senza l’energia elettrica necessaria a far circolare l’acqua negli impianti potrebbe verificarsi una produzione incontrollata di vapore e quindi un’esplosione, evento particolarmente pericoloso in una centrale nucleare. Per questa ragione Energoatom ha parlato di una «situazione critica» e anche il direttore dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA), Rafael Grossi, l’ha definita molto preoccupante.
Da quanto si sa finora, la rete è stata danneggiata martedì intorno alle 17 in un’area occupata dalla Russia: la centrale è molto vicina alla linea del fronte. Il quotidiano ucraino Kyiv Independent scrive che a colpire la rete elettrica sono stati i russi.
La Russia non ha commentato nel dettaglio la notizia dell’attacco ma ha detto all’AIEA di avere abbastanza diesel per alimentare i generatori per 20 giorni. Secondo Grossi però la mancanza di energia elettrica fornita dall’esterno «aumenta la probabilità di un incidente nucleare».
La centrale nucleare di Zaporizhzhia (spesso abbreviata in ZNPP, acronimo inglese di Zaporizhzhia Nuclear Power Plant) è la più grande d’Europa. Possiede sei reattori nucleari, che prima della guerra producevano la metà di tutta l’energia nucleare ucraina e circa un quinto del fabbisogno elettrico dell’intero paese. Si trova sulle rive del fiume Dnipro, vicino alla cittadina di Enerhodar e a 50 chilometri in linea d’aria dalla città di Zaporizhzhia, capitale dell’omonima regione. Tra la città e la centrale passa la linea del fronte che divide le truppe russe da quelle ucraine.
Da quando ha smesso di produrre elettricità, cinque dei suoi reattori sono stati gradualmente messi in cold shutdown, uno stato in cui il numero di reazioni all’interno del combustibile radioattivo viene ridotto al minimo e la temperatura nel reattore scende sotto quella di ebollizione dell’acqua a pressione ambiente, tipicamente intorno ai 90°C. Dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, la centrale ha subìto altri nove blackout parziali o completi (questo è il decimo) a causa dei danneggiamenti alla rete elettrica nel corso dei combattimenti al fronte o dei bombardamenti russi. Il risultato è stato provocare ogni volta un nuovo allarme tra le autorità ucraine e internazionali.
Parlando delle possibilità di incidenti alla centrale di Zaporizhzhia è stato spesso evocato il disastro di Chernobyl, avvenuto proprio in Ucraina nel 1986. La possibilità che anche a Zaporizhzhia si verifichi un disastro di una portata simile è comunque esclusa da tutti gli esperti. Non si può però escludere la possibilità di un incidente minore, anche se i rischi sono limitati.
L’Ucraina chiede da tempo che la Russia lasci la centrale e che tutta la zona venga demilitarizzata. La Russia ha finora rifiutato e anzi pochi mesi fa aveva fatto sapere di volere riattivare l’impianto, nel medio termine. Ad aprile l’agenzia di stampa Reuters aveva reso nota una serie di proposte degli Stati Uniti per mettere fine alla guerra in Ucraina: tra queste c’era l’idea di restituire il controllo della centrale nucleare di Zaporizhzhia all’Ucraina, sotto la supervisione degli Stati Uniti, e di distribuire l’energia elettrica sia in Russia che in Ucraina.
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