Il film di Paul Thomas Anderson con Leonardo DiCaprio sta piacendo tanto

Soprattutto ai critici, mentre a livello di incassi sta faticando

Una scena di Una battaglia dopo l'altra
Una scena di Una battaglia dopo l'altra
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Una battaglia dopo l’altra, il nuovo film del regista statunitense Paul Thomas Anderson uscito al cinema il 25 settembre, è stato accolto dalla critica in maniera molto molto positiva. La stragrande maggioranza delle recensioni uscite finora lo ha descritto come uno dei migliori film che Anderson abbia mai diretto, e praticamente tutte concordano sul fatto che sia il principale candidato per vincere l’Oscar come miglior film, fra qualche mese.

Come spesso accade con Anderson, gli apprezzamenti provengono principalmente da critici cinematografici, addetti ai lavori e appassionati della sua filmografia. Nei cinema Una battaglia dopo l’altra non ha avuto lo stesso riscontro, e in generale gli incassi sono rimasti al di sotto delle aspettative: difficilmente il film riuscirà ad andare in pari.

I critici ne stanno elogiando soprattutto la qualità della sceneggiatura, le interpretazioni dei protagonisti Leonardo DiCaprio e Sean Penn e la capacità di adattare in modo scorrevole, comprensibile e piuttosto spassoso Vineland, il cervellotico romanzo di Thomas Pynchon a cui è liberamente ispirato. Non è una novità: nel 2014 Anderson aveva già trasposto Vizio di forma, altro film tratto da un romanzo di Pynchon, ma in quel caso l’adattamento era stato molto più filologico e rispettoso delle strutture narrative e dello stile dello scrittore, notoriamente molto ostico.

Una battaglia dopo l’altra racconta la storia di Bob Ferguson (DiCaprio), attivista del gruppo radicale French 75 (il nome è ispirato al cocktail preferito dei protagonisti di Casablanca) che dopo anni di militanza decide di abbandonare l’attività da bombarolo per crescere la figlia avuta da un’altra attivista.

Qualche anno dopo, col cervello piuttosto rallentato dalle droghe leggere, scopre che un militare (Penn) che gli aveva dato la caccia decenni prima li sta cercando, e che il suo vecchio gruppo ha portato in salvo la figlia in un posto sicuro; lui però non ricorda come ritrovarla (questa smemoratezza occupa una parte importante del film, e dà luogo a molte situazioni esilaranti). È il film più convenzionale tra quelli girati finora da Anderson, con un intreccio semplice, pieno di azione, inseguimenti e tanto umorismo. Il tutto con un ritmo molto veloce, una caratteristica insolita per i film di Anderson, normalmente più dilatati.

Proprio la scorrevolezza è uno degli elementi più sottolineati dalle recensioni uscite finora. Brian Tallerico, critico del sito rogerebert.com, ha scritto che Una battaglia dopo l’altra «si apre con il tipo di slancio solitamente riservato ai film d’azione, e da lì non rallenta quasi per niente», e Justin Chang del New Yorker che «la mezz’ora iniziale del film è rumorosa, tesa e straordinariamente propulsiva».

Un altro motivo per cui il film sta avendo così tanti apprezzamenti è il modo in cui Anderson ha caratterizzato i personaggi. Secondo il giornalista di IndieWire David Ehrlich, quella in Una battaglia dopo l’altra è una delle migliori prove di DiCaprio, forse «la più vulnerabile e sconsiderata» della sua carriera. Bob, il padre disfunzionale e imbranato che interpreta, «è un uomo estremamente inconsapevole che si sente spinto ad agire contro l’oppressione solo quando questa lo tocca personalmente», scrive a questo proposito il New York Times.

Ma Una battaglia dopo l’altra si è fatto notare anche per ciò che non è, ossia un film didascalico e prescrittivo. Contiene molti riferimenti all’America trumpiana, ai dibattiti sulla fluidità di genere, e a un certo punto mette in scena una rappresentazione abbastanza brutale delle operazioni dell’ICE, la criticata agenzia federale statunitense per il controllo delle frontiere. Ma il film non si trasforma mai in una specie di comizio. «Si limita a guardare in faccia un paese distrutto con la sua storia già lungimirante di centri di detenzione per immigrati, caricature di nazionalisti bianchi e pretesti assurdi per schierare l’esercito», ha scritto Ehrlich.

Un consenso critico di questo tipo era tutto sommato prevedibile: Anderson è uno dei registi più stimati e considerati degli ultimi 30 anni, e l’uscita di ogni suo nuovo film viene vissuta come una specie di evento da parte dei cinefili. Tuttavia, in un certo senso, questo film rappresenta un’eccezione della sua carriera, soprattutto per il modo in cui è stato finanziato e prodotto.

Gli ultimi, come Il filo nascosto o Licorice Pizza, avevano generato pochi incassi ed erano stati realizzati con risorse tutto sommato modeste. Una battaglia dopo l’altra invece è stato finanziato dalla Warner Bros., la società che lo ha distribuito, con 150 milioni di dollari: una cifra considerevole, di quelle riservate solitamente ai blockbuster.

Warner Bros. ha accettato di investire una somma del genere anche per la presenza di DiCaprio, un attore capace di attrarre un largo pubblico e fare grossi incassi. Finora però, nonostante gli apprezzamenti di addetti ai lavori e riviste specializzate e nonostante la presenza di DiCaprio, i guadagni del film sono stati modesti. Gli analisti prevedono che nel primo fine settimana incasserà tra i 20 e i 25 milioni di dollari negli Stati Uniti. Poco, se si considera che deve arrivare a più di 400 per generare profitto.

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