Sono state presentate dieci offerte per comprare l’ex ILVA: solo due sono per tutti gli stabilimenti

Sono state presentate dieci offerte per comprare l’ex ILVA, uno degli impianti siderurgici più grandi d’Europa, che oggi si chiama Acciaierie d’Italia ed è gestita dallo Stato in amministrazione straordinaria per via della sua lunga crisi. La scadenza era stata fissata per ieri, dopo diverse proroghe: i commissari straordinari degli impianti hanno fatto sapere che soltanto due offerte sono state fatte per tutti gli stabilimenti dell’ex ILVA in Italia, oltre a quello principale di Taranto.
Le due offerte in questione sono quelle del fondo di investimento Bedrock Industries e del consorzio tra Flacks Group e Steel Business. Le aziende che hanno presentato le altre otto offerte sono invece interessate solo a singoli «asset», che potrebbero essere sia stabilimenti (i più grossi sono appunto a Taranto, Genova e a Novi Ligure, in Piemonte), oppure soltanto porzioni di un impianto. I commissari hanno aggiunto che è stata presentata anche un’altra offerta da parte di un «soggetto politico», non specificato, che però non corrisponde ai criteri della gara.
Il segretario generale della UILM (parte del sindacato UIL) Rocco Palombella ha parlato di «fallimento totale», sostenendo che le uniche due manifestazioni di interesse per l’intero gruppo «non hanno solidità industriale e progettuale». Fin dall’inizio della procedura per la vendita dell’ex ILVA i sindacati insistono sulla necessità di non spacchettare l’offerta per poter mantenere tutti i posti di lavoro. Anche per questo Palombella e diversi sindacati chiedono di nazionalizzare l’azienda. D’altronde vendere una società del genere, con tutti i suoi problemi ambientali, occupazionali e produttivi, è molto complicato.


