Il tribunale del riesame ha spiegato la revoca degli arresti domiciliari a Manfredi Catella con la mancanza di gravi indizi di corruzione

Manfredi Catella
(Ansa/Matteo Corner)
Manfredi Catella (Ansa/Matteo Corner)

I giudici del tribunale del riesame di Milano, l’organo che si occupa di validare o annullare le misure di custodia cautelare, hanno reso note le motivazioni della revoca degli arresti domiciliari di Manfredi Catella, a capo della società di sviluppo immobiliare Coima. Catella era accusato di corruzione nelle inchieste sull’urbanistica a Milano, in particolare nella vicenda sull’edificio chiamato “Pirellino”.

Così come era già avvenuto per l’architetto Alessandro Scandurra, pure lui indagato nella stessa inchiesta, anche in questo caso i giudici del tribunale del riesame hanno contestato le accuse del giudice per le indagini preliminari e hanno motivato l’annullamento degli arresti domiciliari con l’assenza di gravi indizi di colpevolezza. La loro eventuale colpevolezza sarà accertata durante un processo, se dovessero essere rinviati a giudizio (ancora non è stato stabilito).

Secondo l’accusa, il progetto di riqualificazione del Pirellino (mai avviato) sarebbe stato un caso emblematico di come agiva un presunto «sistema» di corruzione e favori messo in piedi da costruttori, funzionari comunali e progettisti per accelerare la concessione di permessi edilizi illeciti e fare speculazione attraverso grandi progetti immobiliari. I pm avevano in particolare fatto riferimento a dei messaggi che si erano scambiati Catella, l’ex presidente della commissione per il paesaggio Giuseppe Marinoni, l’ex assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi, l’architetto Stefano Boeri e il sindaco Beppe Sala.

I giudici del riesame sostengono invece che, anche se è vero che si erano scambiati diversi messaggi, era anche vero che tra loro c’era una certa confidenza, dovuta in parte al fatto che alcuni di loro erano colleghi e in parte a rapporti di amicizia. Questa vicinanza, sostengono i giudici del riesame, poteva generare conseguenze improprie, ma secondo loro non si è mai concretizzata in un accordo corruttivo.

Nei giorni scorsi i giudici del tribunale del riesame hanno depositato le motivazioni per l’annullamento degli arresti domiciliari per altri tre indagati nello stesso filone di indagine: Tancredi, Marinoni e l’architetto Federico Pella. In quel caso però i giudici hanno confermato alcune delle conclusioni del gip, il giudice per le indagini preliminari, ma hanno valutato che bastasse l’interdizione dai pubblici uffici e dalle loro professioni. Anche in questo caso, se dovessero essere rinviati a giudizio, la loro eventuale colpevolezza verrà accertata durante un processo.