La storia vera a cui si ispira “Familia”
Il film che l'Italia ha scelto come suo candidato agli Oscar è tratto dal libro di un uomo che ha ucciso il proprio padre

Martedì è stato annunciato che Familia è il film candidato dall’Italia agli Oscar per il miglior film internazionale. Il film è diretto da Francesco Costabile ed è ispirato a una storia vera. È tratto infatti dal libro Non sarà sempre così di Luigi Celeste che racconta la sua infanzia trascorsa con un padre violento e il giorno in cui, a 23 anni, l’ha ucciso. Era il 2008: oggi Celeste lavora come consulente informatico a Strasburgo e ha partecipato alla promozione del film.
Il film inizia quando Celeste e il fratello sono bambini e finisce quando si fa arrestare. Non è in tutto aderente alla storia vera di Celeste, ma la riprende nelle parti più importanti.
Il padre di Celeste, Franco, era stato allontanato ripetutamente dalla casa in cui viveva la famiglia e aveva passato diversi anni in carcere, ma era sempre tornato, riuscendo a farsi riaccettare e tornando ogni volta a picchiare la moglie, a cui tra le altre cose ruppe il naso e fece cadere tutti i denti prendendola a pugni. Era in generale una persona violenta: prendeva di mira i condomini che abitavano nel palazzo in cui la moglie faceva la portinaia, e picchiò uno di loro mandandolo all’ospedale.
Quando Luigi Celeste aveva 9 anni gli assistenti sociali intervennero dividendo la famiglia: lui fu mandato in una comunità per bambini maltrattati, suo fratello più grande, Alessandro, in una comunità per tossicodipendenti, e la madre in un centro per donne maltrattate. Dopo quattro anni tornarono tutti nella casa di famiglia.
Durante l’adolescenza Celeste cominciò a frequentare gruppi di estrema destra neonazisti, come si vede anche nel film. In molte interviste ha detto che le scelte poco raccomandabili fatte a quell’età erano dovute all’esempio che aveva avuto in famiglia e al bisogno di trovare qualcuno che lo facesse sentire parte di un gruppo. Ha raccontato all’attore Francesco Gheghi, che lo interpreta nel film, che se sotto casa avesse trovato un gruppo di sinistra radicale probabilmente si sarebbe unito a loro: ciò che cercava era un posto in cui sentirsi accettato.

L’attore Francesco Gheghi che nel film interpreta Luigi Celeste, accanto a lui nella foto (Fabio Frustaci/Ansa)
Nel 2006, quando Luigi aveva 21 anni, il padre uscì dal carcere e fece ritorno nella casa della sua famiglia, ricominciando a picchiare la madre. Fu in quel periodo che Celeste decise di acquistare una pistola, e di nasconderla nella tasca interna di un giaccone riposto nel suo armadio. Una sera, due anni dopo, il padre cominciò a girare per casa con un coltello, aggredendo verbalmente prima i due fratelli e poi la madre che si trovava in un’altra stanza nel piano inferiore della casa. Luigi ha raccontato che in quel momento pensò che se non fosse intervenuto lui sarebbe potuto accadere il peggio, così si infilò il giaccone dove era riposta la pistola, scese e sparò al padre, uccidendolo.
Luigi Celeste ha raccontato a Vanity Fair che durante il processo il pubblico ministero capì la sua storia e iniziò la sua arringa «descrivendo la personalità di mio padre e concluse chiedendo 10 anni di condanna (pochi per un omicidio volontario, ndr) ed esprimendo parere favorevole addirittura agli arresti domiciliari». Il giudice decise di alzare la pena a 12 anni e 4 mesi, che Celeste scontò nelle carceri di San Vittore, Opera e poi Bollate (tutte carceri nei pressi di Milano). In quest’ultima casa di reclusione Celeste ha detto di «essere rinato»: ebbe la possibilità di frequentare corsi di informatica e ottenere una certificazione.
Celeste incontrò quel pubblico ministero qualche anno dopo, quando era diventato procuratore generale al Tribunale di sorveglianza di Milano. Celeste aveva fatto un ricorso perché il magistrato di sorveglianza gli aveva negato due volte la possibilità di uscire in permesso premio per sostenere un esame di certificazione. In quell’occasione il pubblico ministero disse: «suo padre ha infierito tanto da vivo, non facciamo sì che continui a infierire anche da morto». A partire da quel giorno Luigi Celeste riuscì a ottenere tutti i permessi necessari per sostenere i suoi esami.
Alla prima proiezione di Familia a Milano Celeste ha invitato i poliziotti della Digos che lo arrestarono per una rissa fatta quand’era più giovane con la sua compagnia e i carabinieri che lo ammanettarono per parricidio. Ha raccontato a Domani di averli ringraziati dal palco dicendo che grazie al «loro intervento si è interrotta la scia di rabbia che mi ha portato in carcere a Bollate dove poi sono diventato quello che sono ora».
Il regista Francesco Costabile ha spiegato a Repubblica che l’idea del film nacque da una proposta di Medusa Film, la casa di produzione che distribuisce Familia. Costabile si era già occupato di violenza di genere nel suo film d’esordio Una femmina.
Familia è stato presentato in anteprima all’81esima Mostra del Cinema di Venezia, nella sezione Orizzonti, dove Francesco Gheghi ha vinto il premio come miglior attore. Uscito nelle sale nell’ottobre 2024, oggi è disponibile su Prime Video. Il film ha ottenuto un buon riscontro di critica e pubblico, con varie candidature ai David di Donatello e ai Nastri d’argento, conquistando anche alcuni premi.



