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  • Mercoledì 24 settembre 2025

Stellantis fermerà stabilimenti anche in Europa

Sarà chiesta la cassa integrazione per molti lavoratori in Francia, Polonia, Spagna e Germania, come accade già da tempo in Italia

Fabbrica di Stellantis
(Stefano Guidi/Getty Images)
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Il calo delle vendite degli ultimi mesi sta costringendo il grande gruppo automobilistico Stellantis a ridurre la produzione di auto, e quindi a fermare gli stabilimenti: non solo in Italia, come ormai è noto, ma anche in alcuni paesi europei, che invece è una novità. Lunedì Stellantis ha detto ai sindacati che lo stabilimento francese di Poissy chiuderà per 15 giorni a ottobre, e secondo il quotidiano economico Les Echos si fermeranno altri quattro stabilimenti tra Polonia, Germania e Spagna.

Da gennaio a luglio Stellantis ha immatricolato quasi 1,1 milioni di auto, con un calo dell’8,1 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Senza fermare la produzione, insomma, rischia di trovarsi con troppe auto invendute. Stellantis è in crisi perché da leader di mercato in Italia e in Europa non è stata in grado di indirizzare nel modo giusto gli investimenti sull’innovazione dei processi e dei prodotti, e ha invece puntato a rinnovare in maniera solo marginale vecchi modelli, perdendo quote di mercato e portando a un lento degrado dei suoi processi e dell’intero indotto.

Nello stabilimento di Poissy, nella zona ovest di Parigi, lavorano circa duemila dipendenti che ogni giorno costruiscono 420 auto tra Citroën DS3 e Opel Mokka. Jean-Pierre Mercier, rappresentante del sindacato SUD, ha detto che la chiusura per 15 giorni – dal 13 al 31 ottobre – è un’iniziativa senza precedenti. Stellantis ha motivato la richiesta di cassa integrazione con il calo delle vendite della Opel Mokka, assicurando che si tratta di una situazione temporanea. Mercier però è convinto che sia un segnale dell’intenzione di chiudere definitivamente lo stabilimento perché non è previsto l’arrivo di nuovi modelli dopo la fine della produzione della Mokka, fissata per il 2028.

Secondo Les Echos, gli altri stabilimenti coinvolti nel piano di chiusure sono Eisenach in Germania, che dovrebbe chiudere per cinque giorni, Saragozza e Madrid in Spagna, chiusi rispettivamente per sette e quattordici giorni, e Tichy in Polonia.

Martedì Stellantis ha avvertito i sindacati che chiuderà anche lo stabilimento di Pomigliano, a Napoli. Dal 29 settembre la produzione della Panda si fermerà per una settimana, quella dell’Alfa Romeo Tonale e della Dodge Hornet per due. Anche in questo caso i dirigenti hanno spiegato ai sindacati che la chiusura è necessaria per riequilibrare la produzione alla domanda di mercato: si vendono poche auto, quindi non ha senso continuare a costruirne di nuove.

Secondo Crescenzo Auriemma, segretario generale della Uilm Napoli, a Pomigliano si stanno raggiungendo livelli di cassa integrazione che non si vedevano dal 2010. «Fino a un anno fa arrivava personale in trasferta per coprire i turni, oggi il lavoro manca e le famiglie pagano il prezzo più alto», ha detto al Corriere del Mezzogiorno. La chiusura degli stabilimenti ha conseguenze anche per l’indotto, cioè le aziende che forniscono componenti a Stellantis come filtri dell’aria e dell’olio, tettucci e sedili.

A Pomigliano, così come a Mirafiori a Torino e a Termoli in Molise, Stellantis ha attivato i contratti di solidarietà fino a gennaio. I contratti di solidarietà sono accordi tra dipendenti e datori di lavoro con cui si cerca di evitare misure più drastiche, come i licenziamenti, riducendo l’orario di un gruppo di lavoratori e quindi il costo per l’azienda. Solitamente i contratti di solidarietà sono una misura che serve ad affrontare un momento di riduzione temporanea delle vendite, ma per Stellantis ormai la crisi continua da anni: contratti di solidarietà e cassa integrazione sono un modo per prendere tempo.