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  • Domenica 21 settembre 2025

La nuova tassa di Trump sui visti dei lavoratori specializzati ha creato una gran confusione

Diverse aziende statunitensi hanno fatto tornare in fretta i dipendenti stranieri dall'estero, per evitare di pagarla

Un uomo davanti a un tabellone con gli arrivi e le partenze in un aeroporto degli Stati Uniti
Un uomo davanti a un tabellone con gli arrivi e le partenze in un aeroporto degli Stati Uniti (AP Photo/Patrick Semansky)
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Sabato il governo degli Stati Uniti ha annunciato l’introduzione di una nuova tassa di 100mila dollari sui visti per i lavoratori stranieri specializzati, i visti H-1B. La decisione è entrata in vigore oggi, quando in Italia erano appena passate le 6 di mattina, e ha creato parecchio scompiglio tra i lavoratori che hanno già un permesso di quel tipo, e tra le aziende che li impiegano.

Nel tempo trascorso tra l’annuncio di Trump e l’entrata in vigore della nuova tassa, molte aziende statunitensi hanno chiesto ai propri impiegati in possesso di un visto H-1B che stavano andando all’estero di non partire. Tanti altri che si trovavano già all’estero hanno cercato di anticipare il rientro negli Stati Uniti. Per qualche ora, quindi, c’è stato un bel po’ di confusione, prima che il governo chiarisse che la decisione non si applicherà alle persone che possiedono già un visto H-1B.

L’annuncio di Trump è arrivato a sorpresa. Il Wall Street Journal ha scritto di avere letto i messaggi che diverse grandi aziende tecnologiche, tra cui Amazon, Google e Microsoft, hanno mandato ai propri dipendenti dopo l’annuncio, raccomandando loro di rimanere negli Stati Uniti oppure di tornare immediatamente. Tutte queste aziende, infatti, impiegano molte persone con visti H-1B (sono decine di migliaia, secondo il New York Times): l’annuncio di Trump ha fatto temere loro che dovessero trovarsi a pagare molti soldi.

Tutto si è svolto in una situazione un po’ confusa: i responsabili del personale di queste aziende hanno dovuto capire dove si trovassero i propri dipendenti, cercare di raggiungerli e, quando possibile, prenotare biglietti aerei all’ultimo minuto per farli tornare negli Stati Uniti. Questo in alcuni casi significava anche cercare di evitare che le famiglie venissero separate, creando enormi problemi organizzativi.

I visti H-1B sono utilizzati per lo più da cittadini indiani: il Times of India, uno dei principali quotidiani indiani, ieri ha scritto che la decisione di Trump ha provocato «ansia diffusa» tra gli emigrati indiani che risiedono negli Stati Uniti.

Per cercare di calmare la situazione, il governo statunitense dopo alcune ore ha chiarito che la nuova tassa non riguarderà le persone che hanno già un visto H-1B, e che non influenzerà la loro possibilità di entrare o uscire dagli Stati Uniti. Ha specificato che la tassa verrà pagata solo una volta, non ogni anno, contraddicendo quello che aveva detto il segretario al Commercio Howard Lutnick durante la presentazione della nuova tassa. Lutnick aveva chiaramente parlato di una tassa di 100mila dollari «all’anno».

Molte persone, a quel punto, avevano comunque già rinunciato a partire, e le aziende avevano già acquistato i biglietti per far rientrare i propri dipendenti. Nonostante i chiarimenti del governo, tante aziende hanno comunque incoraggiato i propri dipendenti a tornare negli Stati Uniti. Diversi responsabili hanno raccontato al New York Times di avere preferito essere cauti, giudicando le nuove regole un po’ confuse.