La famiglia imperiale giapponese ha un problema coi suoi maschi
Sono gli unici che possono ereditare il trono ma sono troppo pochi, cosa che rischia di interrompere la dinastia

Nelle scorse settimane il principe Hisahito, il componente più giovane della famiglia imperiale giapponese, ha partecipato alla cerimonia tradizionale che ha segnato ufficialmente il suo ingresso nell’età adulta. I giornali locali hanno dato grande risalto all’evento, anche per una circostanza che lo rende piuttosto particolare. Hisahito è il primo maschio della famiglia imperiale a fare questa cerimonia da più di quarant’anni: prima di lui, l’ultimo era stato suo padre, nel 1985.
L’intera famiglia imperiale al momento ha 16 membri. Di questi cinque sono maschi, e solo due sono più giovani dell’attuale imperatore, Naruhito (che ha 65 anni): suo fratello, Fumihito (59), e appunto il figlio di quest’ultimo, Hisahito (19).
Per la famiglia imperiale è una situazione rischiosa, perché le rigidissime regole sulla successione prevedono che il trono possa essere ereditato solo dai figli maschi dell’imperatore: dal momento che gli altri uomini nella linea di successione sono anziani e probabilmente non avranno altri figli, Hisahito al momento è l’unica persona in grado di assicurare la continuità della dinastia. Se in futuro non avrà un figlio maschio, è possibile che la dinastia imperiale giapponese, che secondo la tradizione dura da più di 2mila anni, si interrompa.

Un’apparizione pubblica della famiglia reale giapponese, il 2 gennaio 2020 al palazzo imperiale di Tokyo (AP Photo/Eugene Hoshiko)
Il Giappone oggi è una democrazia parlamentare, ma per centinaia di anni è stato un impero, e l’imperatore è ancora, tecnicamente, il capo dello stato. Ha in realtà una funzione rappresentativa: tra le altre cose, nomina il capo del governo e promulga le leggi approvate dal parlamento (un ruolo equiparabile a quello del presidente della Repubblica in Italia). In generale però per molti giapponesi la figura dell’imperatore è ancora importante, per motivi simbolici e perché è legata alla tradizione.
Da quando il Giappone è diventato una democrazia, la famiglia imperiale ha perso influenza e anche molti suoi componenti: undici rami del suo albero genealogico vennero esclusi nel 1947, perdendo i diritti di successione e riducendo il numero di potenziali eredi maschi.
Da allora alcune coppie della famiglia non hanno avuto figli: le altre hanno avuto soprattutto figlie femmine. La situazione è ulteriormente aggravata dal fatto che alle persone che fanno parte della famiglia imperiale non è permesso adottare.

Questo è l’albero genealogico dei componenti della famiglia imperiale. Se l’attuale imperatore Naruhito (nell’angolo in basso a sinistra) dovesse abdicare o morire, il primo erede in linea di successione sarebbe suo fratello Fumihito, e quindi Hisahito. Se questi non potessero, il titolo andrebbe alla terza persona nella lista di successione, Masahito, che però è molto vecchio (ha 89 anni).
Le difficoltà della famiglia imperiale nell’assicurare un erede riflettono, per molti versi, i più ampi problemi demografici del Giappone, dove l’età media della popolazione è tra le più alte del mondo, e dove il numero di nascite in un anno per ogni abitante è bassissimo.
Sono però anche il risultato di regole molto conservatrici, perlopiù piuttosto recenti: nella sua storia il Giappone ha avuto diverse imperatrici donne, e le regole che impongono una discendenza che segue esclusivamente la linea maschile (un sistema che viene definito “agnatizio”) sono state formalizzate per la prima volta con la Costituzione del 1889 e poi con la Legge sulla famiglia imperiale, approvata nel 1947 e in vigore ancora oggi.
La legge del 1947 contiene le regole che strutturano i legami all’interno della famiglia imperiale e stabilisce obblighi molto severi. Tra gli altri, quello per le donne che sposano una persona comune di uscire dalla famiglia imperiale: è successo per esempio alla principessa Mako, una delle due sorelle di Hisahito, che si è sposata nel 2021 con il suo fidanzato delle superiori (Mako nell’albero genealogico ufficiale non compare proprio per questo motivo).

L’attuale imperatore del Giappone, Naruhito, nel 2024 (Getty/Peter Cziborra)
Da anni sono in corso discussioni sulla possibilità di cambiare le regole e permettere alle donne di ereditare il trono. Alcuni sondaggi hanno anche dimostrato che la grande maggioranza dei giapponesi sarebbe favorevole. Nel 2005 un gruppo di esperti incaricato dal governo raccomandò di cambiare la legge in modo che l’erede al trono imperiale fosse semplicemente il figlio o la figlia primogenita, indipendentemente dal sesso (in questo caso, quindi, l’erede al trono dopo Naruhito sarebbe sua figlia, la principessa Aiko).
Nella società giapponese la parità di genere è ancora lontana, e la stessa famiglia imperiale è un’istituzione molto conservatrice e tradizionalista, che spesso segue regole antiquate e sessiste. Questa mentalità ha reso difficile cambiare le regole per la successione. Anche i partiti conservatori giapponesi, in particolare il Partito Liberal Democratico (LDP) che governa il paese da decenni, sono sempre stati restii a cambiare le regole: non solo per il rifiuto di avere, potenzialmente, una donna imperatrice, ma anche soltanto per il timore che un figlio maschio di un’ipotetica imperatrice possa diventare imperatore.
Finora quindi il dibattito sulla possibilità di cambiare le regole è andato molto lentamente e non ha prodotto cambiamenti. Il parlamento sta discutendo alcune possibili riforme della legge. Nessuna di queste, però, prevede di permettere alle donne di ereditare il trono. Tra le proposte ci sarebbe invece quella di permettere agli uomini dei rami esclusi nel 1947, di discendenza maschile, di ritornare a fare parte della famiglia imperiale. È difficile però che il dibattito in corso porti a risultati concreti nel breve periodo.



