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  • Martedì 22 ottobre 2019

Le foto dell’insediamento dell’imperatore giapponese

A quasi sei mesi dalla sua proclamazione, oggi Naruhito è salito ufficialmente sul trono, con una lunga e complessa cerimonia

 (Issei Kato/Pool Photo via AP)
(Issei Kato/Pool Photo via AP)

Il nuovo imperatore giapponese Naruhito, proclamato lo scorso 30 aprile, si è insediato ufficialmente ascendendo al trono durante una complessa cerimonia chiamata Sokui no Rei. La tradizione imperiale giapponese prevede che l’insediamento ufficiale avvenga dopo un anno di lutto, in seguito alla morte del vecchio sovrano e alla nomina del nuovo, ma le circostanze della successione – il padre Akihito aveva abdicato – hanno abbreviato il lasso di tempo tra la nomina e l’ascesa al trono. Akihito era imperatore dal 1990, quando si era insediato a quasi due anni dalla morte del padre Hirohito.

All’inizio della cerimonia Naruhito ha reso omaggio a Amaterasu, la divinità shintoista da cui si ritiene che discenda l’imperatore, e poi c’è stata l’offerta delle insegne imperiali del Giappone (una spada, una gemma e uno specchio) nei tre santuari del palazzo imperiale di Tokyo. Nella seconda parte della cerimonia, invece, Naruhito è salito sul trono, chiamato Takamikura, insieme alla moglie Masako. È un atto simbolico che segna l’inizio del suo impero (in Giappone l’imperatore non indossa una corona, come succede in altre monarchie).

Alla cerimonia di insediamento di Naruhito ha partecipato anche il primo ministro giapponese Shinzo Abe, con diversi dignitari stranieri, tra cui il principe Carlo del Regno Unito. Dopo la cerimonia l’imperatore e la moglie avrebbero dovuto anche fare una parata a bordo di un’auto scoperta per le strade di Tokyo, ma questa è stata rimandata a novembre come segno di rispetto per le 80 persone morte a causa del tifone Hagibis negli scorsi giorni.

Dopo aver preso possesso del trono Naruhito ha pronunciato un discorso in cui ha giurato fedeltà alla Costituzione e – come primo atto ufficiale da imperatore – ha concesso la grazia a circa 550mila persone condannate per reati minori, come furto e infrazioni stradali, e che hanno finito di scontare le loro pene da almeno tre anni. Secondo la legge giapponese, infatti, chi è stato condannato deve attendere cinque anni dalla fine della pena o da quando ha pagato la multa prima di poter sostenere esami e ottenere licenze. La grazia non sarà concessa a chi ha commesso crimini gravi, e nessun detenuto sarà liberato.