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  • Venerdì 19 settembre 2025

Al porto di Ravenna non hanno fatto partire due container di esplosivi diretti in Israele

Erano arrivati via camion, secondo il ministro Tajani non erano armi italiane

una nave container
(Gary Hershorn/Getty Images)
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Giovedì due camion che trasportavano container carichi di esplosivi, probabilmente munizioni prodotte in Repubblica Ceca, sono stati fermati al porto di Ravenna: non sono stati fatti entrare nell’area del terminal dove ad aspettarli c’era una nave della compagnia di navigazione israeliana Zim diretta ad Haifa, in Israele. Il blocco è stato chiesto dal comune di Ravenna, dalla provincia e dalla Regione Emilia-Romagna, azionisti dell’azienda portuale Sapir e della sua controllata Terminal Container Ravenna (TCR), che avrebbero dovuto gestire l’imbarco.

L’arrivo del carico classificato come 1-B-4, quindi contenente esplosivi, era stato denunciato martedì da alcuni operatori portuali quando i camion che lo trasportavano erano ancora al confine tra l’Austria e l’Italia.

Il sindaco di Ravenna Alessandro Barattoni ha detto di aver fatto una verifica con le aziende portuali e di non aver ricevuto smentite. A quel punto insieme alla provincia e alla Regione è stata mandata una lettera raccomandata a Sapir per esprimere contrarietà al passaggio di armi sui terminal del porto, chiedendo di inserire nel codice etico delle aziende il “valore della pace” e il rispetto dei diritti umani. «Sono sempre più necessarie e urgenti prese di posizione chiare e nette da parte del governo italiano», ha detto Barattoni. «Non si può continuare a far finta di non vedere e non sapere che contribuire al massacro di Gaza è disumano».

Sapir e TCR hanno raccolto l’invito degli enti locali e hanno vietato l’ingresso dei carichi nei loro terminal. Nella serata di giovedì i camion sono ripartiti senza scaricare i container, non si sa verso dove.

Durante un question time in Senato, giovedì, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha chiarito che in quei container non c’erano armi e munizioni italiane: «Non serve autorizzazione per nulla che parta dai porti, quindi io non so nulla di cosa è successo perché non sono armi italiane e munizioni italiane, mi dispiace, non abbiamo parlato di armi italiane».

Martedì a Ravenna un migliaio di persone avevano partecipato alla manifestazione intitolata “Fuori Israele dal porto di Ravenna”, organizzata da una sessantina tra associazioni e comitati per opporsi al traffico di armi dal porto di Ravenna e al progetto chiamato UnderSec, che sviluppa tecnologie per la sicurezza marina e sottomarina nei porti, e a cui partecipa anche Israele.

L’attenzione sui carichi in transito al porto di Ravenna era già alta dopo che lo scorso giugno era stato scoperto un altro container carico di esplosivi arrivato via camion dalla Repubblica Ceca, e imbarcato su una nave diretta ad Haifa, dove è arrivato il 4 luglio.