L’amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel si è dimesso dopo 17 anni

Alberto Nagel nel 2024 
(Claudio Furlan/LaPresse)
Alberto Nagel nel 2024 (Claudio Furlan/LaPresse)

Alberto Nagel, amministratore delegato della nota banca di investimento Mediobanca, si è dimesso dopo 17 anni, e dopo aver trascorso la sua intera carriera all’interno di Mediobanca, dove lavorava dal 1991. Le sue dimissioni erano attese perché è stato uno dei più convinti oppositori dell’acquisizione da parte di MPS, cioè Monte dei Paschi di Siena, che la scorsa settimana è riuscita a comprare oltre il 60 per cento di Mediobanca con un’operazione molto discussa e dall’esito assai inaspettato. Si era molto esposto contro MPS, sottolineandone le logiche di potere e la mancata visione industriale. Dovrà ora essere sostituito dall’assemblea dei soci, che si terrà il 28 ottobre.

Mediobanca non è una classica banca commerciale; opera perlopiù come banca di investimento, specializzata nella gestione dei patrimoni e nelle grandi operazioni societarie tra aziende. È stata protagonista di gran parte del capitalismo del Novecento, ed era conosciuta un tempo come il «salotto buono della finanza». Nagel, prima da alto dirigente e poi da amministratore delegato, ha cercato di allontanarla da logiche politiche e clientelari per creare un istituto più profittevole e paragonabile ai grandi concorrenti europei: negli ultimi 10 anni il valore delle azioni di Mediobanca è triplicato.

Mediobanca è anche il primo azionista del grande gruppo assicurativo Generali: è una partecipazione non solo prestigiosa, perché le dà il compito di indirizzare la gestione di una delle più importanti società italiane, ma anche assai profittevole, cosa che fa gola a molti investitori. Secondo la lettura più condivisa dai commentatori, sarebbe stata proprio la partecipazione di Mediobanca in Generali la ragione per cui MPS ha deciso di tentare l’acquisizione. Nagel aveva tentato di liberarsene con un’operazione alternativa, che però non è riuscita.

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