Portare via le capre da Ginostra e Alicudi è un’impresa
In vent'anni sono diventate migliaia e oggi creano molti problemi agli abitanti delle due isole, che non vedono l'ora di levarsele di torno

Martedì sera un camion con una sessantina di capre si è imbarcato sul traghetto che ogni sera parte dall’isola di Alicudi per raggiungere il porto di Milazzo, in Sicilia. È il primo di tanti che nelle prossime settimane faranno lo stesso tragitto per tentare di liberare l’isola dalle capre inselvatichite che negli ultimi 20 anni l’hanno colonizzata.
Alicudi è un’isola vulcanica dell’arcipelago delle Eolie abitata stabilmente da un’ottantina di persone, da anni alle prese con i problemi causati dalla proliferazione delle capre, non originarie dell’isola: sono di razza girgentana, saanen e tibetana. Furono portate una ventina di anni fa da alcuni allevatori e fin da subito non fu semplice gestirle. Le capre iniziarono a scappare dai recinti e a rifugiarsi nelle zone disabitate, nella macchia mediterranea. Occuparono la parte più alta di Alicudi e il versante settentrionale della montagna, dove iniziarono a riprodursi senza controllo.
Fino a una decina d’anni fa il problema era sottovalutato, anzi la presenza delle capre suscitava più che altro curiosità tra i turisti. Dalle iniziali cinquanta, le capre divennero presto duecento, trecento, ora sono circa seicento e continuano a riprodursi, indisturbate. Col tempo sono diventate anche molto meno timorose: si avvicinano alle case per mangiare, rovinano i muri a secco dei terrazzamenti, divorano gli arbusti e le piante protette all’interno della riserva naturale, ostruiscono i sentieri.
A Ginostra, un paese sul versante sud occidentale dell’isola di Stromboli, il problema è lo stesso, perfino peggiore: gli abitanti stabili sono circa una quarantina, mentre le capre sono quasi duemila. Anche qui, come ad Alicudi, gli abitanti devono fare i conti con i danni causati da così tanti animali. Alla fine di agosto Mario Lo Schiavo, un abitante di Ginostra, ha scritto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella per sollecitare un intervento. Nell’appello ha scritto che le capre rovinano tutto e fanno scappare i turisti.
Negli ultimi tre anni l’amministrazione comunale di Lipari, da cui dipendono sia Alicudi che Ginostra, ha chiesto aiuto alla Regione Siciliana per trovare una soluzione. Nel 2023 sull’isola è arrivato un gruppo di ricercatori che per prima cosa ha contato le capre. Lo studio ha permesso anche di mappare il loro impatto sull’habitat naturale, in particolare sulle specie vegetali tipiche dell’isola, la cui diffusione è messa a rischio dalla voracità degli animali. La conclusione a cui sono arrivati i ricercatori è la stessa degli abitanti: l’unico modo per evitare ulteriori danni è portare le capre da un’altra parte.
Nel marzo del 2024 la Regione ha pubblicato un bando per regalare le capre agli allevatori disponibili ad andarsele a prendere. L’idea prometteva bene, ma non ha avuto molta fortuna: non si è fatto avanti nessuno, principalmente per via dei costi da sostenere per il trasporto. Negli ultimi mesi il comune è quindi tornato a chiedere un aiuto alla Regione e ha coinvolto anche la prefettura di Messina.
Alla fine la cattura e lo spostamento delle capre sono stati affidati agli operai forestali, che hanno iniziato a costruire i recinti per contenerle. Le capre vengono prese e messe nel recinto prima di essere fatte salire sui camion e portate in un’azienda siciliana di zootecnia. Le operazioni dovrebbero intensificarsi da ottobre, a stagione turistica ormai conclusa.
Due associazioni animaliste – LNDC Animal Protection e Vitadacani – hanno contestato il piano: secondo le associazioni, non ci sono sufficienti garanzie sulla salute degli animali in quanto gli accordi non escludono categoricamente la macellazione, e per questo hanno chiesto di riconoscere le capre come animali non DPA (non destinati alla produzione alimentare), una classificazione che eviterebbe il loro sfruttamento. Le associazioni hanno anche presentato una richiesta di accesso agli atti per verificare le autorizzazioni e i protocolli sanitari seguiti per le modalità di cattura e trasferimento.



