La storia del “truffatore di Tinder”

È stato arrestato Simon Leviev, diventato famoso per un documentario di Netflix del 2022

Simon Leviev in una foto tratta dal documentario di Netflix via IMDb
Simon Leviev in una foto tratta dal documentario di Netflix via IMDb
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Domenica in Georgia è stato arrestato Simon Leviev, il 34enne israeliano diventato noto per la serie di Netflix Il truffatore di Tinder (The Tinder Swindler), in cui viene accusato di aver usato la popolare app di incontri per circuire diverse donne e ottenere grandi somme di denaro. Quando uscì, nel febbraio del 2022, Il truffatore di Tinder diventò rapidamente il documentario più visto sulla piattaforma e contribuì a sensibilizzare il grande pubblico sul tema delle truffe affettive, un tipo di reato sempre più diffuso e difficile da gestire.

Leviev è nato a est di Tel Aviv nel 1990 ed è figlio di un rabbino. Alla nascita si chiamava Shimon Yehuda Hayut, ma cambiò cognome scegliendo quello di Lev Leviev, un miliardario israeliano conosciuto per il commercio di diamanti. Il documentario nacque da un’inchiesta del tabloid norvegese Verdens Gang chiamata proprio The Tinder Swindler (pubblicata anche in norvegese con il titolo Tinder-Svindleren), che raccontava come tra il 2017 e il 2019 Leviev avesse estorto l’equivalente di circa 8,5 milioni di euro a una serie di donne fingendosi proprio il figlio di Leviev.

Nel documentario alcune testimoni raccontano che Leviev si presentava come un imprenditore di successo, con uno stile di vita opulento, due assistenti e una guardia del corpo; corteggiava le ragazze su Tinder e poi le portava in posti eleganti e hotel di lusso con jet privati. Dopo aver guadagnato la loro fiducia, diceva che per via del suo lavoro era perseguitato da presunti nemici, e con il pretesto di essere in pericolo le convinceva a prestargli denaro o a intestargli carte di credito, per poi non ripagarle e non farsi più trovare.

Una delle donne intervistate nel documentario, la norvegese Cecilie Fjellhøy, racconta di avergli dato in totale quasi 230mila euro. Prima che si accorgesse che la stava truffando, Leviev stava già facendo la stessa cosa con la svedese Pernilla Sjoholm: in sostanza secondo il documentario estorceva denaro a una donna per potersi permettere uno stile di vita lussuoso con un’altra, e così via, il tutto riuscendo a eludere le autorità.

Il portavoce del ministero dell’Interno georgiano, Tato Kuchava, ha detto ad Agence France-Presse che Leviev è stato arrestato all’arrivo all’aeroporto di Batumi, nel sud-ovest del paese. Ha aggiunto che era ricercato con un mandato di arresto internazionale, ma non è chiaro per quali accuse e in quale paese. Il suo avvocato ha detto che non si conoscono ancora i motivi dell’arresto, e che Leviev stava viaggiando «in giro per il mondo da persona libera».

Quelle di cui è accusato Leviev vengono comunemente definite truffe affettive. Fanno leva sul coinvolgimento emotivo delle persone truffate, che spesso faticano a denunciare per la vergogna o il senso di colpa, e altrettanto spesso vengono sottovalutate dalle forze dell’ordine, se non ridicolizzate o minimizzate. Hayut ha sempre negato ogni accusa e dice di essere un vero imprenditore diventato ricco grazie ai bitcoin. Dopo l’uscita del documentario ha anche detto di volersi mettere in politica, sostenendo che la sua reputazione lo abbia reso immune alla pubblicità negativa.

Secondo le ricostruzioni fatte dalla stampa norvegese con l’aiuto del giornalista investigativo israeliano Uri Blau, Leviev aveva commesso furti e truffe già da ragazzo, e nel 2015 era stato condannato a tre anni di carcere in Finlandia, dove era stato trovato con diverse carte di credito e documenti falsi. Nel 2019 inoltre era stato arrestato in Grecia, estradato in Israele e condannato a 15 mesi di carcere per quattro capi d’accusa relativi a truffa, falso e furto (ne scontò solo cinque per via della pandemia da coronavirus). Gli fu anche ordinato di pagare l’equivalente di circa 40mila euro a titolo di compensazione per le vittime e altri 5.300 per aver avuto con sé un passaporto falso.

Leviev ha ricevuto diverse denunce anche negli ultimi due anni. La modella israeliana Kate Konlin, una sua ex fidanzata, lo ha accusato di abusi fisici ed emotivi, mentre Iren Tranov, un’altra donna, lo ha denunciato sempre in Israele per avergli estorto l’equivalente di circa 37mila euro, chiedendo il triplo dei danni. Nel marzo del 2024 è stato denunciato anche da Ruthy Leviev Yelizarov, la figlia dell’imprenditore Lev Leviev, secondo cui il fatto che si fosse finto un loro parente aveva danneggiato la reputazione della famiglia.

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