Il vicepresidente del Sud Sudan è stato accusato di omicidio, tradimento e crimini contro l’umanità

Il vicepresidente del Sud Sudan Riek Machar è stato accusato di omicidio, tradimento e crimini contro l’umanità per via del suo presunto coinvolgimento in un attacco alla base militare di Nasir, avvenuta a marzo, in cui sono morti più di 250 soldati. La notizia è stata data dal ministro della Giustizia Joseph Geng Akech.
L’attacco era stato compiuto dal White Army, un gruppo armato legato al gruppo etnico Nuer, di cui Machar fa parte: secondo il ministero della Giustizia il White Army avrebbe legami con Machar. A causa dell’attacco Machar, che è uno storico rivale del presidente Salva Kiir Mayardit (di etnia Dinka), era stato arrestato e messo agli arresti domiciliari.
In Sud Sudan, che si è reso indipendente dal Sudan nel 2011, ci fu una lunga guerra civile che provocò almeno 400mila morti tra il 2013 e il 2018: negli ultimi mesi si è parlato di una possibile ripresa dei conflitti interni proprio a seguito dell’arresto di Machar. Il presidente Salva Kiir è al potere dal 2011, dalla fondazione del paese, e da allora non sono mai state indette delle elezioni (erano previste a dicembre del 2024 ma sono state rinviate di due anni). Proprio la contrapposizione fra Kiir e Machar e fra i due diversi gruppi etnici da cui provengono aveva alimentato la sanguinosa guerra civile.
Un portavoce di Machar ha detto che le accuse rappresentano «una caccia alle streghe di tipo politico» e che il sistema giudiziario non è indipendente. Oltre a Machar sono stati accusati altri sette importanti funzionari del governo, tutti alleati di Machar, con accuse di tradimento, crimini contro l’umanità, omicidio, cospirazione, terrorismo e distruzione di proprietà pubbliche e beni militari.


