Cosa si dice dello spinoff di “The Office”

“The Paper” racconta la storia di un giornale malandato con gli stessi espedienti della nota serie di culto: in parte ci riesce e in parte no

Domhnall Gleeson in una scena di The Paper (Aaron Epstei, Peacock via IMDb)
Domhnall Gleeson in una scena di The Paper (Aaron Epstei, Peacock via IMDb)
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Il 4 settembre è uscita negli Stati Uniti The Paper, la sitcom ambientata nello stesso universo di The Office, una tra le serie di culto più amate e citate degli anni Duemila. Nata in origine come serie britannica, il remake statunitense di The Office diventò un riferimento tra le serie ambientate sul posto di lavoro, e il suo stile finto-documentaristico produsse moltissime imitazioni. Anche The Paper è fatta con lo stesso approccio, ma proprio la sua dipendenza da The Office e il fatto che per forza di cose attiri paragoni con uno dei prodotti televisivi di maggior successo di sempre finisce per metterne in mostra i limiti, che sono piuttosto evidenti.

La serie è stata pubblicata su Peacock, il servizio di streaming di NBC, il network che aveva prodotto The Office. Non ha ancora né una data di uscita in Italia né un distributore, ma ci si aspetta che a trasmetterla sarà Sky, che pubblica in Italia i contenuti di Peacock.

The Paper racconta la vita nella redazione del Toledo Truth Teller, un malandato quotidiano controllato dal conglomerato con sede a Toledo (Ohio) che ha acquisito la Dunder Mifflin, l’azienda produttrice di carta che era al centro di The Office. Negli anni Settanta il quotidiano impiegava oltre mille giornalisti e aveva uffici anche all’estero, ma adesso la carta che serve per produrlo è solo l’ultimo prodotto «in ordine di qualità» a cui si dedica l’azienda madre, dietro per esempio ai fogli copriwater, spiega all’inizio della prima puntata un suo dirigente.

La storia parte dal primo giorno di lavoro di Ned Sampson come direttore del giornale, guidato dalla caporedattrice Esmeralda Grand. Lui è interpretato dall’attore irlandese Domhnall Gleeson, e anche se non ha alcuna esperienza in una redazione vuole fare un giornalismo fatto bene, con tutte le difficoltà del caso. Lei invece ha trasformato la versione online del quotidiano in una cloaca di banner pubblicitari e contenuti sensazionalistici, ed è a sua volta un personaggio esuberante e caricaturale interpretato da Sabrina Impacciatore, la comica italiana molto richiesta negli Stati Uniti grazie al ruolo in White Lotus.

Al Toledo Truth Teller la sola persona operativa che abbia esperienza come giornalista è Mare Pritti (Chelsea Frei), e poi c’è una manciata di addette e addetti agli abbonamenti, alla vendita delle pubblicità e alla contabilità. Tra loro c’è anche Oscar Martinez (Oscar Nuñez), che faceva lo stesso lavoro alla Dunder Mifflin e, visti i traumi con il suo ex capo (Michael Scott, cioè Steve Carell), è contrario a farsi riprendere dalla troupe che segue l’ufficio. The Paper era stata annunciata nel maggio del 2024 e ancora prima di andare in onda è stata rinnovata per una seconda stagione.

La nuova sitcom ha molto in comune con The Office, compreso il modo in cui è girata, dalle riprese quasi nascoste alle interviste ai dipendenti. E non è una sorpresa, visto che uno dei suoi creatori è Greg Daniels, lo stesso che adattò la versione inglese di The Office negli Stati Uniti (l’altro è Michael Koman, che a sua volta ha ideato Nathan for You con Nathan Fielder, uno dei comici più originali e audaci della tv nordamericana).

Chi conosce bene l’originale noterà subito il cameo di Bob Vance, il marito di Phyllis della Dunder Mifflin, o la somiglianza tra il personaggio di Barry (Duane Shepard), un giornalista molto anziano e molto assente, a quelli di Stanley o Creed di The Office. The Paper però è molto più incentrata sul lavoro dei personaggi, e in generale è meno imbarazzante e piena di disagio (in una parola: cringe) rispetto alla serie a cui è ispirata.

Per il sito di cinema e tv RogerEbert.com, è «intelligente, spigliata e affabile, ma anche una specie di lettera d’amore agli aspetti più nobili della professione», mentre per il Financial Times coglie le tensioni del giornalismo moderno tra idealismo e affaticamento del settore. Per fare un esempio, a un certo punto Ken, il dirigente, chiede a Ned quale sia «il Wordle del Toledo Truth Teller», riferendosi al popolarissimo gioco di parole online del New York Times, e ricorda che il pubblico principale del giornale è la gente seduta sul water.

Anche per l’Hollywood Reporter è una serie divertente ma ha alcuni problemi evidenti, a partire dal modo in cui romanticizza i quotidiani cartacei. Alla trama ambientata nei giorni nostri, per dire, sono affiancati dei flashback in bianco e nero in cui l’editore del Toledo Truth Teller racconta come negli anni Settanta il giornale servisse per mantenere la democrazia nel paese.

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Una delle critiche più diffuse è che il modo in cui The Paper racconta i media, la cultura di Internet e la società non sembra particolarmente originale, né rispetto a The Office, né ad altri mockumentary più recenti. Secondo il Guardian, se confrontata per esempio con Abbott Elementary, è superata e mediocre. La critica principale di Slate invece è che i personaggi non sembrano autentici e che il loro umorismo non risulta credibile. Secondo James Poniewozik, il principale critico televisivo del New York Times, la serie non ha una propria identità e non sa bene dove andare a parare. Per questo secondo lui The Paper finisce per individuare anche un’altra istituzione «i cui fasti appartengono ormai al passato: la sitcom di successo intelligente e imperdibile di NBC».

Le recensioni fatte fin qui dicono che nella seconda metà della stagione la sceneggiatura migliora, e alcune ricordano che anche The Office ci aveva messo un po’ a ingranare, per cominciare ad avere successo solo dalla seconda. Per il sito di cinema e tv Screen Rant per il momento è molto più simile a Parks and Recreation che a The Office, riferendosi alla serie leggera e ottimista che aveva per protagonista Amy Poehler nei panni di Leslie Knope, la vicedirettrice del dipartimento che si occupa della manutenzione dei parchi pubblici della città fittizia di Pawnee, nell’Indiana.

Concorda anche il Washington Post, secondo cui potrebbe mettere d’accordo i fan di una e dell’altra: se da un lato mescola elementi che nelle vecchie serie funzionavano, ma in un modo che non sempre ha senso, dall’altro riesce comunque a far ridere e ha creato un universo che potrà crescere nel tempo.

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