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  • Domenica 7 settembre 2025

La rapidità con cui Carlo Acutis è diventato santo

Solo per Giovanni Paolo II e Madre Teresa di Calcutta ci è voluto meno tempo, anche perché dal 1983 le regole si sono allentate

di Francesco Gaeta

Un'immagine di Carlo Acutis appesa sulla basilica di San Pietro prima della cerimonia di canonizzazione, 4 settembre 2025 (AP Photo/Domenico Stinellis)
Un'immagine di Carlo Acutis appesa sulla basilica di San Pietro prima della cerimonia di canonizzazione, 4 settembre 2025 (AP Photo/Domenico Stinellis)
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Se non fosse morto di leucemia a soli 15 anni, oggi Carlo Acutis di anni ne avrebbe 34 e non sarebbe diventato santo. Il 7 settembre a Roma è stato infatti proclamato tale da papa Leone XIV. È uno dei santi più giovani della storia, di certo tra quelli più veloci a diventarlo: Acutis è morto nel 2006, quindi sono bastati 19 anni. Solo per Giovanni Paolo II e Madre Teresa di Calcutta ne sono serviti di meno. I motivi di tanta rapidità sono molti.

Come Wojtyla, Acutis era già diventato santo per la gente prima che per il Vaticano. Al riguardo, la Chiesa parla di «fama di santità», che un documento del 2007 definisce come «l’opinione diffusa tra i fedeli circa la purità e l’integrità di vita del servo di Dio». È il primo punto da considerare quando ci si chiede come e perché venga avviato il processo di canonizzazione di una persona, con il quale può diventare poi santa: la «fama di santità» è una delle condizioni preliminari per la canonizzazione. Secondo la Congregazione delle cause dei Santi, che è l’organismo del Vaticano competente e che ha pubblicato quel documento, si è santi perché a volerlo – o a suggerirlo – sono i fedeli prima che la Chiesa. È accaduto proprio con Giovanni Paolo II, acclamato dalla folla «santo subito» in piazza San Pietro. In qualche modo è successo anche con Carlo Acutis, il santo più contemporaneo della Chiesa cattolica.

Nel suo caso, i segnali della «fama di santità» sono stati precoci e presto amplificati sui social, come non era mai successo prima. È una fama che si traduce in cose molto concrete. Ci sono innanzitutto cose a lui appartenute e perfino parti del suo corpo già diventate reliquie, e poi arrivate in luoghi lontani dove sono oggetto di culto ma anche di preoccupazione per la Chiesa, da sempre attenta a mantenere il monopolio sulla devozione popolare. Il postulatore di Acutis, cioè la persona che si occupa di coordinare il processo di canonizzazione, ha dovuto chiarire con un appello che è bene vigilare sulle false reliquie che lo riguardano e affidarsi al vescovo competente.

Il processo di canonizzazione viene chiamato così perché è un processo vero e proprio, articolato in varie fasi, in cui viene esaminata scupolosamente la vita della persona in questione alla ricerca di prove che la possano rendere santa per la Chiesa. “Canonizzazione” invece si riferisce al fatto che alla fine del processo il papa inserisce la persona nel catalogo dei santi.

Un altro segnale della «fama di santità» di Acutis è legato alla sua tomba, che dal 2019 si trova nel santuario della Spogliazione di Assisi, città cara alla famiglia Acutis (hanno anche una casa lì). Il corpo è esposto in una teca di cristallo, abbigliato semplicemente con felpa e scarpe da ginnastica. Il volto è coperto da una maschera in silicone molto realistica. Oggi la teca è meta di un flusso ininterrotto di pellegrini. Secondo la diocesi di Assisi nel 2025 potrebbero arrivare a circa due milioni. Intorno alla chiesa, i negozi vendono souvenir ispirati alla sua vita: magneti da frigorifero, T-shirt, cartoline, foto.

La tomba di Acutis ad Assisi, 1° marzo 2025 (AP Photo/Gregorio Borgia)

Per chi guarda alla cosa con occhi da profano, Carlo Acutis, santo giovanissimo, è perfetto per un tempo in cui la Chiesa fa ancora i conti con gli scandali di abusi sessuali, e ha un forte bisogno di esempi positivi da proporre ai fedeli. In questa storia insomma c’è una grande fama di santità che incrocia una grande fame di santità.

Tutto questo non spiega chi sia stato realmente Carlo Acutis. Sebbene non ci siano eventi apparentemente notevoli nella sua vita, parlando con chi lo ha conosciuto emerge comunque il profilo di una persona con una certa precoce sensibilità. Nacque nel 1991 in una famiglia molto benestante, ed ebbe una vita agiata: sport, viaggi, interessi culturali e scuole private. Il padre, figlio del fondatore della compagnia Vittoria Assicurazioni, per qualche anno lavorò a Londra e poi tornò a Milano con la famiglia. Lì Carlo frequentò le elementari alle scuole delle suore Marcelline, in centro.

Suor Miranda Moltedo, che all’epoca dirigeva quella scuola, lo ricorda come un bambino «pensoso, che ascoltava molto. Sapevamo che la famiglia era molto abbiente, ma il modo in cui Carlo si comportava, i suoi modi o i vestiti non lo lasciavano trasparire. Sapevamo che erano credenti, ma io me ne accorsi per caso, per il fatto che la madre mi portò una volta un libro di religione chiedendomi dei consigli: il figlio le faceva delle domande e lei sembrava avere bisogno di aiuto per rispondere».

Nei suoi pochi anni di vita, Acutis fece in tempo a mostrare un talento e un interesse per le cose digitali. Nella scheda della Congregazione dei Santi che lo riguarda, si legge che negli anni del liceo si occupò del sito internet della sua parrocchia milanese, che progettò il sito per il volontariato dell’Istituto Leone XIII (la sua scuola), e che ne fece anche un altro dedicato ai “Miracoli eucaristici”, «un’ampia rassegna fotografica con descrizioni storiche dei principali miracoli ricono­sciuti dalla Chiesa». I documenti della Congregazione dei Santi parlano anche di una frequenza quotidiana alla messa e al rosario, e di una devozione particolare alla Madonna e a san Francesco.

C’è poi un altro livello di questa biografia, più intimo e per certi aspetti misterioso, come del resto è sempre anche la fede religiosa di una persona. A descriverlo è stata in questi anni la madre, Antonia Salzano. Lo ha fatto molto diffusamente e intensamente, in interviste a media cattolici, in tv e in molti video che circolano online.

Ciò che Salzano ha raccontato mostra un lato privato di Acutis, e testimonia anche come l’attivismo di Salzano stessa abbia avuto un ruolo nella creazione e amplificazione della «fama di santità» del figlio. In un lungo e ben documentato articolo dell’Economist, la donna viene definita la «forza trainante» della causa di canonizzazione, anche perché «assunse giornalisti per scrivere libri su di lui, e grafici e artisti per produrre dipinti, poster e santini usando la sua immagine». Salzano ha detto di avere avuto un’educazione cattolica, ma che questo non si era poi tradotto in una pratica religiosa assidua. Finché Acutis, ad appena quattro anni, le rivelò che il nonno materno morto poco tempo prima gli era apparso in sogno in purgatorio, chiedendo di pregare per lui. Secondo Salzano, quell’episodio risvegliò in lei la fede.

In un libro firmato con il giornalista Paolo Rodari (Il segreto di mio figlio. Perché Carlo Acutis è considerato un santo) Salzano ha ripercorso la malattia di Carlo, che fu molto rapida, e il modo in cui il figlio la affrontò: «Senza saperlo si era costruito la possibilità di vivere quel momento in quel modo. Se l’era costruita con anni vissuti sotto la luce di Dio, sotto la sua protezione continuamente richiesta».

Salzano ha aggiunto che «i primi miracoli mio figlio li fece il giorno del funerale. Una signora che aveva un cancro al seno invocò Carlo e guarì. Un’altra che non riusciva ad avere figli lo pregò e poco dopo il funerale scoprì di essere incinta».

Antonia Salzano alla cerimonia di intitolazione a suo figlio della Casa dello studente dell’ALER a Milano, 12 settembre 2023 (Rossella Papetti/LaPresse)

Non ci sono riscontri a queste affermazioni nei documenti sulla canonizzazione del figlio. Ma secondo alcuni testimoni con cui il Post ha parlato, al funerale che si tenne nell’ottobre 2006 nella chiesa milanese di Santa Maria Segreta accadde qualcosa di inedito anche per chi lo aveva conosciuto. Valentina Quadrio, che era stata la maestra di Acutis alle elementari, ricorda come quel giorno «in chiesa ci fosse molta più gente di quanto mi aspettassi. Mi colpì la presenza di molte persone dall’aspetto dimesso». Secondo Quadrio tra di loro c’erano molte persone senza dimora che Acutis aveva aiutato. «Io avevo mantenuto contatti con lui anche dopo le elementari, ma non ne sapevo nulla. Non era uno che parlava di quelle cose».

Che fosse religioso era noto ai suoi amici, anche se lui lo mostrava molto poco. Racconta Federico Oldani, che fu suo compagno alle medie e lo frequentò anche dopo: «Era giocoso, estroverso, simpatico. Sapeva programmare al computer, ma si intendeva di musica e amava i videogiochi». Oldani dice di avere sempre saputo della fede di Acutis, «ma lui sapeva che non ero credente e non era un tema del tempo che passavamo insieme. Aveva però una sensibilità fuori dall’ordinario, molto più matura della sua età». Oldani aggiunge che «la santità è una parola misteriosa, per chi come me non crede. Eppure la vita di Carlo mi interroga ancora oggi. Era come se vedesse più profondamente degli altri, sentisse più degli altri, ma senza alcuna pesantezza. Soprattutto era molto discreto, proprio il contrario del “santo influencer” di cui a volte si parla».

Proprio Oldani, nel 2011, fu tra le persone che avviarono l’Associazione Amici di Carlo Acutis, che contribuì a diffondere il racconto della sua vita rendendo più facile, poi, aprire una causa di canonizzazione. Fu il cardinale Angelo Scola, all’epoca arcivescovo di Milano, a farlo.

La rapidità con cui Acutis è diventato santo si spiega anche con il fatto che dal 1983 diventare santi è molto più semplice. È stato papa Giovanni Paolo II a volerlo con un documento intitolato Divinus Perfectionis Magister. La fase istruttoria si svolge appunto nella diocesi dove il candidato ha vissuto, con minor coinvolgimento diretto di Roma e tempi più ridotti. Il Vaticano interviene con verifiche successive a questa fase di avvio. Inoltre, si è ridotto il numero dei miracoli necessari (uno per ogni fase, che sono tre in tutto). Anche per questi motivi, Wojtyla ha potuto proclamare 482 santi, più di tutti i suoi predecessori.

Le verifiche della Santa Sede richiedono quasi sempre l’intervento di una commissione medica che esamina gli «eventi miracolosi» con l’obiettivo di escludere una spiegazione scientifica. I tempi variano da caso a caso. Nel caso di Acutis gli eventi qualificati come miracolosi sono state due guarigioni. La prima, secondo la Chiesa, sarebbe avvenuta in Brasile nel 2013: un bambino di quattro anni, affetto da una grave malformazione congenita che gli impediva di trattenere il cibo, avrebbe smesso di vomitare dopo aver toccato una reliquia di Acutis. Il secondo «evento miracoloso» è del 2022: una studentessa della Costa Rica, gravemente ferita in un incidente stradale a Firenze, si riprese dopo una visita della madre alla tomba di Acutis. Per la verifica del primo miracolo sono serviti circa 73 mesi, ne sono bastati 23 per il secondo. Sono tempi molto rapidi anche per le nuove regole introdotte da Wojtyla.

Alle verifiche mediche si sono aggiunte quelle di tipo teologico, che a volte possono essere ancora più lunghe. Non per Acutis, che non ebbe il tempo di scrivere molto, ma per esempio furono molto lunghe le verifiche su Antonio Rosmini, filosofo cattolico morto nel 1855 e beatificato da Benedetto XVI nel 2007. L’esame dei molti libri che aveva scritto durò anni e aumentò i costi della causa.

Tutte queste verifiche sono infatti consulenze da retribuire. Papa Francesco stabilì in un documento del 2016 che la Santa Sede sostenesse le spese delle canonizzazioni nella loro fase romana e vigilasse «perché gli onorari siano contenuti». Chi promuove la causa – che sia un privato cittadino, una famiglia o un’associazione – deve comunque versare un contributo a sostegno delle spese. Al termine, i soldi che eventualmente sono rimasti vanno in un «fondo di solidarietà» che serve ad altre cause di canonizzazione, evitando così che possano essere avviate solo da chi ha i mezzi per farlo. Tutto questo, dice il documento del 2016, per rispettare «la natura peculiare di bene pubblico delle cause di canonizzazione».