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  • Giovedì 4 settembre 2025

Una delle più grosse inchieste sulla cannabis light è finita nel nulla

Dopo più di due anni sono state dissequestrate infiorescenze per 18 milioni di euro, che però a questo punto non si possono più vendere

Una pianta di cannabis light
Una pianta di cannabis light (Antonio Masiello/Getty Images)
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Un giudice del tribunale di Torino ha archiviato le accuse nei confronti di 14 persone coinvolte in una delle più grosse inchieste aperte sulla cannabis light, che prima della legge approvata lo scorso aprile poteva essere prodotta e venduta senza problemi. L’inchiesta era stata aperta più di due anni fa e le persone erano state accusate di produzione, traffico e detenzione di sostanze stupefacenti. Erano state coinvolte diverse aziende e in totale erano state sequestrate quasi 2 tonnellate di infiorescenze dal valore di circa 18 milioni di euro. Il giudice ha accolto la richiesta di archiviazione presentata dal pubblico ministero che aveva definito l’attività «essenzialmente lecita».

Negli ultimi anni sono state aperte diverse indagini simili che hanno creato non pochi problemi ai produttori e ai commercianti di cannabis light.

Quasi tutte le inchieste si basavano su interpretazioni diverse e fuorvianti della legge, e sul principio che la cannabis light sia una sostanza stupefacente. In realtà la cannabis light ha un livello molto basso di THC, il componente psicoattivo comunemente associato all’effetto stupefacente della marijuana, mentre contiene maggiori quantità di CBD, principio attivo che provoca un più blando effetto di rilassatezza.

Fino allo scorso aprile in Italia la coltivazione e la vendita della cannabis light erano concessi grazie a un vuoto legislativo della legge 242 del 2 dicembre 2016, approvata per regolamentare la coltivazione della canapa per fini industriali. La legge permetteva a chiunque di coltivare cannabis senza autorizzazioni se i prodotti erano idonei alla produzione di alimenti e cosmetici, di materiale destinato alla bioedilizia, all’attività didattica o alla ricerca, alla bonifica di siti inquinati, al florovivaismo (la coltivazione di fiori).

La legge non faceva esplicito riferimento al consumo ricreativo: la mancanza di un preciso divieto aveva permesso alle aziende di coltivare la cannabis light senza avere conseguenze legali. Negli anni c’erano state diverse sentenze, anche della Corte di Cassazione, che avevano permesso il commercio di cannabis light e soprattutto avevano escluso che sia una sostanza stupefacente (poi ad aprile la coltivazione e la vendita sono stati resi illegali).

Questa interpretazione aveva permesso di sviluppare un nuovo settore e l’apertura di circa tremila nuove aziende tra negozi e aziende agricole. Nell’inchiesta avviata dalla procura di Torino ne erano state coinvolte diverse tra le province di Torino, Cuneo, Forlì-Cesena, Lecce, Milano, Monza-Brianza e Rimini. Nel giugno del 2023 i carabinieri dei NAS (il nucleo antisofisticazioni e sanità) avevano perquisito 49 tra appartamenti, negozi e aziende agricole da cui erano state sequestrate quasi 2 tonnellate di infiorescenze.

Secondo i carabinieri, la cannabis light sequestrata aveva livelli di THC alti al punto da giustificare una «concreta capacità drogante». Due consulenze tecniche e chimiche condotte negli ultimi mesi hanno escluso questa accusa.

Solo una piccola parte di cannabis light era stata trovata con livelli di THC sopra la soglia, ma non era stata ancora sottoposta ai controlli previsti dai protocolli prima della vendita. Le aziende, alcune delle quali avevano anche collaborazioni con università, hanno dimostrato di seguire regole precise per gestire le infiorescenze con livelli di THC risultati sopra la soglia di legge.

Il tribunale ha ordinato il dissequestro della merce e la restituzione alle aziende coinvolte, che tuttavia non possono più venderla, con un danno complessivo da circa 18 milioni di euro: non è più conforme agli standard di qualità e soprattutto violerebbe la legge approvata dal governo lo scorso aprile che ha reso illegale l’intero settore della cosiddetta cannabis light, dalla coltivazione alla vendita.