La legittimazione intellettuale di Dwayne “The Rock” Johnson

La sua interpretazione in “The Smashing Machine” è stata la sorpresa della Mostra del cinema di Venezia, e l'avrebbero detto in pochi

di Gabriele Niola

(Elisabetta A. Villa/Getty Images)
(Elisabetta A. Villa/Getty Images)
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La comparsa alla Mostra del cinema di Venezia di Dwayne Johnson, noto come The Rock negli anni in cui è stato un wrestler e per la prima parte della sua carriera da attore, è stata uno degli eventi più inconsueti dell’edizione del festival di quest’anno. Johnson è l’attore più pagato del mondo, ha recitato in alcuni dei film di maggiore incasso degli ultimi dieci anni, è un imprenditore e c’è stato un momento in cui sembrava fosse seriamente intenzionato a intraprendere una carriera politica per diventare presidente degli Stati Uniti. L’unica cosa che mancava era una legittimazione intellettuale.

In passato non aveva mai dato l’impressione di tenerci, ma The Smashing Machine, il film presentato a Venezia di cui è protagonista, è diverso dai suoi soliti. È una storia drammatica e seria, paragonabile per stile e sentimentalismo a The Wrestler di Darren Aronofsky. La sorpresa per molti è stata che Johnson è anche molto bravo.

C’era stato già un precedente in realtà, un film che girò nel 2013 intitolato Pain & Gain e diretto da Michael Bay. Era una commedia con un po’ d’azione, tratta da una storia vera, i cui protagonisti sono due palestrati piuttosto stupidi. In quell’occasione era stato evidente a tutti che Johnson fosse molto più bravo di quel che poteva trasparire da film come Fast & Furious, La mummia e simili. Ha grandi capacità di commedia ed è capace di interpretare un personaggio complicato e ambiguo.

Dopo quel film però la sua carriera aveva proseguito con film ancora più grandi, sequel, franchise e remake come la serie Jumanji o come Red Notice, che fino alla scorsa settimana era il film più visto di sempre su Netflix in tutto il mondo. Adesso, dopo aver doppiato un personaggio del film di Disney Oceania, lo interpreterà nel remake con attori che è in produzione.

The Smashing Machine invece è un film di Benny Safdie, uno dei due fratelli Safdie che avevano fatto Diamanti grezzi, film che a sua volta aveva un interprete particolare e non sempre da film d’autore come Adam Sandler, e aveva fatto molto parlare di sé. The Smashing Machine racconta la storia vera di un ex wrestler, proprio come Dwayne Johnson, chiamato Mark Kerr, che fu tra i primi combattenti delle arti marziali miste alla fine degli anni ’90, quando non erano ancora uno sport seguito come oggi.

– Leggi anche: Ascolta la puntata del podcast di Gabriele Niola da Venezia su “The Smashing Machine”

Johnson è il protagonista assoluto e il film è il racconto della personalità di questo omone molto tenero e sensibile, in difficoltà con la gestione delle emozioni. Quindi è un film di recitazione, in cui la performance è cruciale per la riuscita degli intenti della produzione. Johnson recita con diverse protesi in volto che gli modificano un po’ la faccia per assomigliare a Kerr, ha aggiunto un po’ di massa alle sue già ragguardevoli dimensioni e mantiene un tono tenero e vulnerabile per tutto il film, con alcuni momenti commoventi riusciti. L’uscita italiana è prevista per il 19 novembre.

Sul tappeto rosso del film il presidente della Biennale Pietrangelo Buttafuoco e il direttore della mostra del cinema Alberto Barbera si sono fatti fotografare con Dwayne Johnson, come di rito, e nel video ufficiale si può sentire Barbera congratularsi con lui e ringraziarlo vivamente per la presenza. In risposta, Johnson appare molto grato per le parole di lode che il direttore ha speso su di lui in conferenza stampa, in effetti una forma di legittimazione poco immaginabile fino ad alcuni anni fa.

Il film è stato apprezzato dalla critica, anche se sembra un po’ più da quella europea che da quella americana, e la società che lo distribuisce negli Stati Uniti è la A24, nota per essere molto abile nelle campagne per gli Oscar. The Smashing Machine è presentato a Venezia in concorso, quindi è eleggibile per i premi e sembra comunque scontato che sarà un contendente per gli Oscar, anche perché si presta molto bene a correre per un premio, specialmente quello per il miglior attore protagonista. È il tipo di parte, di trasformazione e di sentimentalismo che in passato hanno portato a premi o candidature.

Johnson poi è un grande promotore di sé stesso e fa sempre delle grandi campagne marketing per i suoi film: è capace di adattarsi a tutti i tipi di contesti a ogni livello, per assecondare il pubblico. Alla mostra di Venezia si è presentato in conferenza stampa con degli inediti occhiali da vista e ha espresso dubbi su una carriera intera passata a inseguire gli incassi: «Quando lavori a Hollywood tutto riguarda gli incassi. Insegui gli incassi e il successo può essere così grande e rumoroso da assordarti fino a confinarti in un angolo e in una categoria. Questa è la tua corsia, questo è quello che fai e questo è quello che Hollywood vuole che tu sia».

Quello di The Smashing Machine è inoltre un personaggio come Johnson non ne ha mai interpretati, il primo a mostrare debolezze e fragilità. Nei molti grandi film che ha interpretato infatti ha creato per sé una versione particolare del classico eroe americano, coraggioso e impavido come si conviene, ma anche sempre sensibile, molto spesso con una figlia femmina piccola a carico, mai in cerca di donne. Così tanto che, da quando è diventato famoso e importante, sono rarissime le scene di bacio nei suoi film e quando arrivano sono estremamente caste.

È diventato insomma l’uomo affidabile, sempre a comando ma con atteggiamento buono, giusto, retto e compassionevole per eccellenza. Immagine che ha assecondato anche sui suoi social media. Addirittura anche nella serie Fast & Furious, in cui era entrato come cattivo, è diventato buonissimo. In molti sostengono che la costruzione di questa immagine molto coerente fosse funzionale a una carriera politica, cioè a creare nel pubblico americano un’identificazione tra lui e il leader perfetto. Recentemente ha però detto che quell’idea è stata accantonata.