Gli Houthi hanno detto che nell’attacco israeliano di giovedì in Yemen sono stati uccisi il primo ministro e altri ministri del gruppo

Un uomo guarda la TV che trasmette un servizio che annuncia l'uccisione del primo ministro del governo degli Houthi, Ahmed al Rahawi, il 30 agosto 2025 a Sana’a, in Yemen (ANSA/EPA/YAHYA ARHAB)
Un uomo guarda la TV che trasmette un servizio che annuncia l'uccisione del primo ministro del governo degli Houthi, Ahmed al Rahawi, il 30 agosto 2025 a Sana’a, in Yemen (ANSA/EPA/YAHYA ARHAB)

Sabato il gruppo politico armato sciita degli Houthi ha detto che il bombardamento compiuto dall’esercito israeliano giovedì sulla capitale dello Yemen, Sana’a, ha ucciso il primo ministro del loro governo, Mujahid Ahmad Ghaleb al Rahwi, e diversi ministri, le cui identità non sono state rese note. Gli Houthi sono sostenuti dall’Iran e dal 2014 controllano un’ampia parte del territorio dello Yemen, inclusa Sana’a, dove hanno insediato un governo parallelo rispetto a quello riconosciuto dalla comunità internazionale, che invece si trova ad Aden, nel sud del paese.

Rahwi era stato nominato circa un anno fa e aveva un ruolo principalmente di rappresentanza, dato che le decisioni erano di fatto prese dal suo vice, Mohamed Moftah, a cui oggi sono stati formalmente assegnati i poteri di primo ministro.

Israele ha detto che tra gli obiettivi dell’attacco di giovedì c’erano diversi importanti esponenti degli Houthi, tra cui il capo di stato maggiore Muhammad al Ghamari e il ministro della difesa Mohamed al Atifi, che ricopre questo incarico dal 2016 ed è uno dei più influenti membri del gruppo. Non è chiaro se tra le persone uccise ci siano anche loro.

Dall’inizio dell’invasione israeliana della Striscia di Gaza gli Houthi hanno attaccato diverse volte il territorio israeliano con lanci di missili come forma di sostegno ad Hamas e alla causa palestinese, e Israele a sua volta ha risposto con ripetuti bombardamenti sullo Yemen. Il giorno prima del bombardamento su Sana’a gli Houthi avevano rivendicato la responsabilità di un lancio di missili verso Israele, che era stato intercettato e che a sua volta era una risposta a un attacco israeliano di pochi giorni prima.

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