Un’incursione israeliana arrivata a venti chilometri da Damasco
Israele ha fatto un'altra operazione militare in Siria, sempre con gli stessi obiettivi: questa volta però spingendosi un po' più in là

Nella notte fra mercoledì e giovedì l’esercito israeliano ha compiuto un’operazione di terra nella base militare di Kiswah, in territorio siriano, a una ventina di chilometri dalla capitale Damasco. L’incursione è durata alcune ore ed è stata la prima dalla fine del regime siriano di Bashar al Assad ad arrivare così lontano dal confine tra i due paesi.
Decine di soldati israeliani sono entrati nella base, arrivando a bordo di elicotteri. Aerei da guerra israeliani hanno bombardato attorno all’area per proteggere l’operazione, durante la quale non ci sono stati scontri con l’esercito siriano. L’attacco era stato preparato la notte precedente con alcune incursioni di droni sulla zona di Kiswah, in cui erano stati uccisi sei soldati siriani.
Israele compie attacchi contro la Siria sin dai primi giorni del nuovo governo di Ahmad al Sharaa, che prima di diventare presidente era a capo del gruppo armato che rovesciò il regime di Bashar al Assad alla fine dello scorso anno. Israele era nemico del regime di Assad e combatté tre guerre contro la Siria governata da Bashar e dal padre, Hafez. Ancora oggi però continua a diffidare del governo siriano, e da mesi sta cercando di sfruttare la sua debolezza per consolidarsi militarmente nelle zone di confine.

Il presidente siriano Ahmad al Sharaa, il 7 maggio 2025 (Stephanie Lecocq/Pool via AP)
Israele non ha commentato l’operazione militare nella base di Kiswah, né indicato cosa volesse ottenere. Molti bombardamenti degli ultimi mesi in Siria hanno avuto l’obiettivo di distruggere armi e mezzi militari di cui il nuovo governo siriano era entrato in possesso dopo il rovesciamento del regime di Assad. È possibile che Israele abbia compiuto anche l’ultima operazione per indebolire le capacità militari siriane prima di firmare un «accordo di sicurezza» tra le due parti, che stabilisca le condizioni affinché Israele smetta di bombardare la Siria. Domenica Al Shaara aveva detto che le trattative erano in «stato avanzato».
Secondo Charles Lister, rispettato esperto di Siria, da quando è finito il regime di Assad Israele ha condotto 954 bombardamenti e 421 operazioni di terra in territorio siriano.
Le precedenti operazioni di terra erano state tutte nella Siria meridionale, più vicino al confine con Israele e alle alture del Golan, dove l’esercito israeliano ha occupato dei territori con l’obiettivo di creare una più ampia “zona cuscinetto” a protezione dei suoi confini. La Siria non ha mai risposto militarmente, ma ha denunciato più volte le aggressioni a livello internazionale.

Un checkpoint dell’esercito siriano (AP Photo/Omar Sanadiki)
Alcune di queste operazioni militari, compreso il bombardamento di Damasco dello scorso luglio, sono state giustificate con la volontà di proteggere la minoranza drusa nel sud della Siria, coinvolta in scontri violenti con gruppi jihadisti e forze di sicurezza siriane. Il governo israeliano ha una relazione particolarmente stretta con la comunità drusa.
Sulle trattative in corso tra Siria e Israele per fare un «accordo di sicurezza» non ci sono tante informazioni. Secondo funzionari informati sulle trattative citati dal Wall Street Journal, le richieste israeliane comprenderebbero: la creazione di una zona demilitarizzata fra la capitale Damasco e il confine con Israele; la protezione della minoranza drusa, con la creazione di un cosiddetto “corridoio umanitario”; l’impegno per la Turchia a non armare il governo siriano.



