Un autunno difficile per gli stabilimenti di Stellantis

Da settembre partono i contratti di solidarietà a Mirafiori, Termoli e Pomigliano, che servono al gruppo per prendere altro tempo

Un operaio nello stabilimento Stellantis di Mirafiori (Alberto Gandolfo/LaPresse)
Un operaio nello stabilimento Stellantis di Mirafiori (Alberto Gandolfo/LaPresse)
Caricamento player

Giovedì il gruppo automobilistico Stellantis ha fatto un accordo con i sindacati per attivare dal primo settembre al 31 gennaio i contratti di solidarietà nello stabilimento di Mirafiori a Torino. La stessa decisione era stata presa anche per altre due fabbriche del gruppo, a Termoli, in Molise, e a Pomigliano d’Arco, in Campania.

I contratti di solidarietà sono accordi tra dipendenti e datori di lavoro con cui si cerca di evitare misure più drastiche, come i licenziamenti, riducendo l’orario di un gruppo di lavoratori e quindi il costo per l’azienda. Con i contratti di solidarietà l’azienda può anche accedere alla cassa integrazione, che compenserà in parte la riduzione dello stipendio dei dipendenti coinvolti. Sono una misura che di solito serve ad affrontare un momento di temporanea riduzione delle vendite e quindi della produzione, ma per Stellantis sono soprattutto un modo per prendere tempo in una crisi ormai strutturale, dovuta a anni di scelte poco lungimiranti e a una crisi più generalizzata del settore auto.

L’azienda è lontanissima dai suoi obiettivi di produzione. L’ex amministratore delegato Carlos Tavares aveva promesso al governo italiano che Stellantis sarebbe tornata a produrre almeno un milione di veicoli in Italia entro il 2030, ma nel 2024 il gruppo automobilistico ne ha prodotti circa 500mila, tra macchine e veicoli commerciali (furgoni, van, autocarri). E il 2025 è partito ancora peggio: da gennaio a giugno ne sono stati prodotti 221.885.

A Mirafiori – che ha poco più di 10mila dipendenti – i contratti di solidarietà prevedono una riduzione in media dell’80 per cento dell’orario di lavoro per quasi 2.300 operai. Servono per aspettare l’arrivo della tanto attesa produzione della Fiat 500 ibrida, annunciato lo scorso anno, che consentirebbe di aumentare di nuovo i livelli produttivi e quindi di far tornare gli operai a lavorare.

Era da anni che sindacati e istituzioni chiedevano a Stellantis di portare la produzione di un nuovo modello a Mirafiori, altrimenti destinato alla chiusura. L’obiettivo è produrre almeno 200mila auto ogni anno: nelle ultime settimane sono state adeguate le linee di produzione, sono arrivati i componenti e sono stati prodotti i primi prototipi. Sono state incentivate anche le dimissioni di oltre 600 dipendenti.

Dal primo settembre partiranno i contratti di solidarietà anche per lo stabilimento di Termoli, dove gli operai erano già stati sottoposti a questa misura negli scorsi mesi: la riduzione dell’orario di lavoro è stata prolungata fino al 31 agosto del prossimo anno, coinvolgerà tutti i 1.823 dipendenti, e potrà arrivare fino all’80 per cento dell’orario di lavoro.

Termoli è specializzato nella produzione dei motori endotermici, e lo stabilimento deve reinventarsi per la transizione verso i veicoli elettrici: c’erano piani per costruire lì una cosiddetta gigafactory, cioè un impianto per produrre batterie per i veicoli elettrici, che doveva essere avviata anche con i fondi del PNRR. Il progetto è stato accantonato, in uno dei frequenti scontri tra Stellantis e il governo, e su Termoli l’azienda non ha ancora elaborato un piano di rilancio.

Nello stabilimento di Pomigliano, dove si producono la Fiat Panda e l’Alfa Romeo Tonale, c’è già un’intesa preliminare tra i sindacati e l’azienda per prorogare il contratto di solidarietà fino a settembre del 2026 per tutti i 3.750.

– Leggi anche: Stellantis ha annunciato nuovi investimenti in Marocco, e in Italia qualcuno si è arrabbiato