Cos’è stata la Capannina di Forte dei Marmi

Il locale della Versilia appena acquistato da Giorgio Armani ha una storia vivace lunga quasi un secolo

L'entrata della Capannina, nel 2009 (ANSA/FRANCO SILVI/DRN)
L'entrata della Capannina, nel 2009 (ANSA/FRANCO SILVI/DRN)
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Mercoledì la società dello stilista Giorgio Armani ha annunciato di aver acquistato La Capannina: è uno storico locale di Forte dei Marmi, in Toscana, fra i più antichi d’Europa ancora in attività. Nel comunicato Armani ha definito l’acquisto della Capannina un «gesto affettivo», dato che proprio lì negli anni Sessanta conobbe Sergio Galeotti, che diventò suo compagno e co-fondatore del marchio di moda Armani.

La Capannina, oggi molto meno famosa rispetto a qualche decina di anni fa, è considerata una testimonianza della trasformazione avvenuta in Italia nell’ultimo secolo e un simbolo del modello di vacanza delle famiglie benestanti del Dopoguerra. Per quasi cento anni è stato un punto di ritrovo di nobili, intellettuali, imprenditori e persone del mondo dello spettacolo. Ha anche ospitato decine di famosi cantanti nazionali e internazionali fra cui Ornella Vanoni, Gino Paoli e Patty Pravo, ma anche Ray Charles ed Edith Piaf, fra le più celebri cantanti francesi di sempre, che nel 1959 fece proprio alla Capannina il suo unico concerto in Italia.

A fondare La Capannina nel 1929 fu Achille Franceschi, imprenditore ed ex sindaco di Forte dei Marmi, che per poche lire acquistò un capanno adibito a deposito degli attrezzi sulla spiaggia e lo trasformò in un bar con un grammofono, dei tavolini e una pista da ballo. A partire dalla fine dell’Ottocento Forte dei Marmi era diventato un luogo di vacanza per le famiglie nobili italiane e per alcuni industriali italiani ed europei, fra cui la famiglia Agnelli, che da subito iniziarono a ritrovarsi alla Capannina per prendere un aperitivo e giocare a carte.

L’annuncio dell’apertura della Capannina, previsto per il 15 agosto 1929 (ANSA/FRANCO SILVI /ANSA /jI)

Il giornalista Indro Montanelli, che conosceva Franceschi fin dall’infanzia, scrisse che il nome gli fu consigliato proprio da due sue amiche contesse, secondo cui il tetto dell’edificio coperto di frasche faceva assomigliare il locale a una piccola capanna. Nonostante il suo aspetto spartano, ricorda Montanelli, «era sottinteso che […] per entrarci bisognava essere almeno Conte» e che «si fece un’eccezione solo per Edoardo Agnelli», figlio del fondatore della FIAT, Giovanni Agnelli.

Dal secondo anno Franceschi iniziò a invitare a esibirsi orchestre di musicisti italiani e internazionali, per far ballare le persone. Presto il locale iniziò a essere frequentato anche da artisti, a cui Franceschi dava da mangiare e bere in cambio di loro opere, da intellettuali come Eugenio Montale, Giuseppe Ungaretti e Primo Levi, e anche da esponenti del partito fascista: fra loro uno dei più assidui clienti era Italo Balbo, al tempo ministro dell’Aeronautica e poi governatore della Libia, che spesso arrivava a Forte dei Marmi in idrovolante e lo parcheggiava davanti alla Capannina.

La Capannina negli anni Sessanta (ANSA/FRANCO SILVI /ANSA /jI)

Nel 1939 il locale venne distrutto da un incendio e fu ricostruito dal designer Maurizio Tempestini, che gli diede la forma in cui è oggi, con il soffitto ricoperto di canne di bambù, il cotto in terra e i mobili di legno. Dopo la morte di Franceschi nello stesso anno la gestione passò alla moglie Nella e i suoi figli, Nevio e Guido, sotto la cui direzione La Capannina assunse la fama di locale simbolo di Forte dei Marmi e della Versilia, attirando persone da tutta Italia. Questo fu agevolato dal fatto che dopo il boom economico, oltre agli Agnelli diventarono clienti anche altre famiglie di grandi industriali italiani, come i Moratti, i Pirelli e i Rizzoli, che da tutta Italia venivano in vacanza a Forte dei Marmi e in parte sostituirono la clientela aristocratica che aveva contraddistinto i primi anni.

La figlia di Nevio Franceschi, Franca “Bambi” Franceschi, ricorda che a vent’anni era incaricata di andare a prendere gli artisti internazionali, fra cui anche Edith Piaf, all’aeroporto di Pisa e portarli al locale. Oltre al suo concerto, l’esibizione che si ricorda meglio fu quella di Harry Belafonte, cantante statunitense che negli anni Cinquanta rese popolare nel mondo la musica caraibica e che alla Capannina si esibì in accappatoio, per poi rimanere in costume da bagno.

Per Franceschi il punto di forza della Capannina in quegli anni era che era l’unico luogo sulla costa dove si poteva ballare e divertirsi in quel modo, insieme a quelle persone, e che era anche uno dei pochi in Italia a ospitare artisti del genere in estate. Anche per via del successo della Capannina in quegli anni aprirono nella zona diversi locali, fra cui in particolare La Bussola nel 1955, un altro storico locale in cui, fra gli altri, Mina fece il suo ultimo concerto nel 1978.

Nevio Franceschi durante una festa a tema hawaiano alla Capannina (FRANCO SILVI /ANSA/jI)

Nel 1977 la famiglia Franceschi dovette vendere il locale per via dei debiti accumulati e la gestione fu rilevata da Gherardo Guidi (morto nel 2024) e sua moglie Carla, la cui famiglia l’ha mantenuta fino all’acquisto di Armani. I Guidi mantennero la formula che aveva funzionato fino a quel momento, adattandola però ai tempi che cambiavano, invitando cantanti come Renato Zero, Amanda Lear e Ray Charles, e allo stesso tempo comici come Roberto Benigni e Beppe Grillo.

La Capannina fu conosciuta in tutta Italia anche fuori dai circoli di chi la frequentava abitualmente nel 1983 grazie al film di Carlo Vanzina Sapore di mare, con Christian De Sica, Virna Lisi e Jerry Calà (poi diventato un ospite abituale del locale, in cui si esibisce ancora oggi). Pur essendo ambientato principalmente negli anni Sessanta, come altri film dei Vanzina è considerato un racconto di una certa Italia degli anni Ottanta, proiettata ancora verso il futuro ma per certi versi già nostalgica dei tempi passati: la sua scena finale, carica di questo sentimento, è ambientata proprio alla Capannina, dove i protagonisti del film si trovano per caso dopo un salto temporale di quasi vent’anni e si accorgono che nel locale non è cambiato quasi niente, ma sono loro a essere cambiati.

Anni dopo Guidi disse che si era rifiutato più volte di far girare alcune parti del film alla Capannina, e che si era convinto solo quando Vanzina gli aveva detto che nel cast era presente anche Virna Lisi, una delle sue attrici preferite.

Negli ultimi vent’anni la Versilia è piuttosto cambiata, anche per via dell’arrivo di moltissimi turisti russi. La Capannina è diventata sempre più simile a una discoteca, nonostante mantenga il ristorante al piano superiore e sia ancora frequentata da persone di tutte le età. Guidi ha inoltre coinvolto nella programmazione sempre più persone del mondo della televisione, come Simona Ventura, Valeria Marini e Barbara d’Urso. Fra il 2023 e il 2024 il locale è stato chiuso diverse volte per motivi di sicurezza e ordine pubblico, in seguito a episodi di risse e aggressioni. Nel frattempo nella zona sono stati aperti molti altri locali, fra cui il Twiga, che per anni è stato di proprietà di Flavio Briatore e Daniela Santanchè ed è ancora oggi un luogo di ritrovo di politici e celebrità del mondo dello sport e dello spettacolo in Versilia.

Simona Ventura, con Jerry Calà e Gherardo Guidi durante l’80esimo compleanno della Capannina nel 2009 (ANSA/FRANCO SILVI)

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