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  • Martedì 26 agosto 2025

In Svezia il gangsta rap fa emergere problemi irrisolti

Quelli legati alle bande criminali composte da giovani di seconda generazione, raccontate da cantanti che molti vorrebbero censurare

Yasin in un fermoimmagine del videoclip del singolo “Hoodrich”, girato nel 2023 (@YasinTheDon/YouTube)
Yasin in un fermoimmagine del videoclip del singolo “Hoodrich”, girato nel 2023 (@YasinTheDon/YouTube)
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Questo sabato il rapper Yasin, fra i più famosi cantanti in Svezia, dovrebbe esibirsi al Trädgården Festival, nella città svedese di Kristiansand. È un concerto molto atteso perché Yasin non si esibisce dal vivo da nove anni, di cui la maggior parte passati fra processi e carcere per condanne legate alla criminalità organizzata. A maggio era stata cancellata la sua partecipazione al Brännbollsyran, uno dei festival musicali più importanti in Svezia, dopo che la polizia aveva arrestato due persone che pianificavano di ucciderlo mentre era sul palco; e a luglio era stato cancellato un altro suo concerto, questa volta all’Alive Festival di Borlänge.

Yasin ha 27 anni e il suo nome completo è Yasin Abdullahi Mahamoud: è uno dei principali esponenti svedesi del cosiddetto “gangsta rap”, un sottogenere dell’hip-hop che racconta l’aspetto violento della vita di strada e criminale, nato nei quartieri afroamericani di Los Angeles negli anni Ottanta e diventato molto popolare anche in Svezia nell’ultimo decennio. Come accadde negli Stati Uniti, anche in Svezia il successo commerciale del gangsta rap attira forti contestazioni, perché chi lo canta è spesso coinvolto direttamente nel genere di violenze che racconta, che secondo i critici vengono celebrate nelle canzoni.

La notizia che Yasin sarebbe tornato a esibirsi ha riaperto un dibattito in Svezia su quanto sia opportuno per iniziative anche parzialmente finanziate con fondi pubblici (come sono questi festival) continuare a invitare artisti così legati al mondo delle bande criminali.

È una discussione che avviene ciclicamente anche in altri paesi, soprattutto in Messico, ma che è particolarmente sentita in Svezia, dove il problema degli scontri tra gruppi per il controllo del traffico di droga e della prostituzione negli ultimi anni è peggiorato significativamente. La Svezia è l’unico paese europeo in cui negli ultimi dieci anni gli omicidi con arma da fuoco sono aumentati. Recentemente è cresciuto moltissimo anche il numero di adolescenti coinvolti in questo mondo, che vengono reclutati dalle bande criminali per via della loro età: nel 2024 il numero di persone che avevano fra i 15 e i 17 anni condannate di omicidio o tentato omicidio è stato sette volte superiore a quello del 2022. Nello stesso periodo quelle con meno di 15 anni (e quindi non perseguibili penalmente) sospettate di essere coinvolte in casi di omicidio sono passate da 27 a 141.

A essere coinvolti in questo mondo ancora prima di diventare maggiorenni sono quasi sempre cittadini svedesi di seconda generazione, ossia figli di persone immigrate che abitano nei quartieri più poveri e meno integrati di grandi città come Stoccolma, Göteborg e Malmö (quasi tutti costruiti nell’ambito di un programma di edilizia popolare attuato negli anni Sessanta e Settanta e oggi molto criticato). Lo stesso Yasin è nato da una famiglia di origini somale nel quartiere di Rinkeby, nella periferia di Stoccolma, uno dei quartieri più problematici di tutta la Svezia.

Il fenomeno della criminalità minorile deriva da problemi sociali molto complessi e ampi, e nessuno in Svezia pensa davvero che limitare la diffusione del gangsta rap sia il modo per risolvere una situazione così critica. Chi contesta artisti come Yasin e i festival che danno loro spazio sostiene però che la loro popolarità fra i giovani contribuisca ad accrescere il fenomeno, glorificando la vita criminale e rendendola un modello a cui aspirare. Chi li difende, storicamente, pensa invece che i rapper del genere gangsta raccontino semplicemente la verità su quello che si vive e si prova nelle periferie più povere delle grandi città occidentali, e che la musica sia per loro e le loro comunità uno strumento di espressione artistica che può aiutare l’emancipazione e l’integrazione.

Negli ultimi mesi gli organizzatori dei tre festival a cui era stato invitato Yasin hanno difeso la loro scelta, sostenendo che il rapper avesse scontato la sua pena e non fosse implicato in nessun processo in corso, e che quindi non ci fossero motivi per non farlo esibire. Dalla loro parte si erano schierate diverse personalità, fra cui il giornalista Emil Arvidson, che nel 2023 ha scritto un libro su questo argomento: secondo Arvidson è controproducente censurare artisti così popolari che scelgono di raccontare la realtà in cui sono cresciuti, e le loro canzoni dovrebbero essere usate come dei punti di partenza per discutere le sfaccettature di un fenomeno ancora poco compreso dalla maggioranza della popolazione svedese.

Questo argomento però non ha convinto molti politici nazionali e locali, che hanno fatto pressioni affinché i concerti di Yasin fossero annullati. A febbraio il ministro del Lavoro e dell’Integrazione Mats Persson, di centrodestra, aveva criticato apertamente la scelta dei festival di invitare Yasin: «Quando le scene culturali danno spazio e premi a persone che fanno riferimento alla cultura delle gang, contribuiscono sia a normalizzare che a romanticizzare i principali nemici della società», aveva scritto in un editoriale sul quotidiano Aftonbladet.

Le amministrazioni e i politici locali delle tre città in cui si svolgono i festival avevano protestato contro il suo invito, e nel caso del festival di Brännbollsyran il comune di Umeå aveva anche ritirato i fondi pubblici messi a disposizione per la sua organizzazione (equivalenti a circa 40mila euro). 

Secondo i critici di Yasin infatti non importa che il rapper non abbia al momento alcuna accusa a carico, e neppure che da tempo dica di non far più parte del mondo della criminalità organizzata. Come molti suoi colleghi ne è stato a lungo coinvolto e la sua figura pubblica ne è ancora indiscutibilmente associata. La sua musica inoltre, incluso il suo ultimo album uscito a gennaio, Lost Tapes, continua a trattare gli stessi temi.

A maggio del 2018, due anni dopo l’uscita di uno dei suoi primi e più famosi singoli, “Trakten min”, Yasin fu condannato a due anni e tre mesi di carcere per diversi reati aggravati dall’uso di armi. Uscito alla fine del 2019 dopo aver scontato due terzi della pena, in pochi mesi pubblicò i suoi primi due album, che ottennero un grande successo. Alla fine del 2020 fu arrestato di nuovo con l’accusa di aver partecipato all’organizzazione del rapimento del rapper 18enne Einár, compiuto dalla Vårbynätverket, una delle bande criminali più importanti di Stoccolma. L’anno precedente Einár era stato l’artista svedese più ascoltato su Spotify in Svezia e poco prima di essere sequestrato aveva vinto due Grammis, l’equivalente svedese dei premi Grammy statunitensi.

Durante il sequestro fu picchiato e costretto a farsi scattare delle foto in cui, fra le altre cose, sanguinava e indossava biancheria da donna. Dopo diverse ore fu rilasciato, ma il gruppo gli chiese l’equivalente di 270mila euro per non pubblicare le foto, cosa che poi fece dato che lui si rifiutò di pagare il riscatto.

A luglio del 2021 27 membri della Vårbynätverket furono condannati per diversi reati, incluso il rapimento di Einár, al termine di un grande processo. Furono condannati anche Yasin (a dieci mesi di carcere) e un altro rapper (Haval Khalil, a due anni e mezzo) che avevano accettato di fare da esche per il sequestro. A ottobre Einár fu ucciso mentre la polizia stava cercando di convincerlo a testimoniare in un altro processo contro la banda e da allora il suo omicidio è rimasto irrisolto. Dopo di lui sono stati diversi i rapper uccisi o condannati per aver ordinato degli omicidi nel contesto delle violenze fra gruppi armati rivali.

– Leggi anche: Il problema delle bande criminali svedesi si è allargato alla Danimarca