Un’altra regione italiana senza medici che va a chiederli a Cuba

Il presidente del Molise ha detto di essersi accordato con l'ambasciatrice per replicare il modello della Calabria, e ancora non basterà

L'ospedale Veneziale di Isernia, in Molise (da un servizio di Telemolise del 26 luglio 2023)
L'ospedale Veneziale di Isernia, in Molise (da un servizio di Telemolise del 26 luglio 2023)
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Da molti anni in Molise si discute della grave carenza di medici e infermieri negli ospedali. È uno dei problemi maggiori della sanità regionale, parecchio disastrata: per provare a risolverlo almeno in parte, a fine luglio il presidente della regione, Francesco Roberti, ha annunciato di avere trovato un’intesa con l’ambasciatrice cubana in Italia, Mirta Granda Averhoff, per fare arrivare medici da Cuba come aveva fatto la Calabria tre anni fa.

Non è ancora chiaro quanti saranno né quando arriveranno. Roberti ha detto che mancano almeno cento medici di diverse specializzazioni. Nei giorni scorsi, durante un incontro pubblico sulla sanità nelle cosiddette aree interne, ha specificato però che l’accordo con Cuba prevede medici per il pronto soccorso e il 118.

In Calabria i medici cubani lavorano ormai da due anni, grazie a un accordo tra la regione e una società partecipata dal governo cubano, firmato a luglio del 2022 per 497 medici cubani in tutto, e prorogato lo scorso dicembre per altri due anni. Il loro operato è stato riconosciuto come molto positivo da chi lavora negli ospedali calabresi.

La sanità in Molise è in crisi da tempo. Dal 2007 c’è un piano di copertura del disavanzo pregresso del servizio sanitario regionale, cioè un piano per coprire il debito accumulato dalla regione negli anni precedenti, che attualmente supera i 121 milioni di euro. Il piano è supervisionato dal ministero dell’Economia e da un commissario straordinario.

I medici in Molise mancano praticamente ovunque: al pronto soccorso dell’ospedale Veneziale di Isernia, il secondo capoluogo di provincia in Molise dopo Campobasso, sono costretti a lavorare molte più ore per garantire la copertura dei turni; ad Agnone, un piccolo comune poco distante dal confine con l’Abruzzo, il principale ospedale di tutta la zona, il Caracciolo, ha attivi solo il pronto soccorso, il reparto di medicina interna e pochi ambulatori e potrebbe chiudere; a Bojano, in provincia di Campobasso, non ci sono abbastanza medici per la guardia medica.

In un recente rapporto della Banca d’Italia si legge che medici e infermieri in Molise stanno lasciando le strutture del Servizio sanitario nazionale (SSN) in modo costante da almeno dieci anni: il picco è stato raggiunto nel 2021, da allora l’andamento degli abbandoni del SSN è in calo ma nel 2023 (ultimi dati disponibili) il numero dei professionisti che se ne è andato era ancora superiore a quello del 2019.

Secondo il vicepresidente dell’ordine dei medici di Isernia, Fabrizio Pastena, c’è anche un problema di attrattività delle strutture sanitarie molisane, per cui la maggior parte dei giovani medici sceglie di lavorare in altre regioni. «È drammatico pensare che i medici in partenza siano prevalentemente giovani, magari formatisi in Molise con un rilevante investimento non solo economico da parte del sistema sanitario. […] Molti dei medici rimasti in organico hanno più di sessant’anni, sono prossimi alla pensione», ha detto.

Negli anni la Regione Molise ha provato diverse soluzioni per affrontare la crisi della sanità: ha richiamato al lavoro medici in pensione, ha stretto accordi con aziende sanitarie fuori dalla regione e durante la pandemia ha fatto arrivare medici anche dal Venezuela. Nel 2019 l’allora commissario per la sanità, Angelo Giustini, aveva anche chiesto di potere impiegare medici militari in pensione.

Il presidente regionale Roberti ha detto che oltre all’accordo per i medici cubani, che deve ancora essere formalizzato, sarà necessario stipulare accordi anche con l’Abruzzo per incentivare la mobilità dei medici tra le due regioni nelle aree di confine, come appunto ad Agnone. Roberti, che è presidente della regione dal 2023 sostenuto da una coalizione di centrodestra, ha definito la situazione attuale «disastrosa» e frutto di una «programmazione errata» del passato.

Il segretario nazionale di Ugl Salute, Gianluca Giuliano, ha criticato la soluzione dei medici cubani sostenendo sia solo temporanea e non risolutiva dei molti problemi della sanità molisana. «Servono contratti stabili, retribuzioni adeguate, migliori condizioni di lavoro e incentivi concreti, così da fermare la fuga all’estero e verso il privato di medici e infermieri italiani», ha detto.

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