L’enigma irrisolto nel cortile della CIA

La scultura “Kryptos” nasconde un messaggio cifrato senza soluzione da trent'anni, e il suo autore è stufo

La scultura nella sede della CIA a Langley, in Virginia (Drew Angerer/The New York Times/contrasto)
La scultura nella sede della CIA a Langley, in Virginia (Drew Angerer/The New York Times/contrasto)
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In un cortile interno della sede della CIA a Langley, in Virginia, c’è una scultura che l’agenzia di intelligence statunitense per l’estero descrive come «una sorta di mistero e di sfida per tutti i dipendenti». La sua base di legno pietrificato sostiene grosse lastre di rame che viste dall’alto sembrano formare una S, mentre da davanti ricordano un tabulato che esce da una stampante. Su ciascuna sono intagliate file di lettere e punti interrogativi, per un totale di oltre 1.700 caratteri, che in certe porzioni corrispondono a messaggi cifrati. Il tema dell’opera – molto adatto al posto in cui si trova – è la raccolta di informazioni di intelligence.

La scultura si chiama Kryptos (κρυπτός), come la parola che in greco antico significa “nascosto”. Nel tempo la soluzione dei primi tre messaggi è stata trovata mentre uno, il quarto, è considerato tra i più celebri enigmi ancora irrisolti al mondo. Ci hanno provato analisti dell’agenzia, crittografi e semplici appassionati di rompicapi, che nonostante alcuni indizi non ci sono mai arrivati: dopo decenni di tentativi falliti, ricerche accademiche e anche un po’ di frustrazione, adesso l’autore ha in programma di mettere all’asta la soluzione.

Kryptos è un’opera dell’artista statunitense Jim Sanborn e fu installata nel 1990 nel complesso dove ha sede la CIA assieme ad altre sue sculture. In una recente intervista al Washington Post Sanborn ha raccontato che le sue opere avevano lo scopo di migliorare l’immagine dell’agenzia, che al tempo stava attraversando guai per alcuni scandali legati alla Guerra fredda e ad altre vicende internazionali. Funzionò: la scultura attirò moltissime attenzioni e contribuì nel suo piccolo a dare un’immagine positiva della CIA.

Un dettaglio di Kryptos (Carol M. Highsmith/Buyenlarge/Getty Images)

Il primo messaggio cifrato, noto come K1, fu risolto da un gruppo di dipendenti dell’Agenzia per la sicurezza nazionale, e può essere tradotto come «Tra ombre sottili e l’assenza di luce si trova la sfumatura dell’iqlusione», dove la q è un errore voluto, per depistare chi cercava la soluzione. Il K2 è più lungo e fa riferimento a certe informazioni nascoste e al fatto che un certo WW sappia dove si trovino: secondo molti WW è William H. Webster, che fu direttore della CIA dal 1987 al 1991. Il K3 invece è un brano tratto dal diario dell’archeologo inglese Howard Carter, che racconta di come scoprì la tomba di Tutankhamon.

Il K4 ha 97 caratteri, e quindi è un po’ più lungo del K1. Visto che nessuno riusciva a risolverlo Sanborn aveva dato indizi sia nel 2010 che nel 2014 e nel 2020, spiegando che a tre combinazioni di lettere corrispondevano rispettivamente le parole inglesi Berlin, Clock e Northeast. Adesso in una lettera aperta ha dato un’altra imbeccata al pubblico, ma ha detto che non darà più indizi, anche perché secondo lui è impossibile dire altro senza svelare la soluzione.

L’asta con la soluzione del quarto messaggio è prevista a Boston il prossimo 20 novembre, in occasione del suo 80esimo compleanno, e comprende anche la versione originale del messaggio scritto a mano, documenti legati all’opera e una lettera firmata da Ed Scheidt, il capo del centro di crittografia della CIA, con cui Sanborn collaborò per realizzarla. Tra l’altro nell’opera c’è un quinto enigma che si può risolvere una volta scoperti i primi quattro.

Una foto della scultura (Jim Sanborn, CC BY-SA 3.0 via Wikimedia Commons)

Secondo Sanborn la smania di risolvere il quarto messaggio cifrato è tale da aver «rovinato matrimoni» e portato alcune persone a scrivergli continuamente, a presentarsi a casa sua o a minacciarlo. Per scoraggiare le più insistenti, una decina di anni fa aveva iniziato a far pagare 50 dollari in cambio di una risposta sintetica; adesso è invece più scocciato da chi pretende di arrivare a una soluzione usando le intelligenze artificiali, con risultati secondo lui «senza senso». «Cos’altro devo aggiungere», ha detto al New York Times, «ne ho le palle piene».

Bobby Livingston, vice presidente della casa d’aste RR Auction di Boston, stima che l’asta possa far guadagnare fino a 500mila dollari. Nella lettera aperta, Sanborn ha riconosciuto che decidere di mettere all’asta la soluzione non è stato semplice, e che probabilmente deluderà molte persone; dice però che non ha più «le risorse fisiche, mentali o economiche» per gestire la cosa, e che sapere che qualcun altro conosce la soluzione lo farebbe stare meglio. Ha detto che i soldi ricavati saranno destinati in parte a iniziative per persone con disabilità e in parte a eventuali sue spese mediche. Si augura comunque che chi dovesse aggiudicarsi l’asta continui a mantenere il segreto.

Secondo Peter Krapp, professore dell’Università della California ed esperto di storia della crittografia, a questo punto la soluzione dovrebbe essere condivisa, e non messa all’asta perché la ottenga una sola persona. Per Elonka Dunin, fondatrice di una community online dedicata a risolvere l’enigma, e sviluppatrice di giochi e indovinelli, la questione non è tanto la soluzione del messaggio cifrato in sé, quanto il metodo per arrivarci: quello che da tempo cruccia lei e altre migliaia di persone.

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