Come funzionano i taser in dotazione alle forze dell’ordine
In Italia ci sono dal 2022 e sono sottoposti a un regolamento preciso, ma il loro uso continua a essere contestato

Nel fine settimana, a circa 24 ore di distanza l’uno dall’altro, due uomini sono morti a Olbia e nella provincia di Genova dopo essere stati colpiti con dei taser, le pistole a impulsi elettrici in dotazione alle forze dell’ordine: per entrambi i casi sono state aperte delle indagini per stabilire le cause delle morti e accertare se siano riconducibili all’uso dell’arma.
I taser sono progettati per essere armi non letali ma il loro utilizzo è molto discusso, perché può causare grossi danni a persone con problemi cardiologici o sotto l’effetto di alcune sostanze. Dal 2007 peraltro l’ONU considera i taser uno strumento di tortura e diverse indagini di Amnesty International hanno segnalato che spesso sono usati dalle forze dell’ordine in modo improprio, per commettere abusi contro migranti e manifestanti, causando gravi ustioni e a volte la morte dei soggetti colpiti.
I taser furono inventati negli anni Settanta, ma i modelli in circolazione attualmente sono più recenti. Funzionano così: quando la persona armata di taser preme su un grilletto analogo a quello delle armi da fuoco, ottiene l’espulsione di una coppia di dardi, collegati alla pistola attraverso cavi elettrici lunghi 6-7 metri ciascuno. I dardi sono fatti per agganciarsi all’obiettivo e attraverso i cavi emettono delle scariche ad alta tensione e bassa intensità. Cioè, semplificando, abbastanza forti da provocare la contrazione dei muscoli e immobilizzare una persona, ma in teoria non da crearle danni gravi.
Una volta che i dardi sono agganciati, premendo il grilletto si possono emettere nuove scariche elettriche di cinque secondi ciascuna. I taser quindi dovrebbero servire a fermare una persona da una certa distanza, permettendo alle forze dell’ordine di arrestarla senza ferirla o mettere a rischio la propria sicurezza.
Ci sono però molti fattori che influiscono sull’effetto delle scariche su chi viene colpito, spesso impossibili da verificare nell’immediato, e che dipendono appunto da problemi cardiologici pregressi o dall’assunzione di alcune sostanze che accelerano il battito cardiaco, come per esempio la cocaina. Anche i portatori di pacemaker corrono il rischio di un’interruzione del battito di diversi secondi, con conseguenze gravi per la salute.
In Italia Polizia, Carabinieri e Guardia di finanza di 18 città hanno in dotazione circa 5mila taser dal 2022. Da allora ci sono stati almeno cinque casi di uomini morti dopo essere stati colpiti con queste armi: nell’agosto 2023 a Sambuceto, in provincia di Chieti; nel luglio del 2024 a Colle Isarco, in provincia di Bolzano; a giugno di quest’anno a Pescara e poi i due uomini morti nel fine settimana a Olbia e a Manesseno, in provincia di Genova. Per i casi degli ultimi giorni dovranno essere eseguite delle autopsie per accertare con sicurezza le cause delle morti; per i precedenti le indagini avevano escluso che l’uso del taser potesse essere ritenuto la causa della morte.
In particolare, nel caso di Pescara l’autopsia aveva stabilito che la causa della morte di Riccardo Zappone non erano state le scosse elettriche, ma una emorragia toracica causata da un pestaggio che l’uomo aveva subito prima dell’intervento della Polizia. Nel caso di Bolzano la morte di Carlo Lattanzio era stata ricondotta al solo uso di cocaina, escludendo che il taser avesse avuto un ruolo.
Secondo il protocollo del ministero dell’Interno gli agenti delle forze dell’ordine dovrebbero usare i taser solo in casi di reale pericolo e quando l’uso delle armi da fuoco è considerato eccessivo, per respingere una violenza o per vincere una resistenza. Prima di sparare devono compiere una serie di passaggi: dichiarare di essere armati, mostrare l’arma, emettere una scossa di avvertimento e solo dopo, se la persona con cui stanno avendo a che fare continua a essere violenta o a opporre resistenza, possono premere il grilletto che emette i dardi.
La scossa deve durare un massimo di cinque secondi e può avere un voltaggio massimo di 50mila volt. All’interno dei taser è inserito un dispositivo che dovrebbe servire a verificare a posteriori il corretto utilizzo: registra l’orario e le modalità in cui sono stati utilizzati, e i dati non possono essere modificati.
Agli agenti è raccomandato di mirare alle gambe o alla parte bassa del torace, evitando le zone più sensibili come la testa o il petto. Nell’uso del taser dovrebbero tenere in considerazione anche i possibili rischi associati alla caduta a terra della persona colpita dalla scossa elettrica.



