Cinque notti di scontri e proteste in Serbia
Le manifestazioni contro il governo si sono fatte più violente, e il presidente autoritario Vučić potrebbe approfittarne per soffocarle

Domenica il presidente autoritario della Serbia Aleksandar Vučić ha detto che il governo prenderà provvedimenti straordinari contro i manifestanti che da giorni protestano in maniera violenta per chiedere le sue dimissioni. «Vedrete tutta la determinazione dello stato serbo», ha detto. Da cinque notti i manifestanti antigovernativi si stanno scontrando con gruppi di sostenitori di Vučić e con la polizia: finora sono state arrestate 18 persone, ma il ministro dell’Interno Ivica Dačić ha detto che «il numero crescerà di sicuro».
Tra le altre cose, i manifestanti antigovernativi hanno assaltato le sedi del Partito Progressista Serbo (SNS), il partito di Vučić, a Belgrado, Novi Sad e Valjevo. Nonostante il nome, il SNS è un partito conservatore. C’erano stati attacchi contro le sedi del SNS anche nei giorni precedenti: le sedi erano sempre vuote e ci sono stati soltanto alcuni danni materiali.
A Belgrado sono stati assaltati anche gli uffici del Partito Radicale Serbo, una formazione di estrema destra e ultranazionalista guidata da Vojislav Seselj, condannato per crimini contro l’umanità durante le guerre balcaniche. Vučić fu membro e leader del Partito Radicale Serbo fino al 2008; tuttora il partito fa parte della sua coalizione di governo.

Scontri tra poliziotti e manifestanti, 14 agosto 2025 (AP Photo/Darko Vojinovic)
In Serbia le proteste quasi quotidiane vanno avanti dal novembre del 2024, quando 16 persone morirono nel crollo della tettoia della stazione ferroviaria di Novi Sad. Quell’evento divenne il simbolo della corruzione del regime di Vučić, e diede inizio a enormi manifestazioni contro il governo, a cui hanno partecipato centinaia di migliaia di persone.
I manifestanti hanno ottenuto tra le altre cose le dimissioni del primo ministro Miloš Vučević, ma il presidente Vučić non ha mai accettato la richiesta di dimettersi e indire elezioni anticipate.
Le proteste generalmente pacifiche sono diventate più violente nei giorni scorsi, quando gruppi di sostenitori di Vučić hanno cominciato ad attaccare i manifestanti antigovernativi. Negli scontri è poi intervenuta la polizia, che però ha represso quasi sempre – anche con la violenza – le proteste contro il governo. In questi giorni si sono diffuse sui social media numerose immagini di manifestanti picchiati da poliziotti.
Vučić ha definito i manifestanti «terroristi», e probabilmente approfitterà del caos per cercare di soffocare le manifestazioni con la violenza. Il governo della Russia, a cui Vučić è molto vicino, in un comunicato ha fatto sapere che è pronto a sostenere il presidente serbo: «Non possiamo rimanere inerti davanti a quello che sta succedendo alla nostra sorella Serbia».



