Pippo Baudo, il talent scout
Grazie alla sua grande influenza diede le prime occasioni di visibilità a cantanti, comici e intrattenitori diventati volti noti della televisione italiana

Tra gli anni Settanta e Ottanta giornalisti, opinionisti e addetti ai lavori cominciarono ad associare al celebre conduttore televisivo Pippo Baudo la frase «L’ho inventato io!». Nel tempo questo motto è diventato lo slogan più rappresentativo della figura di Baudo, morto sabato a 89 anni: viene spesso riproposto in documentari, libri e altri prodotti culturali a lui dedicati, e dà un’idea dell’enorme influenza che riuscì a esercitare su almeno tre generazioni di comici, cantanti e intrattenitori, a cui offrì le prime occasioni di visibilità e la possibilità di diventare protagonisti dello spettacolo italiano.
La sua capacità di scoprire e valorizzare talenti era dovuta a vari fattori: la sua conoscenza dei principali festival musicali italiani, i rapporti costanti con manager, impresari e società discografiche e la capacità di creare contesti televisivi in cui esaltare le qualità degli artisti emergenti, per esempio.
Ma a consolidare la fama da talent scout di Baudo fu soprattutto la posizione egemonica che riuscì a ritagliarsi nella Rai degli anni Settanta, Ottanta e Novanta, quando diventò il presentatore più popolare della televisione italiana e riuscì a esercitare un’influenza senza paragoni sulle scelte dell’azienda.
Era il conduttore più strettamente associato al Festival di Sanremo, il programma di maggior richiamo della televisione italiana, di cui non fu soltanto il volto ma anche il direttore artistico in molte edizioni, con la possibilità di orientarne le scelte e l’impostazione.
Negli anni Ottanta presentò inoltre trasmissioni di grande popolarità come Domenica In e Fantastico, in cui il suo ruolo andava ben oltre la conduzione: partecipava alle decisioni creative, contribuiva alla selezione degli ospiti e spesso definiva il taglio stesso del programma.
Le trasmissioni in cui era coinvolto erano seguite da milioni di spettatori, ed erano il contesto ideale in cui fare esordire artisti molto giovani e con scarsa esperienza che volevano combinare qualcosa nel mondo dello spettacolo: venire presentati da Baudo significava diventare immediatamente familiari al pubblico italiano, e ottenere un’occasione di esposizione mediatica con pochi eguali.
Dopo la prima conduzione del 1968, Baudo tornò a presentare il Festival di Sanremo per tre edizioni tra il 1984 e il 1987, nelle quali stabilì record di ascolti rimasti a lungo imbattuti. In quel triennio introdusse la categoria Nuove proposte.
Non era la prima volta che il Festival associava il suo nome a cantanti emergenti: già dagli anni Sessanta esistevano concorsi paralleli o selezioni per esordienti, spesso legati a manifestazioni più piccole ma strettamente collegate, come il Festival di Castrocaro.
La novità introdotta da Baudo fu però quella di integrare la categoria nella programmazione ufficiale del Festival. I giovani artisti non si esibivano più in concorsi separati, ma salivano sullo stesso palco dei “Big” (i cantanti già famosi e affermati), davanti allo stesso pubblico di milioni di telespettatori. L’operazione funzionò: proprio in quegli anni debuttarono tra gli altri Eros Ramazzotti, che nel 1984 vinse in quella categoria con “Terra promessa”, Mietta e Marco Masini, tutti poi diventati nomi importanti della musica pop di quel periodo.
Baudo confermò la formula anche nel decennio successivo, quando condusse cinque edizioni consecutive del Festival, dal 1992 al 1996. In quegli anni debuttarono Laura Pausini, vincitrice della categoria Nuove proposte nel 1993 con “La solitudine”, Giorgia, che l’anno successivo vinse con “E poi”, e Andrea Bocelli, che dopo una lunga gavetta nel 1994 diventò popolarissimo proprio grazie alla sua prima partecipazione a Sanremo. Ma da quelle edizioni emersero anche Nek, Gianluca Grignani, Irene Grandi e Biagio Antonacci. Il legame con il Festival non si esaurì con gli anni Novanta: Baudo tornò a condurlo nel 2002, nel 2003 e poi nel 2007 e 2008.
Negli anni Ottanta, quando condusse programmi di grande successo come Fantastico e Domenica In, Baudo diede grande spazio a comici e donne di spettacolo.
Uno degli esempi più famosi è quello di Beppe Grillo. Lo notò nel 1977, durante uno spettacolo al locale di cabaret milanese La Bullona, e decise di ospitarlo in programmi come Secondo voi, Luna Park e Fantastico, dove si distinse per i suoi monologhi sardonici. Nel 1986, durante una puntata del programma, Grillo fece battuta, diventata celebre, su due tra i principali esponenti del Partito Socialista, Claudio Martelli e Bettino Craxi.
Dopo quell’episodio, Baudo fu allontanato dalla Rai: nel 1987 firmò un contratto con Fininvest diventando direttore artistico di Canale 5 e conducendo il varietà Festival, ma non andò molto bene e ritornò in Rai, dove all’inizio degli anni Novanta riprese Domenica In.
Nonostante avesse già cominciato a farsi notare come attore di cinema e teatro, anche Roberto Benigni aumentò la sua popolarità grazie a Baudo, che lo fece partecipare ad alcuni dei suoi programmi più famosi.
Oltre a Grillo, Baudo contribuì a far conoscere al grande pubblico anche il Trio formato da Anna Marchesini, Tullio Solenghi e Massimo Lopez, che trovò spazio nei suoi varietà televisivi e divenne molto popolare negli anni Ottanta.
Parallelamente, Baudo offrì opportunità a numerose figure femminili. Heather Parisi debuttò in televisione nel 1979 in Luna Park, mentre Lorella Cuccarini si impose a metà degli anni Ottanta proprio grazie a Fantastico, che la rese una delle showgirl più note del decennio.



