Ci sono di nuovo grandi proteste contro il governo in Serbia
Da giorni ci sono scontri tra manifestanti antigovernativi e sostenitori del presidente Vučić, con decine di feriti e arresti

In questi giorni ci sono state nuove proteste molto violente in Serbia: si sono scontrati gruppi pro e contro il governo e la polizia, con decine di feriti e arresti. Le manifestazioni vanno avanti ormai da nove mesi, da quando 16 persone morirono nel crollo della tettoia della stazione ferroviaria di Novi Sad. Quell’evento provocò una forte reazione contro il governo autoritario del presidente Aleksandar Vučić, che ancora non si è fermata.
A Novi Sad, la seconda città serba, nel nord del paese, tra martedì e mercoledì ci sono stati tafferugli e lanci di fumogeni tra i sostenitori di Vučić e i manifestanti che lo contestavano. Alcuni di questi giovedì sera hanno attaccato e danneggiato la sede del Partito Progressista Serbo (SNS), il partito di Vučić, che nonostante il nome è di orientamento conservatore: prima hanno spaccato le finestre al piano terra della sede, poi hanno portato fuori dall’edificio alcuni mobili e versato della vernice all’ingresso.
Durante questi disordini i sostenitori del presidente non erano presenti. La polizia in tenuta antisommossa ha delimitato buona parte del centro città e usato gas lacrimogeni per disperdere i manifestanti.

Gli agenti in tenuta antisommossa schierati davanti alla sede del Partito Progressista Serbo a Belgrado, 14 agosto 2025 (AP Photo/Darko Vojinovic)
Altri gruppi di manifestanti si sono riuniti in altre città, tra cui la capitale Belgrado, dove si sono lanciati sassi, bottiglie e fumogeni con i sostenitori di Vučić, mentre la polizia cercava di contenerli. Alcuni video condivisi sui social media mostrano agenti in tenuta antisommossa picchiare i manifestanti.
Secondo il ministro dell’Interno serbo, Ivica Dačić, mercoledì sera c’è stata una novantina di ritrovi in tutto il paese; nel fine settimana ce n’erano già stati a Vrbas e Bački Petrovac, non lontano da Novi Sad. Sempre secondo Dačić negli scontri di mercoledì sono state ferite più di cento persone, tra cui 80 civili e 27 agenti di polizia, e quelle arrestate sono 47. Il Partito della Libertà e della Giustizia, all’opposizione, ha detto che tra le persone ferite durante le proteste c’è anche il suo deputato Pedja Mitrovic.

Agenti in tenuta antisommossa separano gli attivisti dell’opposizione dai sostenitori del governo durante le proteste a Belgrado, 13 agosto 2025 (AP Photo/Darko Vojinovic)
L’incidente dello scorso novembre a Novi Sad diventò immediatamente un caso politico, perché ritenuto emblematico della corruzione diffusa nel sistema di potere del nazionalista Vučić, capo del SNS, presidente della Serbia dal 2017 e prima ancora primo ministro del paese. Provocò fin da subito grandi proteste, guidate in particolare dagli studenti universitari, e portò tra le altre cose alle dimissioni del primo ministro Miloš Vučević.
Le manifestazioni e le proteste sono andate avanti regolarmente per tutti i mesi successivi, con decine di arresti e blocchi stradali organizzati sia per protestare contro la repressione, sia per chiedere le dimissioni del governo.
Vučić ha accusato i manifestanti di incitare alla violenza e di essere nemici del proprio paese; ha inoltre sostenuto che le proteste siano state organizzate con l’aiuto di paesi stranieri, ma senza fornire prove al riguardo. Dačić invece ha parlato di un «attacco contro lo stato», e ha detto che l’intervento della polizia nelle proteste di questi giorni è stato minimo.
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