Perplexity ha fatto un’offerta per comprare Chrome

Mentre sta per concludersi il processo contro il monopolio di Google, che potrebbe costringere l'azienda a vendere il suo browser

(Chesnot/Getty Images)
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L’azienda statunitense Perplexity, una startup minore ma tra le prime a imporsi nel settore delle intelligenze artificiali, ha offerto a Google di comprare il suo browser Chrome per 34,5 miliardi di dollari. È una cifra pari a quasi il doppio del valore di Perplexity, che è valutata intorno ai 18 miliardi di dollari: il valore stimato di Chrome, che Google non ha mai detto di voler vendere, è molto variabile e va dai 20 ai 50 miliardi di dollari.

Perplexity ha presentato l’offerta mentre è in corso un processo contro il monopolio di Google, nel quale il giudice federale statunitense Amit Mehta sta valutando tra le altre cose se costringere l’azienda a vendere Chrome, come chiesto dal dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti: la decisione dovrebbe arrivare questa settimana. Oggi Chrome ha circa 3,5 miliardi di utenti e rappresenta il 60 per cento del mercato globale dei browser. L’offerta di Perplexity è stata vista come un tentativo di segnalare a Mehta che esiste almeno un acquirente interessato.

Perplexity ha detto al Wall Street Journal che l’acquisto sarebbe interamente sostenuto da una serie di investitori che avrebbero già dato il loro consenso, ma per il momento è piuttosto improbabile che si concretizzi. Google non ha commentato pubblicamente l’offerta.

Perplexity è stata tra le prime aziende a imporsi nel settore delle intelligenze artificiali generative nei mesi immediatamente successivi al lancio di ChatGPT, con una proposta che all’epoca era piuttosto innovativa. Il suo prodotto principale, infatti, è un ibrido tra un chatbot e un motore di ricerca tradizionale, detto anche «motore di ricerca conversazionale», in grado di rispondere a domande e generare risposte attingendo dal web. L’azienda fu la prima a identificare questa formula, superando il modello diffuso da Google e dagli altri motori di ricerca alla fine degli anni Novanta.

L’interesse di Perplexity per Google Chrome è in linea con la tendenza recente delle aziende sviluppatrici dei chatbot a investire nello sviluppo di motori di ricerca e browser che sfruttino le intelligenze artificiali generative. Circa un mese fa Perplexity aveva annunciato il suo browser, Comet, ma rimane un’azienda piccola in un contesto occupato da società molto più grandi, come Google, Meta, Microsoft e OpenAI. In questo scenario l’acquisto del browser di Google le darebbe un enorme vantaggio.

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Una storica sentenza un anno fa aveva stabilito che Google aveva abusato della propria posizione per violare la legge sulla concorrenza e impedire ad altre aziende di sviluppare la propria tecnologia. In seguito il dipartimento di Giustizia statunitense, che aveva accusato Google nel precedente processo, aveva chiesto al giudice di obbligare l’azienda a vendere Chrome. Google si è sempre opposta a questa possibilità e non ha voluto commentare l’offerta di Perplexity.

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