Per i monaci di Shaolin arrivano tempi duri
Il più famoso tempio buddista cinese ha un nuovo abate, che vuole chiudere i negozi di souvenir e impedire il cibo da asporto durante la meditazione

A fine luglio il più famoso tempio buddista cinese, quello di Shaolin, ha annunciato che il suo abate storico, Shi Yongxin, era indagato per appropriazione indebita e malversazione di fondi. Il tempio è visitato ogni anno da milioni di visitatori, che sono anche fruitori delle attività commerciali messe in piedi negli anni da Shi Yongxin, senza mai rendere pubblici i bilanci economici.
Ora Shi Yongxin è stato sospeso e il nuovo abate, Shi Yinle, ha preso decisioni drastiche per rendere la disciplina più rigida. Soprattutto ha detto che il tempio cambierà il modo in cui si finanzia: sospenderà le sue attività commerciali – chiuderà i negozi al suo interno e smetterà di consacrare oggetti dietro compenso, tra le altre cose –, si sosterrà tramite l’agricoltura e renderà pubblici i suoi bilanci.
Shi Yinle ha 59 anni e prima di diventare l’abate di Shaolin aveva guidato un altro importante monastero cinese, quello del Cavallo Bianco, nella provincia orientale dello Henan (a qualche decina di chilometri di distanza dal tempio di Shaolin). Dopo aver assunto il nuovo incarico, ha sostenuto che la disciplina all’interno del tempio non fosse abbastanza severa, lamentandosi del fatto che i monaci ordinassero cibo da asporto durante le sedute di meditazione, oppure che ascoltassero musica con gli auricolari durante i canti rituali buddisti.
Shi Yinle ha deciso di proibire qualunque tipo di intrattenimento, riducendo il tempo in cui è consentito usare il cellulare a trenta minuti al giorno: ha anche detto che obbligherà i monaci a seguire una dieta rigorosamente vegana. I monaci adesso dovranno svegliarsi alle 4:30, partecipare alle preghiere del mattino, lavorare nei campi e quindi esercitarsi nelle arti marziali durante il pomeriggio. Verrà anche creato un sistema di valutazione che permetterà di allontanare i monaci che non raggiungono i risultati richiesti per tre mesi consecutivi.
Il tempio di Shaolin è stato fondato circa 1.500 anni fa: è diventato famosissimo soprattutto a partire dagli anni Ottanta, quando alcuni film di arti marziali ambientati al suo interno ebbero successo.
Oggi lo visitano circa 7 milioni di turisti all’anno, molti provenienti dall’estero. Migliaia di questi visitatori ci vanno per imparare il kung fu, lo stile di arti marziali cinese, praticato dai monaci che ci vivono. Shi Yongxin, che è stato abate di Shaolin per più di 25 anni, aveva creato diverse attività legate al tempio, per esempio istituti culturali e scuole di arti marziali, attive anche fuori dalla Cina. Aveva anche registrato centinaia di marchi per prodotti come corsi di kung fu e piatti vegetariani, e organizzato tour internazionali di monaci del tempio. Tutte queste attività, appunto, adesso verranno sospese.
Il tempio di Shaolin non è l’unico tempio buddista cinese che negli anni ha creato una serie di attività economiche per potersi finanziare. I critici in Cina definiscono questa pratica «mercificazione della religione»: riguarda in particolare il buddismo, che è la principale religione riconosciuta nel paese con decine di migliaia di templi attivi.
È comune per i templi buddisti in Cina offrire oggetti o servizi a pagamento, per esempio ritiri spirituali, cibi vegetariani oppure oggetti di culto. Si tratta di un tema su cui è intervenuto anche il regime cinese: nel 2017 aveva approvato nuove regole per cercare di ridurre le loro attività commerciali. L’anno scorso aveva ordinato ispezioni in più di 12mila templi buddisti, scoprendo migliaia di casi di attività commerciali giudicate illecite.



