Il campionato indiano di calcio rischia di fallire
Era nato nel 2013 con grandi investimenti e aspettative (c'erano pure Del Piero e Trezeguet), ma oggi la situazione è molto diversa

Nel 2007 l’allora presidente della FIFA Sepp Blatter definì l’India il “gigante dormiente” del calcio mondiale. Diciotto anni dopo il movimento è a uno dei suoi punti più bassi, prossimo a un crollo che, sebbene se ne stia parlando poco, sarebbe più grosso di quello della Chinese Super League. Lunedì 4 agosto il Bengaluru FC, finalista degli ultimi playoff per il titolo nazionale, ha detto che smetterà di pagare gli stipendi ai giocatori e allo staff tecnico. Il giorno dopo la stessa comunicazione è stata fatta dal Chennaiyin FC, campione nazionale nel 2015 e nel 2019, mentre il più piccolo Odisha FC aveva preso questa decisione la settimana prima.
Tutte e tre le società hanno citato, alla base delle loro decisioni, la «crescente incertezza» sul futuro dell’Indian Super League (ISL), il campionato professionistico indiano. Dovrebbero essere misure temporanee, ma in realtà non è escluso che altri club possano seguire il loro esempio, e il timore generale in India è che la prossima edizione del campionato, che dovrebbe iniziare il 12 settembre, possa essere cancellata.
Il calcio non è mai stato molto popolare nell’Asia meridionale. Pur avendo una popolazione di oltre 1,4 miliardi di abitanti, l’India non si è mai qualificata per i Mondiali e non ha mai vinto la Coppa d’Asia. Dopo lo storico secondo posto del 1964 si è qualificata ad appena quattro edizioni su quindici, senza mai superare il primo turno.
Nel 2010 sembrava che le cose potessero cambiare. La federazione calcistica indiana (AIFF) firmò un accordo da 7 miliardi di rupie (circa 70 milioni di euro) con Reliance, l’enorme società di Mumbai presieduta dall’industriale Mukesh Ambani. Reliance è la più ricca azienda dell’India, con un giro d’affari stimato di 120 miliardi di dollari; si occupa di varie cose, dal petrolio alla plastica fino alle telecomunicazioni, ed è accusata di corruzione e di legami con la Russia. È anche molto influente in politica: con i suoi finanziamenti ha sostenuto la crescita del partito nazionalista indù e conservatore BJP, quello del primo ministro Narendra Modi, al potere dal 2014.
L’accordo tra l’AIFF e Reliance, della durata di 15 anni, aveva come obiettivo lo sviluppo di un primo vero campionato di calcio professionistico in India (fino a quel momento inesistente), dando seguito alla riforma dell’AIFF del 2007. Nell’ottobre del 2013 fu infine creata l’Indian Super League, all’inizio con otto partecipanti. Vennero formati club da zero, coinvolgendo grandi aziende locali, ma anche campioni di cricket e star di Bollywood, la selezione dei potenziali investitori fu affidata al noto studio di consulenza inglese Ernst & Young.
Parteciparono al progetto anche club di calcio europei: l’Atlético Madrid creò una propria succursale indiana, l’Atlético de Kolkata, mentre il City Football Group, la società emiratina che controlla il Manchester City, fondò il Mumbai City. Soprattutto, le squadre acquistarono alcuni calciatori forti e molto popolari, seppur la maggior parte di loro nella fase finale delle loro carriere: arrivarono in India i due ex attaccanti della Juventus Alessandro Del Piero (al Delhi Dynamos) e David Trezeguet (al Pune City), ma anche Luis García, Robert Pires, Freddie Ljungberg, Elano e, come allenatore, Marco Materazzi.
L’esperienza di Del Piero in India fu breve e non indimenticabile, però era pur sempre Del Piero, ecco
La prima stagione dell’ISL, iniziata nell’ottobre 2014, fu promettente, con una media di spettatori superiore alle 24mila presenze a partita, che diventarono 27mila nella seconda stagione. Il campionato si allargò rapidamente, espandendosi a dieci squadre nel 2017, per poi arrivare alle tredici partecipanti del 2024/25. Nel frattempo però i migliori calciatori europei se n’erano andati: Del Piero e Trezeguet giocarono una decina di partite a testa e lasciarono l’India dopo una stagione, e nel giro di qualche anno non era rimasto quasi nessun calciatore famoso.
Anche per questo il seguito del pubblico cominciò a declinare nel giro di qualche anno. Già prima della pandemia le presenze erano crollate, attestandosi attorno a una media di 12mila a partita. Nel tentativo di attirare più tifosi, nel 2019 la ISL incluse nel proprio torneo anche il Mohun Bagan e l’East Bengal, due club storici del calcio indiano che fino a quel momento non avevano partecipato, ma questo non aiutò il rilancio del campionato.
L’ultima stagione ha avuto una media di 11.870 spettatori, con un record di 61.591 per Mohun Bagan-Goa. In compenso, il 6 marzo a vedere Hydebarad-Punjab c’erano appena 350 persone. Questa tendenza è confermata anche dai numeri televisivi: la stagione inaugurale del torneo venne vista da 429 milioni di persone, mentre l’ultima si è fermata a soli 130 milioni. Buona parte di questo insuccesso si deve all’assenza di calciatori famosi, dopo il ritiro dei primi grandi acquisti del 2014: lo straniero più conosciuto a livello internazionale è il trentaduenne centravanti greco Dimitrios Diamantakos, che tra il 2018 e il 2020 ha giocato in Germania con il St. Pauli.
Da Trezeguet a Diamantakos in dieci anni
Il prossimo 8 dicembre scadrà il contratto con Football Sports Development Limited (FSDL), la società controllata da Reliance che gestisce il campionato. Le trattative per il rinnovo sarebbero dovute iniziare a febbraio, ma sono state sospese per via di un caso aperto alla Corte Suprema sulla riforma costituzionale della federazione. Il caso è iniziato nel 2017, quando il tribunale di Delhi ha bloccato l’elezione dei nuovi dirigenti dell’AIFF a causa di una violazione del codice nazionale dello sport. La federazione ha iniziato allora a redigere un nuovo statuto, che comprende alcuni importanti cambi in merito alla nomina e alla rimozione dei suoi dirigenti, e ha sottoposto il testo alla Corte Suprema lo scorso 25 marzo.
Dopo aver consultato i propri legali, la federazione ha deciso intanto di sospendere le trattative con FSDL fino a quando non avrà risolto la questione con la Corte Suprema. Il verdetto era atteso per il 18 luglio, ma è slittato a data da destinarsi, perché nel frattempo il governo sta lavorando a una più grossa riforma dello sport che potrebbe cambiare di nuovo le cose. Intanto manca poco più di un mese all’inizio del campionato e vista l’incertezza rischia di slittare o di essere cancellato: questo renderebbe quasi impossibile il rinnovo dell’accordo con Reliance, e quindi anche la sopravvivenza dell’ISL stessa.
Senza gli investimenti di Reliance, il campionato non è infatti economicamente sostenibile. Già ora Economic Times stima che i debiti complessivi dei club siano compresi tra 30 e 50 miliardi di rupie (tra circa 300 e 500 milioni di euro). Per queste ragioni, nel 2019 il Delhi Dynamos aveva cambiato sede, in cerca di nuovi sponsor e di un pubblico più interessato: si era trasferita a Bhubaneswar, a 1.500 chilometri di distanza da Delhi, diventando l’Orisha FC.
«Tutti nell’ecosistema calcistico indiano sono preoccupati, feriti, spaventati dall’incertezza che stiamo affrontando» ha scritto su X l’attaccante Sunil Chhetri il 16 luglio. Chhetri è considerato il miglior calciatore indiano di sempre, l’unico personaggio di questo sport in grado di rivaleggiare in popolarità con le stelle del cricket. È anche il quarto giocatore nella storia con il maggior numero di reti segnate con la propria nazionale (95, dietro Cristiano Ronaldo con il Portogallo, Messi con l’Argentina e Ali Daei con l’Iran). Ha 41 anni, gioca nel Bengaluru ed è ancora uno dei giocatori più abili dell’ISL; nel maggio 2024 aveva annunciato il ritiro dalla Nazionale, ma lo scorso marzo ci aveva ripensato, dato che in sua assenza l’India aveva segnato appena 4 gol in 8 partite, senza mai vincere.
Il 1° agosto l’AIFF ha nominato Khalid Jamil nuovo allenatore della Nazionale, dopo le dimissioni improvvise del suo predecessore Manolo Márquez, rimasto in carica per meno di un anno, durante il quale ha vinto solo una partita su otto. La squadra è già stata eliminata dalle qualificazioni asiatiche ai Mondiali della prossima estate, arrivando terza in un girone con Qatar e Kuwait, e perdendo pure in casa contro l’Afghanistan.
Il Cristiano Ronaldo dell’India?
Il possibile collasso dell’Indian Super League sarebbe l’ennesimo colpo alle ambizioni del calcio indiano. La questione è anche politica: il governo punta molto sullo sport a livello di immagine, e Modi ha parlato spesso dell’amore degli indiani per il calcio. Per esempio lo scorso marzo nel podcast di Lex Fridman, quando ha sostenuto, un po’ a sorpresa, che il calcio indiano starebbe facendo “grandi progressi”, oppure a fine luglio, quando ha incontrato il primo ministro britannico Keir Starmer.
La crescita dell’India nel calcio, lo sport più popolare al mondo, è un aspetto importante nel progetto di Modi di affermare il paese come un attore internazionale di primo piano. Anche per questo nel 2022 ha spinto per l’elezione a capo dell’AIFF di Kalyan Chaubey, ex portiere negli anni Novanta e Duemila, e dal 2015 un importante esponente del BJP. La fine della ISL rappresenterebbe dunque un problema anche per il governo indiano, che per il momento però non sembra avere piani particolari per cambiare le cose.



