Netanyahu ha confermato che Israele vuole occupare tutta la Striscia di Gaza
Prima di una riunione del gabinetto di sicurezza del suo governo che dovrebbe approvare il piano, nonostante crescenti proteste

Giovedì pomeriggio il gabinetto di sicurezza del governo israeliano si è riunito per discutere e approvare un piano di occupazione totale della Striscia di Gaza: la riunione è iniziata alle 17:30 (ora italiana) ma fino alla tarda serata non ci sono state dichiarazioni sull’esito dell’incontro, a cui erano presenti i più importanti ministri del governo di Benjamin Netanyahu. Prima della riunione Netanyahu ha però dato un’intervista al canale televisivo statunitense Fox News in cui ha confermato l’intenzione di occupare tutta Gaza. In serata ci sono state in molte città israeliane partecipate manifestazioni di protesta.
Nell’intervista Netanyahu ha sostenuto di non volere occupare la Striscia «per tenerla o governarla», ma per eliminare ogni tipo di presenza di Hamas per poi consegnarla al governo di qualcun altro, indicato come «forze arabe». Ogni discorso sul futuro è però prematuro e confuso: al momento l’esercito israeliano intende occupare anche il 20 per cento del territorio che ancora non controlla.
Secondo quanto riferito dai media israeliani e internazionali, in una prima fase – che potrebbe durare anche sei mesi – il piano prevederebbe l’occupazione della città di Gaza, con nuovi ordini di evacuazione per circa un milione di palestinesi, che nei progetti israeliani dovrebbero trasferirsi forzatamente verso la zona meridionale della Striscia. Il governo israeliano avrebbe prospettato anche la creazione di strutture per ospitare gli sfollati (nel sud della Striscia) e l’aumento da 4 a 16 dei punti di distribuzione di cibo e beni di prima necessità da parte della Gaza Humanitarian Foundation. È l’organizzazione creata per volontà dello stato israeliano: dal 27 maggio opera in un modo molto criticato e ha reso la distribuzione inefficiente, caotica e pericolosa. Spesso soldati israeliani e contractor statunitensi sparano sulla folla, uccidendo ogni volta decine di persone.
Il piano di occupazione totale della Striscia di Gaza continua a essere criticato anche dal capo di stato maggiore dell’esercito israeliano, il generale Eyal Zamir, che da alcuni giorni si sta scontrando piuttosto apertamente con il primo ministro, che lo scelse per quel ruolo pochi mesi fa, considerandolo più “allineato” dei predecessori. Zamir, che da marzo ha pianificato i bombardamenti e le operazioni di terra dopo la fine del cessate il fuoco (durato meno di due mesi fra gennaio e marzo) ha detto giovedì che l’esercito «continuerà a dire senza paura quello che pensa» perché si confronta «non con la teoria, ma con la pratica». Secondo funzionari dei servizi di sicurezza citati dal New York Times e rimasti anonimi per questioni di opportunità, Zamir ritiene che le operazioni di occupazione di zone densamente popolate e il loro successivo controllo siano rischiose e difficili da sostenere per i soldati israeliani impegnati nella guerra da quasi due anni.
Secondo i media israeliani Zamir avrebbe anche espresso timori per la sorte dei 20 ostaggi ancora vivi e nelle mani di Hamas. Anche le famiglie degli ostaggi hanno ripetuto giovedì la loro contrarietà a una nuova fase della guerra. Hanno chiesto un cessate il fuoco immediato, hanno detto che il nuovo progetto di fatto «condanna a morte» gli ostaggi e invitato gli israeliani a partecipare alla manifestazione odierna (le famiglie organizzano ricorrenti manifestazioni e proteste per chiedere la liberazione degli ostaggi).

La manifestazione delle famiglie degli ostaggi giovedì a Gerusalemme (AP Photo/Ohad Zwigenberg)
Già dal pomeriggio alcune centinaia di persone si erano ritrovate per protestare all’esterno dell’ufficio del primo ministro, dove si è tenuta la riunione del gabinetto di sicurezza. In serata migliaia di persone hanno partecipato a manifestazioni di protesta e Gerusalemme, Tel Aviv, Haifa, Be’er Sheva, Herzliya, Ra’anana, Nes Tziona, Mitzpeh Ramon e Karkur. Secondo i sondaggi, ormai da mesi oltre il 70 per cento della popolazione israeliana è favorevole a porre fine alla guerra con un accordo che preveda la liberazione degli ostaggi.



