Sono sessant’anni che, nel dubbio, ci portiamo il K-Way

Breve storia di un marchio che è usato come nome comune, e che probabilmente pronunciate nel modo sbagliato

(Vittorio Zunino Celotto/Getty Images)
(Vittorio Zunino Celotto/Getty Images)
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Il K-Way, ovvero la giacca antivento e antipioggia di nylon che si può ripiegare in una delle sue tasche diventando un marsupio, ha sessant’anni. È stata messa sul mercato nel 1965, prodotta dall’omonima azienda francese, e nel 1966 ha iniziato a essere venduta in tutto il mondo. Oggi l’azienda che la vende è italiana, la BasicNet di Torino, che ha acquisito K-Way nel 2004, e che possiede, tra gli altri, storici marchi di abbigliamento sportivo come Kappa, Sebago e Superga.

Per chi si è sempre chiesto come si pronunci: non “chi uei” e nemmeno “chei uei” o “cappa uei”, ma “ca uei”: “K” sta infatti per “cas”, che in francese si legge “ca”. Infatti originariamente la giacca doveva chiamarsi “en cas de”, ovvero “in caso di”, sottintendendo pioggia o vento, ma i responsabili del marketing del prodotto sostenevano che avrebbe avuto più successo con un nome che sembrasse americano. Da lì la scelta di usare la “k” al posto del “cas” e di aggiungere “-way”, senza un vero motivo, solo perché suonava bene.

L’invenzione del K-Way avvenne però in un contesto estremamente legato alla tradizione francese: il suo ideatore, l’imprenditore Léon-Claude Duhamel, ebbe l’ispirazione mentre era seduto a un tavolino del Café de la Paix, a Parigi. Era un giorno di pioggia di maggio, nel 1964, e Duhamel fu attirato dai passanti che camminavano impacciati nel tentativo di ripararsi sotto agli ombrelli e in particolare da una donna con due bambini che indossavano dei vestiti di nylon rossi. Pensò quindi di creare una giacca impermeabile in nylon simile a quei vestiti, che proteggesse dalla pioggia e dal vento, che creasse meno impaccio di un ombrello, e in un materiale molto leggero. La giacca poi doveva anche potersi piegare e diventare un marsupio, così da potersela portare sempre dietro, bagnata o asciutta che fosse.

I primi K-Way vennero prodotti nel 1965, esattamente sessant’anni fa. Erano pratici, economici e comodi da trasportare come marsupio: nei primi mesi ne vennero venduti oltre 250mila e in cinque anni oltre un milione. In un’intervista di dieci anni fa Duhamel confessò che dietro a questo successo iniziale c’era una trovata del gruppo marketing, che sui cartelloni pubblicitari aveva fatto scrivere che il K-Way poteva essere acquistato in tutti i negozi di abbigliamento sportivo, anche se non era vero. Visto che le persone lo chiedevano, i negozianti iniziarono a fare ordini all’azienda.

Il marchio già da allora fu subito molto imitato e per distinguere il K-Way dalle altre giacche antivento e antipioggia, sulle pubblicità fu fatto scrivere “le véritable”: “quello vero”. Ancora oggi il modello classico si chiama “Le Vrai Claude”, ovvero il vero Claude, dal nome del suo inventore.

Negli anni Ottanta il marchio K-Way crebbe e diventò K-Way International, con sedi in tutta la Francia, ma anche in Marocco e in Portogallo. Nonostante la fama però, l’azienda cominciò ad andare in perdita, anche perché la concorrenza era molto alta. Fu acquisita dall’azienda italiana Superga, che a sua volta era di pneumatici Pirelli, che nel 1990 dovette comunque fare diversi licenziamenti. Nel 1992 poi un incendio distrusse la fabbrica di Harnes, nel nord della Francia, la sede principale del marchio.

Qualche anno dopo l’incendio Pirelli decise di rivenderla e, dopo diversi passaggi, nel 2004 fu acquisita da BasicNet, della famiglia Boglione. Nel 2024 Boglione ha ceduto il 40 per cento delle quote dell’azienda al fondo d’investimento londinese Permira con l’obiettivo di affermarsi anche in altri mercati, come quello asiatico. Attualmente K-Way è molto diffusa in Italia, in Francia e in Europa in generale. In tutto ha 109 negozi monomarca in 27 paesi.

Il tempo delle mele o La Boum, in francese, è uno dei film più conosciuti per l’uso del K-Way (Sunset Boulevard/Corbis via Getty Images)

La parola K-Way – che è un marchio registrato – è diventata talmente nota da essere usata in generale per indicare tutte quelle giacche leggere che si indossano in caso di pioggia e che le persone portano con sé ripiegate in tasche e marsupi. È diventato un nome così conosciuto da essere inserito sia nel vocabolario francese che in quello italiano.

Inizialmente i K-Way erano prodotti solo nei colori blu e in rosso. Con gli anni poi ne furono introdotti moltissimi altri, dal lilla all’arancione. L’azienda iniziò a produrre anche tutta una serie di altri prodotti affini alla giacca antivento: pantaloni, giacche di tutti i tipi, cappelli, borse, fino all’abbigliamento da sci. L’unica cosa che non è mai cambiata, e che con il tempo è diventata una sorta di segno distintivo del marchio, è la zip con le bande colorate blu, gialla e arancione: nel 2006 K-Way ne ha registrato il marchio.

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Una sfilata K-Way a Pitti Uomo, Firenze (Pietro D’Aprano/Getty Images)

Negli anni Dieci del 2000 K-Way iniziò a fare una serie di collezioni in collaborazione con altri marchi anche molto conosciuti e di alta moda, come Marc Jacobs, Fendi, Saint Laurent, Comme des Garçons e Versace. Nel 2019 debuttò alla settimana della moda di Milano con la sua prima collezione uomo, mentre quest’anno ha lanciato la collezione donna. Nonostante possa suscitare un certo stupore che un’azienda che produce giacche antivento e antipioggia possa sfilare durante la fashion week, K-Way è spesso inserito dai giornali di settore tra i marchi più di successo sui social. Il K-Way classico, modello Le Vrai Claude, è attualmente abbastanza costoso rispetto ad altre giacche simili di marchi meno conosciuti: sul sito ufficiale si trova a 140 euro.

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