Le carrozze coi cavalli nelle città sono sempre meno, ma resistono

Nonostante anni di battaglie delle associazioni animaliste; chi le vuole vietare propone di dare ai vetturini licenze per taxi

Una botticella, tipica carrozza romana trainata da un cavallo, nell’area dei Fori Imperiali, Roma, 15 agosto 2022
(Cecilia Fabiano/LaPresse)
Una botticella, tipica carrozza romana trainata da un cavallo, nell’area dei Fori Imperiali, Roma, 15 agosto 2022 (Cecilia Fabiano/LaPresse)
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Le carrozze trainate dai cavalli circolano ancora in alcune città italiane: se ne trovano per esempio a Roma, Napoli, Firenze, Pisa, Messina e Palermo. Sono però sempre di meno, per motivi ovvi legati all’arretratezza del mezzo, e anche perché molti vetturini, cioè chi le guida, sono andati in pensione senza essere sostituiti, mentre altri hanno deciso di convertire le loro autorizzazioni in licenze per taxi. Altri ancora, invece, sono affezionati al loro mestiere e vogliono continuarlo per tradizione e abitudine.

Le associazioni animaliste protestano da anni per eliminare le carrozze, ritenendole una forma di maltrattamento e sfruttamento dei cavalli. Sostengono che siano costretti a trainare carichi sotto al sole e che siano sottoposti ad alti livelli di stress per muoversi nel traffico. Le loro contestazioni, però, non hanno ottenuto molti risultati: l’obiettivo di far approvare una legge nazionale che vietasse le carrozze non è mai stato raggiunto. Negli anni diversi governi hanno solo fatto dichiarazioni di intenti o preso impegni non vincolanti.

Qualche limitazione c’è stata solo a livello locale. Alcune città hanno imposto un numero massimo di ore di lavoro e limitazioni stagionali per proteggere gli animali dalle temperature più alte: pause forzate tra un servizio e l’altro, l’obbligo di bagnare e far bere i cavalli, e la sospensione del servizio nelle ore centrali della giornata in caso di ondate di calore. Nessun comune, però, è riuscito a vietare del tutto le carrozze.

Per farlo, bisognerebbe intervenire sulla legge che in Italia consente la circolazione delle carrozze: la numero 21 del 15 gennaio 1992, che riguarda i “trasporti pubblici non di linea”, cioè quelli che non seguono orari e percorsi prestabiliti. È la stessa che disciplina l’attività di taxi e NCC (Noleggio Con Conducente). Servirebbe modificare anche il codice della strada, che regolamenta il servizio delle carrozze e ne descrive i requisiti: come devono essere fatti i freni, le caratteristiche e le posizioni di fanali e luci, il diametro delle ruote, il numero di posti e le dimensioni massime della struttura.

Una carrozza trainata dai cavalli in piazza Duomo, Milano, 10 febbraio 1996 (Ansa)

Il codice della strada contiene indicazioni anche sulle targhe, come la posizione e le informazioni che devono riportare, e le licenze. Per diventare vetturini non serve superare un concorso come fanno i tassisti: basta chiedere la licenza al comune dove si vuole lavorare, che verifica l’idoneità del candidato e decide se concedergliela. Tra i requisiti dell’aspirante vetturino, per esempio, ci sono la maggiore età e il possesso di un certificato medico che accerti le condizioni psicofisiche richieste. Anche la licenza da vetturino, come quella per i taxi, si può vendere o ereditare.

La legge del 1992 parla anche di tariffe, ma delega ai comuni e ai singoli vetturini la possibilità di deciderle. Il costo di un giro in carrozza non si calcola con un tassametro come nei taxi, ma può dipendere dalla durata e dalla distanza del percorso. In media un giro turistico di un’ora costa tra gli 80 e i 100 euro, da dividere per un massimo di quattro passeggeri.

Tutto ciò che riguarda la salute degli animali viene invece disciplinato dai singoli comuni, dagli orari alle andature consentite. A Firenze, per esempio, i cavalli non possono lavorare quando si raggiungono i 35 gradi all’ombra. A Roma da inizio giugno a metà settembre le carrozze non possono circolare tra le 13:00 e le 17:00, ma l’orario si estende dalle 11:00 alle 18:00 nelle giornate più calde. Nello stesso periodo a Messina i vetturini devono fermarsi dalle 13:30 alle 15:30, ma quando ci sono ondate di calore possono riprendere solo dopo le 18:00 e solo se ci sono meno di 33 gradi. A Napoli, quando le temperature superano i 30 gradi, le carrozze non possono circolare dalle 12:00 alle 16:00. Oltre a limiti orari simili, Palermo ha anche stabilito l’obbligo di far fermare i cavalli ogni due ore per almeno 15 minuti e di bagnarli con acqua fresca.

Il cavallo di una botticella a Roma, 25 luglio 2018 (Fabrizio Corradetti/LaPresse)

A Verona le carrozze trainate da cavalli sono state vietate nel 2020 (ma solo dopo il ritiro dell’ultimo vetturino in attività), mentre nell’agosto dello stesso anno la direzione del parco della Reggia di Caserta tolse il servizio carrozze dopo la morte di un cavallo. A Pisa, invece, non è ancora stata introdotta nessuna limitazione per il caldo: nel 2022 il comune vietò la circolazione delle carrozze nelle ore centrali della giornata, ma i vetturini fecero ricorso e il TAR (il tribunale amministrativo regionale) diede loro ragione cancellando l’ordinanza.

Successe una cosa simile anche a Roma, dove nel 2020 l’amministrazione stabilì che le tradizionali botticelle, le carrozze di piazza romane, non avrebbero potuto continuare a circolare sulle strade, ma solo nei parchi cittadini. Anche in questo caso i vetturini fecero ricorso, ma il TAR del Lazio lo accolse solo in parte: secondo il tribunale, il comune non aveva adottato soluzioni idonee per permettere ai vetturini di adeguarsi a queste restrizioni, per esempio costruendo aree di ristoro per i cavalli e depositi per le carrozze dentro o vicino ai parchi. Il TAR quindi sospese solo un pezzo del regolamento e i vetturini impugnarono la decisione davanti al Consiglio di Stato, il secondo grado della giustizia amministrativa. Questa volta i giudici diedero loro ragione e bloccarono l’intero regolamento.

Un corteo di protesta delle botticelle contro un nuovo regolamento comunale, Roma, 22 maggio 2018 (Carlo Lannutti/LaPresse)

Anche in assenza di limitazioni imposte per legge, il numero dei vetturini e delle carrozze nel complesso sta comunque diminuendo. Nadia Zurlo, responsabile Area Equidi della Lega Anti Vivisezione (LAV), dice: «Nel 2009 a Roma c’erano 44 carrozze, quindi erano coinvolti 88 cavalli, due per ogni botticella. Adesso le carrozze dovrebbero essere 17. A Palermo, la città che conta il maggior numero di carrozze, erano circa un’ottantina qualche anno fa mentre oggi dovrebbero essere diminuite di più della metà».

Non esistono dati ufficiali e pubblici sul numero di carrozze e cavalli in circolazione. Le associazioni animaliste raccolgono periodicamente informazioni rivolgendosi direttamente ai singoli comuni, ma i dati ottenuti sono spesso frammentari e non aggiornati. Fare un censimento preciso è difficile anche perché i servizi sono eterogenei: non ci sono solo le classiche carrozze che fanno servizio di piazza, come quelle di Roma, Firenze, Pisa o Palermo, ma anche le carrozze usate su prenotazione per eventi privati, o quelle che circolano in alcuni parchi, come succede nel parco della Reggia di Venaria, in Piemonte, o in quello di San Rossore, in Toscana. Poi ci sono le carrozze stagionali, che compaiono solo in alcune località turistiche in determinati periodi dell’anno, come accade in estate a Forte dei Marmi, nota località balneare della Versilia. Tenere il conto per queste categorie è più complesso perché in molti casi non sono registrate ufficialmente e la loro attività è discontinua.

«Ma ormai stiamo parlando di un fenomeno non così esteso com’era fino a una decina di anni fa», continua Zurlo. La diminuzione delle carrozze dipende da diversi fattori. Tra questi anche un calo delle persone che chiedono i loro servizi, dovuto soprattutto a ragioni culturali: in passato le carrozze erano per molti visitatori un’attrazione folcloristica, ma oggi vengono considerate perlopiù antiquate. Alla diminuzione delle carrozze hanno contribuito anche il pensionamento e la morte di molti vetturini, che non hanno venduto le loro licenze o non le hanno tramandate a figli e familiari. A questi si aggiunge qualche conducente che ha preferito trasformare la sua licenza da vetturino in licenza per taxi o altri veicoli, come i golf cart.

La conversione delle licenze è una possibilità che alcuni comuni, come Roma, hanno attivato non potendo o non volendo eliminare del tutto le carrozze, anche se è stata accolta con scetticismo dai vetturini. Tra chi continua a lavorare con le carrozze c’è Marco Di Segni, rappresentante dell’Associazione Vetturini Romani e vetturino da 12 anni. Sulla conversione delle licenze dice: «È come dire a una persona che ha sempre fatto l’avvocato che da domani dovrà andare a fare un altro lavoro. Prima di tutto noi amiamo i nostri cavalli, e poi ci sono problemi pratici. C’è chi è anziano, non ha la patente e non la vuole nemmeno prendere perché ha sempre fatto questo lavoro. Oppure c’è chi ha il mutuo e non può chiedere il finanziamento per comprare una macchina».

Chi invece ha deciso di passare al taxi, racconta Di Segni, l’ha fatto soprattutto per esasperazione: «Ogni volta che usciamo con i cavalli ci sentiamo dire che siamo degli sfruttatori e la gente ci prende a parolacce. Tanti colleghi non sopportavano più queste situazioni e hanno preso il taxi, altrimenti non avrebbero mai cambiato». Il passaggio al taxi comunque non è semplice. Non ci sono incentivi per la conversione delle licenze e bisogna spendere tra i 20 e i 30mila euro per la macchina, visto che per circolare nei centri città serve un motore ibrido o elettrico.