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  • Venerdì 1 agosto 2025

In Bosnia va forte la pallavolo paralimpica, e non è un caso

La nazionale maschile è la terza squadra nel ranking mondiale e ha vinto 11 degli ultimi 15 campionati europei: c'entra la guerra degli anni Novanta

La nazionale maschile bosniaca di volley paralimpico festeggia un punto alle Paralimpiadi di Parigi, nel 2024
La nazionale maschile bosniaca di volley paralimpico festeggia un punto alle Paralimpiadi di Parigi, nel 2024 (Getty Images/Elsa)
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Il 27 luglio nella città di Győr, in Ungheria, sono iniziati i campionati europei di volley paralimpico maschile e femminile, conosciuto come sitting volley. Termineranno il 2 agosto, quando ci saranno le finali. È probabile che una delle nazionali maschili che si qualificheranno per la finale sarà quella della Bosnia Erzegovina, che è campione uscente ed è una delle favorite per la vittoria. Da quando è iniziato il torneo, la Bosnia Erzegovina ha vinto tutte le partite, senza perdere nemmeno un set: venerdì alle 18:30 gioca la semifinale contro la Serbia.

Da decenni la nazionale bosniaca è una delle più forti del mondo – è terza nel ranking mondiale, dietro a Iran ed Egitto, paesi molto più grandi della Bosnia Erzegovina – e di gran lunga la più forte tra quelle europee. Dal 1996 ha vinto due ori paralimpici, quattro argenti e un bronzo, tre campionati del mondo e undici campionati europei (di cui nove consecutivi, dal 1999 al 2015). In tutto negli ultimi trent’anni i campionati europei sono stati quindici: la Bosnia Erzegovina, insomma, ha vinto quasi sempre.

È una cosa un po’ strana, dato che la Bosnia ha una popolazione piuttosto piccola (3,5 milioni di persone), risorse limitate e storicamente investe poco nello sport, sia in termini di sponsor sia di infrastrutture. A parte alcuni casi rarissimi, non ha mai ottenuto grandi risultati sportivi, nemmeno negli sport paralimpici. La nazionale maschile di pallavolo è un’enorme eccezione, insomma, e la ragione del suo successo ha molto a che vedere con la storia recente del paese.

La nazionale bosniaca con la medaglia d’oro vinta alle Paralimpiadi di Londra, nel 2012

Dopo che la Bosnia Erzegovina dichiarò la propria indipendenza dalla Jugoslavia, nel 1992, nel paese ci fu una violenta guerra tra i principali gruppi nazionali che vivono nel paese: i bosgnacchi (bosniaci musulmani), i serbi e i croati. La guerra causò oltre 100mila morti e 2 milioni di sfollati: come effetto della guerra tantissime persone rimasero ferite e riportarono invalidità permanenti.

In Bosnia Erzegovina non esiste un elenco unico delle persone con disabilità, ma in base all’ultimo censimento del 2013 erano circa 294mila. Spesso vengono discriminate nella vita quotidiana. Nonostante questo, già negli anni della guerra le autorità bosniache iniziarono a puntare molto sugli sport paralimpici per aiutare le tante persone, sia militari che civili, che avevano riportato una disabilità a reinserirsi nella società e fare attività di gruppo.

La pallavolo in particolare divenne molto popolare: come ha ricostruito la rivista Sports Illustrated, parecchi iniziarono a giocare senza grosse ambizioni, nacquero varie squadre e alcune iniziarono ad allenarsi in modo più serio. La nazionale maschile vinse la prima medaglia, di bronzo, ai campionati europei del 1997. Da lì in poi continuò a vincere, e il successo attrasse sempre più persone con disabilità interessate a giocare.

Nel sitting volley si gioca sempre in sei, come nella pallavolo in piedi, ma seduti sul pavimento, in un campo più piccolo, largo 6 metri e lungo 10 (5 per squadra), e con la rete più bassa (1,15 metri per gli uomini e 1,05 per le donne). I fondamentali sono più o meno gli stessi della pallavolo: palleggio, bagher, schiacciata, muro, e anche le regole non sono così diverse. Le differenze sono che nel sitting volley i giocatori non possono mai perdere contatto con il pavimento (tranne in azioni difensive particolarmente spettacolari) e che inoltre si può murare la battuta avversaria.

Tantissimi giocatori della nazionale bosniaca sono veterani o civili che hanno subìto ferite a causa della guerra. Per esempio Sabahudin Delalić, il capitano, che ha 52 anni ed è parte della squadra dal 1996, perse una gamba mentre combatteva con l’esercito bosniaco, nel 1992. Safet Alibašić, un altro giocatore, rimase ferito da bambino a causa di una mina. Diversi giocatori negli anni hanno parlato di come la pallavolo li abbia aiutati fisicamente e psicologicamente. Delalić per esempio ha detto che il fatto di avere cominciato a giocare ha aiutato lui e i suoi compagni a fare progressi «in ogni aspetto della vita». Ha anche raccontato come giocare a pallavolo dopo aver perso una gamba lo abbia aiutato a non deprimersi: «A questo sport devo tutto», ha detto.

Alibašić ha vinto due ori paralimpici e un argento, e ha raccontato la sua storia in questo breve video.

La Bosnia Erzegovina oggi è un paese diviso sotto molti punti di vista. Molti dei suoi cittadini che si identificano come serbi e croati riescono facilmente a ottenere la nazionalità della Serbia e della Croazia. Questo in molti casi si riflette anche nell’appartenenza nazionale delle persone che scelgono di giocare per la nazionale bosniaca: al momento quella di pallavolo maschile paralimpica è composta soprattutto da giocatori bosgnacchi.

La pallavolo paralimpica, ancora oggi, è uno sport molto praticato nel paese: il campionato nazionale ha 29 squadre e centinaia di atleti. Fantomi e Spid, due squadre della capitale Sarajevo, hanno vinto rispettivamente quattro e sei campionati europei per club, anche questo un risultato abbastanza eccezionale per delle squadre bosniache.

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