Storia di Olimpia Mibelli Ferrini, che si fece stuprare dai soldati per risparmiare altre donne

Successe all'isola d'Elba nel 1944: ora il comune di Portoferraio le dedicherà una strada

Alcuni soldati delle truppe coloniali francesi fra le macerie di Portoferraio, all'isola d'Elba, a giugno del 1944 (Hulton Archive/Getty Images)
Alcuni soldati delle truppe coloniali francesi fra le macerie di Portoferraio, all'isola d'Elba, a giugno del 1944 (Hulton Archive/Getty Images)
Caricamento player

Mercoledì il consiglio comunale di Portoferraio, il paese più grande dell’isola d’Elba, ha approvato all’unanimità una mozione per assegnare una medaglia e dedicare una strada a Olimpia Mibelli Ferrini: è una lavandaia che nel 1944 si offrì di essere stuprata dai soldati dell’esercito francese per salvare altre donne dalle moltissime violenze che vennero commesse sull’isola nei giorni successivi alla liberazione dall’occupazione tedesca, durante la Seconda guerra mondiale.

Mibelli Ferrini nacque nel 1923 a Portoferraio in una famiglia povera, e si sposò a 15 anni con un militare stanziato a Livorno, rimanendo vedova dopo pochi anni. Lavorava come lavandaia. Quando le truppe degli Alleati angloamericani sbarcarono sull’isola, nel 1944, aveva 21 anni.

La liberazione dell’isola d’Elba dalle truppe nazifasciste avvenne fra il 17 e il 20 giugno e fu affidata all’esercito francese, aiutato da militari britannici e statunitensi e da alcuni partigiani elbani. I soldati delle truppe impiegate nell’operazione provenivano principalmente dalle colonie francesi, in particolare dal Marocco e dal Senegal. Dopo una battaglia in cui morirono quasi ottocento soldati di entrambi gli eserciti l’Elba fu liberata. I generali francesi concessero ai soldati il cosiddetto “diritto di preda”, oggi estremamente limitato dal diritto internazionale, ossia di impadronirsi dei beni del paese conquistato.

Nei giorni successivi i soldati si accanirono sulla popolazione civile, saccheggiando e distruggendo case, uccidendo chi si opponeva e stuprando, anche in gruppo, centinaia di donne, ragazze e bambini. Un rapporto dell’Arma dei Carabinieri di settembre del 1994 disse che gli stupri accertati erano stati 191, 30 i tentati stupri su donne e uno su un bambino. In quei giorni a Portoferraio Mibelli Ferrini si fece stuprare più volte dai soldati, sottraendo loro altre donne e ragazze. Fra le donne stuprate in quei giorni ci fu anche la sorella di Olimpia, Andreina, che rimase incinta e l’anno dopo partorì un figlio. Episodi simili avvennero in altre parti d’Italia nei giorni successivi alla liberazione e sono ricordati per esempio nel romanzo di Alberto Moravia La ciociara, da cui venne tratto un celebre film con Sophia Loren, e diretto da Vittorio De Sica.

Per tanti anni il gesto di Mibelli Ferrini non fu riconosciuto, anche perché, come è capitato un po’ ovunque in Italia dopo la fine della Seconda guerra mondiale, le persone preferirono non parlare di quello che era successo. Dopo la guerra Mibelli Ferrini conobbe un uomo ebreo che faceva il venditore ambulante, originario di Livorno. L’uomo divenne il suo compagno e per tanti anni gestirono un banco di prodotti per la casa al mercato del paese.

In quel periodo conobbe Gloria Peria, che poi sarebbe diventata responsabile degli archivi storici dei comuni elbani. Peria ricorda Mibelli Ferrini come una donna vivace, vistosa ma gentile, e che portava sempre il rossetto rosso. In paese tutti più o meno sapevano ciò che aveva fatto nel 1944 (la sua vita e la sua storia è tramandata soprattutto dai racconti dei residenti) ma nessuno ne parlava apertamente. Nel 1985 morì e fu sepolta a Portoferraio. Ora i suoi resti sono nell’ossario comunale, quindi non c’è una tomba dedicata a lei.

Fra gli anni Ottanta e Novanta alcuni politici locali provarono a farle assegnare una medaglia al valore civile, conferita dal presidente della Repubblica, ma senza successo. La sua storia è stata raccontata anche nel romanzo La figlia di ferro, di Paola Cereda, uscito nel 2022.