Il tribunale di Milano ha disposto gli arresti per sei persone indagate nelle inchieste sull’urbanistica

Tra cui l'ex assessore Giancarlo Tancredi: le accuse sono di corruzione per il presunto «sistema» che avrebbe incentivato la speculazione immobiliare in città

L'ex assessore all’Urbanistica del comune di Milano Giancarlo Tancredi (Ansa)
L'ex assessore all’Urbanistica del comune di Milano Giancarlo Tancredi (Ansa)
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Il giudice per le indagini preliminari Mattia Fiorentini ha disposto gli arresti per sei persone indagate nel grande filone di inchieste giudiziarie sull’edilizia a Milano. Nella richiesta di arresti al giudice, la procura ipotizzava l’esistenza di «un consolidato sistema» di corruzione e commistione tra interessi pubblici e privati, che avrebbe favorito in vari modi la concessione di permessi edilizi illeciti per fare speculazione attraverso grandi progetti immobiliari. Il giudice ha di fatto confermato la gran parte delle accuse della procura: di corruzione, falso e induzione indebita a dare e promettere utilità.

Sono stati dati gli arresti domiciliari all’ex assessore all’Urbanistica del comune di Milano Giancarlo Tancredi, che si era dimesso di recente proprio per l’inchiesta; a Manfredi Catella, presidente del gruppo immobiliare Coima; a Giuseppe Marinoni, l’ex presidente della commissione per il paesaggio; all’architetto Alessandro Scandurra, ex componente della stessa commissione; e al costruttore ed ex socio della società J+S Federico Pella. Per Andrea Bezziccheri, socio e amministratore della società Bluestone, è stata disposta invece la custodia cautelare in carcere.

Le disposizioni del giudice sono state diverse da quelle che erano state chieste dalla procura circa due settimane fa con la motivazione del rischio di reiterazione dei reati da parte degli indagati. Per Marinoni, Scandurra e Pella, che verranno messi agli arresti domiciliari, era infatti stata chiesta la detenzione in carcere. Tutti e sei gli indagati per cui erano state chieste le misure cautelari dalla procura erano stati interrogati in tribunale la scorsa settimana: Marinoni era stato l’unico che si era avvalso della facoltà di non rispondere alle domande del giudice. Tutti avevano sostenuto la propria innocenza, e l’inesistenza del «sistema» ipotizzato dalla procura.

I sei indagati, sopra da sinistra: Giancarlo Tancredi, Giuseppe Marinoni, Manfredi Catella; sotto da sinistra: Alessandro Scandurra, Federico Pella, Andrea Bezziccheri. (Ansa/Alanews)

Secondo la procura la commissione per il paesaggio del comune di Milano – cioè l’organo comunale tecnico che si occupa di valutare i progetti edilizi o urbanistici e il loro impatto sul paesaggio – ha avuto un ruolo centrale all’interno del presunto «sistema», al punto che nella richiesta di misure cautelari veniva definita il «fulcro delle patologie della gestione urbanistica nel comune di Milano, inquinata da una corruzione sistemica».

Le accuse formulate dalla procura erano molte e riguardavano numerosi casi: la stragrande maggioranza è stata confermata dal giudice. Tutti e sei gli indagati comunque sono accusati di corruzione; Marinoni, Scandurra e Tancredi anche di false dichiarazioni; e Marinoni, Tancredi e Catella di induzione indebita a dare o promettere utilità.

I magistrati sostengono che sia Marinoni che Scandurra si siano fatti pagare consulenze anche da centinaia di migliaia di euro (per il primo) e milioni di euro (per il secondo) da varie società immobiliari sui cui progetti poi si sono espressi in quanto membri della commissione, senza dichiarare il conflitto di interessi e astenersi come avrebbero dovuto. Secondo i magistrati tutto questo avveniva in accordo con Tancredi, che è accusato di corruzione anche per aver contribuito a realizzare il «piano corruttivo» di Marinoni proponendo di dare il patrocinio gratuito del comune di Milano a un suo studio sul progetto cosiddetto “Nodi e Porte metropolitane”, che per i pm era finalizzato a una «intensiva speculazione edilizia».

A marzo, un altro ex membro della commissione per il paesaggio, ed ex direttore dello sportello unico dell’edilizia del comune di Milano, Giovanni Oggioni, era stato il primo a essere messo agli arresti domiciliari nell’ambito di queste inchieste, con le accuse di corruzione, frode processuale, depistaggio e falso. In definitiva i magistrati sostengono che corrompendo alcuni membri della commissione paesaggio, «importanti costruttori privati potevano ottenere informazioni, anticipazioni e un occhio di riguardo per le pratiche di interesse».

Tra i tanti casi che vengono citati dal giudice c’è anche quello del cosiddetto Pirellino, per cui ha confermato le accuse di corruzione a Scandurra e Catella ma non quelle di induzione indebita per le quali era indagato il sindaco Beppe Sala. La procura aveva ipotizzato che Catella e l’architetto Stefano Boeri avessero fatto pressioni su Sala e Tancredi per ottenere l’approvazione del progetto dalla commissione paesaggio, e quindi da Marinoni che la presiedeva. Secondo il giudice però non ci sarebbe stata nessuna induzione indebita da parte di Sala né di Tancredi nei confronti di Marinoni, perché questo tipo di reato prevede che la persona su cui è esercitato (in questo caso Marinoni) agisca anche per proprio interesse, cosa che invece non sarebbe successa. Infatti per il giudice Marinoni avrebbe fatto quanto richiesto da Sala e Tancredi solo per riconoscenza e sudditanza.

Di fatto quindi il giudice ha ritenuto infondata una delle due accuse rivolte al sindaco. L’altra è di falsa dichiarazione per aver firmato il documento che attestava l’assenza di conflitti di interesse di Marinoni, essenziale per ricoprire il ruolo di presidente della commissione paesaggio.

– Leggi anche: Il caso del “Pirellino” nell’inchiesta sull’urbanistica a Milano

Il giudice ha spiegato di aver dato gli arresti domiciliari ai cinque indagati perché, anche se molti di loro hanno rinunciato agli incarichi attraverso i quali avrebbero commesso i reati di cui sono accusati, continuano ad avere rapporti e influenze che potrebbero sfruttare per continuare a delinquere. Nel caso di Bezziccheri invece è stata disposta la custodia cautelare in carcere perché ha un precedente penale per bancarotta fraudolenta aggravata e per «la sua spregiudicatezza e l’utilizzo, da anni, di società operanti nel campo della speculazione immobiliare per commettere reati o per fruire di finanziamenti occulti».

Gli avvocati degli indagati hanno detto che faranno ricorso al tribunale del Riesame per chiedere l’annullamento o la revoca delle misure cautelari.

L’inchiesta sull’urbanistica di Milano era nata circa tre anni fa dalle indagini sulla costruzione di una serie di edifici molto grandi fatti approvare come ristrutturazione di edifici più piccoli, senza il necessario piano attuativo e con oneri di urbanizzazione più bassi del dovuto, quindi con una perdita da parte del comune. L’indagine emersa nelle ultime settimane si è concentrata sulle modalità con cui venivano approvati questi e altri progetti e sul rapporto tra i progettisti e gli imprenditori che li presentavano e i rappresentanti del comune che avrebbero dovuto valutarli in modo indipendente.

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