Non ci sono prove che Hamas rubi il cibo destinato alla popolazione di Gaza
È il risultato di due ricerche, una dell'esercito israeliano e una statunitense: Israele è accusato di usare questa giustificazione per affamare la Striscia

Da quasi due anni Israele sostiene che il cibo diretto ai palestinesi della Striscia di Gaza, e gestito dalle Nazioni Unite, sia sistematicamente rubato da Hamas. Due ricerche negli ultimi due giorni sono arrivate alla conclusione che non esistono prove di questi furti sistematici da parte di Hamas: una è stata condotta dall’agenzia statunitense che si occupa di aiuti internazionali, USAID; l’altra dallo stesso esercito israeliano, secondo fonti citate dal New York Times.
Nelle ultime 24 ore cinque bambini sono morti per gli effetti della malnutrizione nella Striscia di Gaza, secondo fonti del ministero della Salute di Gaza: i morti per fame sono ora 127, di cui 85 bambini. Le cause della terribile situazione attuale sono il blocco totale dell’ingresso di cibo imposto da Israele fra marzo e maggio e poi la distribuzione parziale, inefficiente e pericolosa gestita dalla Gaza Humanitarian Foundation, un’organizzazione creata per volontà di Israele che avrebbe dovuto sostituire le Nazioni Unite e decine di ong ancora operative nella Striscia.
Il governo israeliano ha giustificato prima il blocco e poi il nuovo metodo di distribuzione con la presunta esigenza di evitare che Hamas si «impossessasse di tutti gli aiuti». Sostiene quindi che le responsabilità della diffusa emergenza legata alla malnutrizione siano di Hamas e delle connivenze con il gruppo radicale militare all’interno delle Nazioni Unite e dell’UNRWA, l’agenzia dell’ONU che si occupa di fornire assistenza umanitaria ai profughi palestinesi.
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Sabato il New York Times ha raccolto le testimonianze di due fonti militari e di due funzionari israeliani che hanno parlato in forma anonima. Hanno raccontato che l’esercito israeliano ha condotto una ricerca sulla questione della distribuzione del cibo a Gaza, arrivando alla conclusione che non esistono prove che ci siano state appropriazioni sistematiche da parte di Hamas del cibo gestito dalle Nazioni Unite. In particolare dicono che le strutture dell’ONU permettevano di gestire l’intera catena di distribuzione, senza appoggiarsi a realtà locali e che funzionavano in modo efficiente fino a quando il governo israeliano non ne ha bloccato i rifornimenti e impedito la distribuzione non fornendo delle vie sicure ai camion.

Persone in attesa in una delle poche cucine comunitarie ancora attive nel nord della Striscia (AP Photo/Abdel Kareem Hana)
L’esercito ritiene invece che Hamas si impossessasse di parte degli aiuti destinati a organizzazioni minori, come testimoniato anche da alcuni documenti ritrovati in una sede di Hamas a Gaza, che però non parlano dei rifornimenti delle Nazioni Unite. Secondo le fonti del New York Times rappresentanti dell’esercito avrebbero presentato i risultati di questa inchiesta al governo israeliano, che non li avrebbe considerati.
Venerdì era stata resa pubblica dall’agenzia Reuters un’indagine interna condotta dall’Agenzia per lo Sviluppo Internazionale degli Stati Uniti (USAID), che da febbraio l’amministrazione di Donald Trump ha quasi completamente smantellato. Arriva a conclusioni analoghe.
Sono stati analizzati 156 casi in cui i carichi statunitensi sono stati rubati o non sono arrivati a destinazione: in 44 casi si parla di una responsabilità «diretta o indiretta» dell’esercito israeliano (bombardamenti, blocchi), negli altri non è stato possibile trovare prove che i furti fossero opera di Hamas. Questo non esclude che in alcuni casi ci sia stato l’intervento del gruppo radicale militare, ma le responsabilità non sono appunto provate. Il governo statunitense ha respinto i risultati della ricerca definendo “inaffidabile” la dirigenza di USAID.

Pacchi di beni di prima necessità al varco di Kerem Shalom (AP Photo/Ohad Zwigenberg)
Di fronte alla crescente pressione internazionale per la gravissima situazione di Gaza, venerdì Israele ha annunciato che autorizzerà la distribuzione per via aerea di cibo e altri beni di prima necessità, che potranno quindi essere paracadutati da Egitto, Emirati Arabi Uniti e Giordania. Il direttore dell’UNRWA Philippe Lazzarini ha detto che i lanci aerei non saranno sufficienti, che sono «costosi e inefficienti» e possono diventare pericolosi. Nel 2024 un carico di aiuti aveva ucciso cinque persone perché non si era aperto uno dei suoi paracadute. Lazzarini ha chiesto invece che venga «sbloccato l’assedio» e che sia permesso l’ingresso di seimila camion fermi in Giordania e in Egitto.



