Anche la Repubblica Democratica del Congo investe nel calcio
Di recente ha fatto un accordo con il Milan, ma c'entrano molto le attività del governo italiano e i rapporti del paese con il Ruanda
di Valerio Moggia

A fine giugno il Milan ha ufficializzato un accordo commerciale con il ministero del Turismo della Repubblica Democratica del Congo presentandolo come un progetto in linea «con gli obiettivi del Piano Mattei per l’Africa» e come parte di «una piattaforma internazionale volta a supportare lo sviluppo socioeconomico della nazione africana». L’accordo prevede una cooperazione commerciale legata a imprese e turismo, così come aspetti umanitari.
Non è la prima volta che la Repubblica Democratica del Congo fa accordi di questo tipo. Sono sponsorizzazioni che mirano a consolidare i rapporti diplomatici ed economici con l’Europa, ma anche a dare maggiore visibilità internazionale al paese. Quest’ultimo aspetto rientra nel più ampio contesto di tensioni e conflitti con il vicino Ruanda, che da diversi anni fa accordi simili con importanti squadre europee. Le tensioni riguardano la contesa regione di confine del Kivu, in cui si trovano alcuni dei luoghi al centro delle strategie turistiche del Congo, oltre a numerose risorse minerarie.
L’Economist ha scritto che il coinvolgimento del Milan è legato a «stretti rapporti» del club con le autorità politiche italiane. Il riferimento è probabilmente al presidente del Milan Paolo Scaroni, che tra il 2005 e il 2014 è stato amministratore delegato dell’ENI, una società energetica molto presente in Africa e il cui principale azionista è il ministero dell’Economia. Dal 2023 Scaroni è anche presidente dell’ENEL, un’altra società controllata dal ministero dell’Economia, che attraverso la sua Fondazione gestisce diversi progetti connessi al Piano Mattei, un’iniziativa di cooperazione con i paesi africani promossa dal governo di Giorgia Meloni a partire dal 2024, che riguarda diversi paesi del continente e, tra le altre cose, anche lo sport.
Come spesso succede quando c’è di mezzo un intero stato, quello tra Milan e Congo è un accordo che va oltre la semplice sponsorizzazione sportiva.
Il Corriere della Sera ha scritto che l’accordo tra il Milan e la Repubblica Democratica del Congo è stato possibile anche grazie al ministro degli Esteri Antonio Tajani, all’ambasciatore Dino Sorrentino e al capo di Gabinetto Francesco Genuardi. Il ruolo del governo italiano è stato dunque centrale nella trattativa.
Scaroni ha spiegato che il progetto coinvolgerà «una serie di azioni a beneficio delle comunità locali» e la creazione di una scuola e di una Academy del Milan (un’accademia calcistica giovanile) in Congo. A queste iniziative collaborerà anche l’associazione Mama Sofia, creata da Zakia Seddiki, moglie dell’ambasciatore italiano Luca Attanasio, ucciso nel 2021 durante un attacco armato in Congo.
Per quanto riguarda invece la parte economica, il Milan si è limitato a spiegare che «l’accordo favorirà l’attrazione di nuovi investimenti e la creazione di opportunità di business con stakeholder italiani e internazionali» e che il ministero del Turismo congolese sarà «nuovo Premium Partner e Official Tourism Destination Partner». Il logo “DRC” della Repubblica Democratica del Congo si vedrà, tra le altre cose, nello stadio e sullo sfondo delle conferenza stampa, ma non sulle magliette.
Le cifre dell’accordo non sono state rese note e l’Economist ha scritto, citando Simon Chadwick, ricercatore alla Emlyon Business School che «il Milan probabilmente non riceverà molti soldi», anche perché il budget annuale del ministero del Turismo congolese è di circa 15 milioni di euro, mentre il Milan ha ricavi annuali di circa 450 milioni di euro.
Un accordo di questo tipo sembrava essere già stato raggiunto nell’autunno del 2024. A fine settembre il Corriere della Sera aveva scritto che la sponsorizzazione era in fase di definizione, anticipando molti dei dettagli confermati solo nei giorni scorsi. Un mese dopo, era stato il ministero del Turismo congolese a ufficializzare l’accordo. Non era però arrivato nessun tipo di conferma da parte del Milan: sembra che a ritardarlo siano stati dissidi interni al governo congolese, relativi soprattutto alla scelta della squadra da sponsorizzare.
Nel frattempo, oltre all’accordo col Milan ne è stato fatto uno con il Monaco, squadra del principato di Monaco che gioca nella Ligue 1, la prima divisione francese, e uno da 40 milioni di euro con il Barcellona.
C’è poi il Ruanda, che ha iniziato a fare qualcosa di molto simile già dal 2018, pagando per mettere la scritta “Visit Rwanda” sulle maglie di squadre come Arsenal, Paris Saint-Germain, Bayern Monaco e, dallo scorso aprile, Atlético Madrid. La strategia congolese non è solo ispirata da quella ruandese: ne è una reazione, motivata dal fatto che i due paesi sono da tempo in pessimi rapporti diplomatici, come detto.

Lo sponsor Visit Rwanda sulla maglia dell’Arsenal nel 2018 (Matthew Ashton – AMA/Getty Images)
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La regione di confine tra Ruanda e Repubblica Democratica del Congo, il Kivu (diviso in Kivu Nord e Kivu Sud), è in guerra civile sostanzialmente dal 2004, e il governo congolese accusa quello ruandese di finanziare la milizia ribelle M23. A giugno il governo ruandese e quello congolese hanno firmato un peculiare accordo di pace e il 19 luglio il Congo e la milizia M23 hanno firmato un accordo preliminare per mettere fine alle ostilità, ma la situazione resta molto precaria.
In questo contesto il calcio è diventato un terreno di scontro parallelo rispetto a quello militare, ampliando le possibilità della diplomazia tra i due paesi. Lo scorso febbraio la ministra degli Esteri congolese Thérèse Kayikwamba Wagner aveva chiesto ufficialmente ad Arsenal, Paris Saint-Germain e Bayern Monaco di interrompere le proprie relazioni commerciali con il Ruanda, mettendo in luce il collegamento diretto tra le sponsorizzazioni sportive e la guerra nel Kivu. Al momento, però, nessuna delle tre società ha sospeso la collaborazione.
I due paesi sono peraltro tra i più poveri al mondo: il Ruanda è 159esimo per PIL pro capite, la Repubblica Democratica del Congo è al 179esimo posto, con un PIL pro capite pari a circa 550 euro (quello italiano è di oltre 36mila euro). Ciononostante il Ruanda sta investendo parecchio nello sport in generale, tentando di ripulire all’estero la sua immagine di paese autoritario: a fine anno organizzerà i Mondiali di ciclismo, e sta cercando di riportare in Africa un Gran Premio di Formula 1.
Come ha scritto l’Economist, difficilmente gli accordi del governo congolese con Milan, Monaco e Barcellona avranno un reale impatto sul turismo nel paese africano (mentre in Ruanda – ovviamente anche a causa di altri fattori – i turisti sono più che quintuplicati negli ultimi vent’anni).
Lo stesso ministero degli Esteri italiano, sebbene coinvolto direttamente nella firma dell’accordo tra il Milan e il Congo, sconsiglia ai cittadini italiani di viaggiare verso il paese africano. Sul portale Viaggiare Sicuri, gestito dalla Farnesina, si legge infatti: «In ragione del deterioramento della situazione di sicurezza, si invitano i connazionali a rimandare i viaggi verso il Paese e si raccomanda a coloro già presenti di valutare di programmare il proprio rientro in Italia con i mezzi commerciali disponibili».
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